Pubblichiamo il contributo dell'Ing. Franco Pozzati, in riferimento alla proposta inviata al Presidente del Consiglio dei Ministri del Governo italiano Prof. Mario Draghi, alla quale hanno aderito e continuano ad aderire Cittadini di ogni parte d'Italia.
il recovery fund europeo
deve servire al recupero e alla manutenzione dei beni
di Franco Pozzati
Un
folto gruppo di autorevoli intellettuali, studiosi, ambientalisti e magistrati
ha indirizzato al Governo italiano, ai partiti e all’Unione Europea una
petizione per chiedere il varo di un PIANO PLURIENNALE DI MANUTENZIONE E
RECUPERO DEI BENI PUBBLICI E DEI BENI AMBIENTALI, NATURALISTICI E CULTURALI,
da finanziare proprio con le risorse finanziarie dell’Europa, prevedendo
agevolazioni fiscali, anche sotto forma di incentivi, a beneficio dei
proprietari e dei gestori dei beni stessi.
Il
Governo italiano ha ammesso a tali benefici le opere stradali, nell’ambito
della Missione: Infrastrutture per una mobilità sostenibile.
Sulla
base della mia esperienza ultra quarantennale, nell’ambito della progettazione
e direzione di opere pubbliche, ritengo senz’altro positivo il provvedimento
adottato, ma lo stesso dovrebbe essere esteso anche ad altre categorie di
opere.
Sono
pertanto qui a segnalare e a sensibilizzare tutte le persone in indirizzo anche
al problema della “bonifica” dall’amianto e a quello della “stabilità” degli
edifici scolastici.
Nonostante
siano ormai trascorsi quasi trenta anni dalla Legge n° 257/1992, che ha messo
al bando tutti i prodotti contenenti amianto, la quantità di “eternit” ancora
presente nel territorio, sulle coperture e all’interno di edifici, sia privati
che pubblici, è assai rilevante.
Il
problema si presenta particolarmente grave per gli edifici produttivi ed per
quelli residenziali pubblici.
A
tale proposito, sembra che taluni edifici pubblici non possano attingere ai
fondi che, seppure modesti, già esistono in base alla legislazione vigente.
Gli
interventi, che più spesso vengono effettuati, sono quelli che prevedono
l’”incapsulamento” degli elementi di amianto, perché sono più economici.
D’altro canto, questa è una soluzione che ha una efficacia limitata nel tempo e
non risolve il problema della presenza dell’amianto nell’ambiente, come
diversamente sarebbe con la asportazione del materiale e la bonifica del sito.
La
stessa cosa vale per le reti di distribuzione degli acquedotti. In questo caso,
più difficilmente le fibre si possono disperdere nell’ambiente, perché le
tubazioni stesse sono generalmente interrate.
Per
di più, lo scorrere dell’acqua all’interno delle condotte determina, con il
passare del tempo, la formazione di una “pellicola” che limita sensibilmente il
distacco delle fibre.
Ma
quando si impongono interventi urgenti di riparazione delle tubazioni?
L’intervento
di riparazione è normalmente semplice sotto l’aspetto tecnico, ma diventa assai
complicato per il pericolo della dispersione di fibre, soprattutto in
conseguenza delle operazioni di taglio e rimozione delle parti lesionate.
Ciò
considerato, risulta quanto mai auspicabile che venga previsto un intervento,
esteso a tutto il territorio nazionale, che contempli la rimozione definitiva e
completa dell’amianto ancora presente.
Tale
intervento avrebbe sicuramente un forte impatto positivo sia sulla salute dei
cittadini, sul risparmio di una risorsa preziosa qual’é l’acqua e, in
definitiva, sull’ambiente.
E’
a tutti noto che le reti acquedottistiche delle nostre città sono soggette ad
ingenti perdite.
Un
altro problema, fortemente sentito dai cittadini, è quello della sicurezza
degli edifici, in generale, e di quelli scolastici, in particolare.
Il
territorio dell’Italia è tutto soggetto a rischio sismico e gran parte di esso
presenta una pericolosità elevata.
L’elenco
dei terremoti in Italia annovera una lunga serie di eventi disastrosi.
Eppure
le prime “norme tecniche”, emanate allo scopo specifico di contenere i danni
causati dai terremoti, risalgono a prima dell’Unità d’Italia.
Evidentemente
le sole norme non bastano per affrontare il problema della messa in sicurezza
degli edifici, se ancora oggi sono tantissimi quelli che soffrono di carenze di
stabilità.
Le
norme vengono spesso “aggirate” e ciò vuole dire che manca, principalmente, una
adeguata sensibilità da parte della Collettività; sussiste invece una cronica
carenza di risorse economiche.
Sicuramente
le difficoltà da affrontare per mettere in sicurezza un costruito molto
vecchio, come quello italiano, sono tantissime.
Ma
ci sono edifici le cui strutture non possono più aspettare!
Ne
vale della nostra vita e di quella dei nostri figli e nipoti.
Penso
a tanti edifici scolastici che ancora non dispongono di un effettivo e serio
adeguamento sismico.
La
soluzione del problema e senz’altro laboriosa, onerosa e lunga nel tempo, ma
anche in questo caso, il ritorno, in termini economici, di sicurezza e di
benessere collettivo, è senz’altro garantito dalla riduzione del numero delle
vittime e dei danni futuri.
Occorre
uno sforzo iniziale consistente perché almeno tutti gli edifici scolastici
possano essere adeguati alle Norme Tecniche (NTC2018), attraverso una attenta e
serrata programmazione
Entrambi
gli interventi, qui auspicati, avrebbero significative ripercussioni sulla
attesa ripresa economica del paese, per l’impego delle risorse imprenditoriali
e lavorative presenti e diffuse sul territorio, coinvolgendo molti giovani
nella fase di programmazione, di progettazione e realizzazione.
Ciò
si può fare solo con i soldi messi a disposizione dall’Europa con il Recovery
Fund.
Se non ora, quando mai si potrà fare!!!
Franco Pozzati
Laureato in Ingegneria Civile Trasporti nel 1972, presso
l’Università degli Studi di Padova, si è quindi iscritto all’Ordine
Professionale degli Ingegneri della Provincia di Rovigo.
Nel 1974 ha iniziato l’attività professionale di ingegnere,
tutt’ora in corso, sviluppando numerose esperienze, soprattutto nel campo della
progettazione, della direzione e del collaudo di opere pubbliche.
È stato commissario in vari concorsi di progettazione, a livello internazionale e locale.
Ha partecipato in qualità di relatore a numerose conferenze e a
corsi di specializzazione, riguardanti in generale l’Ingegneria e l’evoluzione
del territorio del Polesine.
Si è interessato a lungo del fenomeno della subsidenza nell’Alto Adriatico, con particolare riguardo al Polesine e al Ravennate; ha collaborato a misurazioni, livellazioni e verifiche del processo di abbassamento del suolo, fin dal 1975.
Recentemente, si sta occupando del fenomeno della intrusione
salina, alla foce dei fiumi Po e Adige.
Ha
assunto, tra l’altro, gli incarichi di:
- Componente del Comitato Nazionale dei Delegati
della Cassa di Previdenza e Assistenza per gli Ingegneri ed Architetti - Roma
(2005–2015);
- Componente del Direttivo del “Centro Studi Urbanistici del Veneto” – Venezia, dal 1994 a tutto oggi. Nell’ambito della attività del Centro Studi, ha effettuato numerosi viaggi all’estero, a scopo scientifico e culturale: Iran, Turchia, Libia, Perù, Argentina, Egitto, India, Yemen, Armenia, Vietnam, Cambogia, Kasakistan e Etiopia.
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