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mercoledì 14 aprile 2021

Il contributo della Dott.ssa Chiara Ceschi: "Conoscere per conservare: un itinerario virtuoso nel patrimonio storico-artistico"

Conoscere per conservare: un itinerario virtuoso nel patrimonio storico-artistico

di Chiara Ceschi

Conoscere per conservare: un motto di cui si erano appropriati gli operatori dei Beni Culturali nei primi anni ’80 quando, soprattutto i giovani storici dell’arte venivano inviati a catalogare, senza distinzione di tipologie, gli arredi degli edifici sacri in città e nel territorio. La campagna di catalogazione progettata dalla Soprintendenza poteva talora portare all’allestimento di una mostra e alla pubblicazione di un catalogo scientifico, coinvolgendo le amministrazioni e gli studiosi locali. Era la situazione ideale per presentare la storia del luogo attraverso le opere d’arte e i manufatti artigianali, attenuando il distacco che solitamente esisteva tra lo specialista e il cittadino, di cui ora si sollecitava uno sguardo nuovo e consapevole.

In alcuni casi si è innescato un circolo virtuoso: nel paese di Battaglia Terme, nel Padovano, la catalogazione delle opere della chiesa settecentesca di San Giacomo, sfociata in una mostra e nel relativo catalogo nel 1982, ebbe come conseguenza finale l’adozione della chiesa da parte del locale Centro per la Ricerca e la Documentazione storica: il forte impegno a finanziare interventi di conservazione e di restauro dell’edificio e del ciclo di dipinti, iniziato nel 1988, è giunto sino al 2017. Appare evidente che, in questa occasione, venne da tutti compresa l’importanza della ricerca e dello studio propedeutici all’azione del conservare, azione che doveva essere costante e programmata; una conoscenza “restituita” in tempo reale e in loco ai cittadini, resi consapevoli che non esiste l’opera d’arte “minore” considerata in rapporto al “capolavoro”. La storia artistica del paese si veniva configurando come un intreccio di tanti tasselli, ognuno indispensabile e unico, come i fili di un tessuto di cui erano i testimoni e custodi.

L’azione di tutela del Bene Culturale deve necessariamente considerare in primis questo aspetto di “realtà diffusa”: quando si opera sul territorio costruendo una rete efficace tra istituzioni pubbliche e private, coinvolgendo i cittadini nella conoscenza e nella conservazione del bene comune, si raggiungono più obiettivi, e più duraturi. La caratteristica del patrimonio culturale italiano è proprio l’amplissima gamma di tipologie delle opere presenti capillarmente nelle città come nei piccoli centri altrettanto ricchi di storia, in parallelo, ci sembra, con l’alto grado di biodiversità che offre l’ambiente naturale della penisola.

Conoscere per conservare, uno slogan ripreso di recente dopo un lungo periodo di silenzio; lo testimoniano anche le numerose pubblicazioni sull’edilizia storica e le relazioni sui restauri condotti in ogni campo negli ultimi 10-15 anni: danno conto di una maggiore consapevolezza della fragilità del nostro patrimonio storico-artistico e della necessità impellente di seguire la filosofia della manutenzione costante e programmata, della prevenzione.

Si impone una sinergia tra enti di ricerca, istituzioni, aziende private per monitorare e intervenire nell’immediato e con soluzioni a basso costo, proprio perché i problemi sono ancora ridotti; molto spesso il restauro, programmato in caso di ormai forte problematicità e con spese ingenti, ha dei risultati limitati in rapporto alla reale tutela del bene. Senza considerare, infine, l’enorme indotto che la prassi della manutenzione costante genererebbe in ogni ambito, creando lavoro a maestranze sempre di un certo livello, ultime eredi della ricca tradizione artigianale italiana.

Nello stesso arco cronologico si possono citare lodevoli iniziative a livello pubblico, come la costituzione nel 2001 dell’Istituto per la Conservazione e la Valorizzazione del Bene Culturale (ICVBC) del CNR che offre anche servizi di monitoraggio e diagnostica del patrimonio edilizio o l’accordo recentissimo tra il Mibact e l’Anas per la figura dell’archeologo di cantiere, pronto a intervenire al momento sulle strade interessate da lavori. Ma sono iniziative che non appartengono a una strategia unitaria e fanno caso a sé. Si sente la mancanza di una struttura organizzativa e operativa, di una progettazione di intervento ad ampio raggio, pluridecennale, la sola che renderebbe possibile ottenere risultati significativi e duraturi nell’azione di tutela.

Nel settore dei Beni Culturali si è sempre registrata una cronica carenza di risorse e di organici, aggravatasi negli ultimi anni al punto da mettere ora in pericolo l’azione di tutela di un patrimonio già fortemente stravolto.

Ora le risorse ci sono.

Occorre quindi riprogrammare la formazione di personale qualificato nei vari ambiti e il loro continuo aggiornamento, all’interno di un quadro di assunzioni strutturate e non di carattere emergenziale come prevede l’ultimo bando del Mibact (Avviso di selezione del 29 dicembre 2020). Un intervento che aumenterà la platea dei precari che operano nel Ministero e che ignora la mozione approvata dal Senato il 22 luglio 2020 che impegnava il Governo “a varare nel triennio 2020-2022 un efficace piano di assunzioni per compensare la vacanza organica del MIBACT”. Un intervento che penalizza le giovani generazioni poiché il bando richiede esperienze comprovate di 10/15 anni all’interno di un contratto di collaborazione inferiore ai 12 mesi.

Nel prossimo futuro, nel campo della MANUTENZIONE E CONSERVAZIONE del nostro ricchissimo patrimonio, vorremmo sentir parlare e agire una “visione strategica nazionale” e non più una “logica dell’emergenza” (Corte dei Conti, 22 dicembre 2020).

Chiara Ceschi

Ha conseguito la Laurea in Lettere moderne presso l’Università di Padova discutendo la tesi in storia dell’arte moderna Opere pittoriche del monastero di S. Maria di Praglia, relatore il prof. Rodolfo Pallucchini. Ricercatrice storica dell’arte presso l’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini di Venezia, dal 1981 al 2019; cultore della materia per l’insegnamento di Museografia presso l’Università di Padova e per l’insegnamento di Storia della critica d’arte presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia.

L’interesse per la storia del territorio e la tutela del patrimonio storico-artistico si esplica con l’attività di catalogazione di opere d’arte (OA) per la Soprintendenza del Veneto e per il Centro Regionale di catalogazione e di restauro a Villa Manin di Passariano; la partecipazione all’attività di Italia Nostra, dall’esperienza sul campo in Friuli in seguito al terremoto del 1976 ad oggi; le pubblicazioni dedicate alla divulgazione di taglio scientifico (Monselice e le architetture di prestigio in età rinascimentale, 1985; Chiese, conventi e monasteri: una rassegna del patrimonio artistico tra Settecento e Ottocento, 1994; Il collezionismo di opere emiliane nel Veneto, 1999; Sfondi di città e di paesaggio, 2003; Cittadella città murata, 2007; Santa Maria Assunta di Praglia: storia arte vita di un’abbazia benedettina, 2013).


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