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VALORIZZARE DIFENDERE SALVAGUARDARE LA VAL DI SIEVE
EVENTI 2
- LABORATORIO RIUSO E RIPARAZIONE A LONDA
CALENDARIO
venerdì 15 novembre 2024
INCENERITORI: NON NE PARLIAMO PIU'
giovedì 14 novembre 2024
COALIZI0NE TESS: LETTERA APERTA AL PRESIDENTE GIANI PER BLOCCARE I LAVORI DELL’IMPIANTO EOLICO MONTE GIOGO
DAL SITO DI ITALIA NOSTRA: https://italianostrafirenze.wordpress.com/wp-content/uploads/2024/11/lettera-aperta-alla-presidenza-regione-toscana_9novembre24.pdf
Pubblichiamo la lettera che la coalizione TESS ( Transizione Energetica Senza Speculazione) di cui fa parte anche Italia Nostra Firenze, ha inviato al Presidente Giani, in merito all'impianto eolico industriale del Monte Giogo di Villore.
"Con la presente si chiede l’immediata sospensione dei lavori per l’impianto industriale eolico sul
crinale Monte Giogo di Villore-Corella, a causa di criticità palesi e sempre più rischiose per
l’ambiente, il territorio e le persone che lo abitano. Questa lettera ha lo scopo di togliere ogni alibi alle Istituzioni, e alle persone che le rappresentano, perché non dicano un giorno: Noi non sapevamo. Di fronte ai sempre più numerosi disastri idrogeologici, spesso provocati da scriteriati interventi umani, c’è bisogno di assunzione di responsabilità. Riteniamo che la politica non debba dare l’impressione di essere incaricata solo di sottoscrivere a occhi chiusi decisioni prese altrove".( leggi Tutto).
martedì 18 giugno 2024
LIPU: La Nature Restoration Law è stata approvata. Lipu: "Speranza concreta per la natura e il futuro dell'Europa"
Il Regolamento approvato è un programma senza precedenti: ora al lavoro per la grande impresa di attuazionefonte video qui
"Rammarica la posizione contraria dell'Italia, ma i governi sono più piccoli del disegno ecologico che dobbiamo realizzare. Ora al lavoro per la grande impresa di attuazione".
"Un giorno eccezionale per la natura, le istituzioni e i cittadini europei. La Nature Restoration Law è un provvedimento che può davvero cambiare il futuro".
Lo dichiara la Lipu-BirdLife Italia al termine della seduta di oggi del Consiglio ambientale dell'Ue che ha definitivamente approvato la legge europea (o regolamento) per il ripristino della natura.
Quando tutto sembrava compromesso a causa della sopraggiunta opposizione dell'Ungheria, i ministri dell'Ambiente dell'Unione europea si sono espressi a favore della Restoration Law garantendo la maggioranza qualificata necessaria all'approvazione definitiva del regolamento per il ripristino degli habitat del territorio europeo. 20 i voti a favore, un astenuto e 6 voti contro, tra cui l'Italia, che ha purtroppo confermato la sua opposizione alla legge nonostante le modifiche di compromesso adottate. Si è dunque chiuso il lunghissimo iter legislativo, passato da due voti in Parlamento e dagli accordi del Trilogo (il consesso che mette assieme la Commissione europea, il Parlamento europeo e il Consiglio dell'Ue), che hanno dato al regolamento la sua forma definitiva.
La nuova legge prevede il ripristino di almeno il 30% degli habitat europei minacciati entro il 2030, di almeno il 60% entro il 2040 e di almeno il 90% entro il 2050. Le opere previste dal regolamento riguarderanno zone umide, fiumi, coste, mare, praterie, boschi, ambienti agricoli, verde urbano, con un programma di ripristino della natura europea tanto imponente quanto necessario.
“Siamo di fronte a un evento davvero senza precedenti per l'opera di conservazione della biodiversità europea - dichiara Alessandro Polinori, presidente della Lipu-BirdLife Italia - che apre un orizzonte di speranza concreta per la natura, il clima, il benessere delle società umane. Il ringraziamento della Lipu va ai suoi attivisti, a BirdLife International, alle istituzioni europee che hanno lavorato intensamente, ai milioni di cittadini italiani ed europei che hanno sostenuto questa azione e a tutte le associazioni ambientaliste, la cui prova di forza e intelligenza è stata decisiva anche grazie alla campagna #RestoreNature #WeAreNature.
“Questo è un giorno davvero eccezionale per la biodiversità – conclude il presidente della Lipu - Ora al lavoro per dare attuazione alla legge e nuova speranza alla natura”
venerdì 14 giugno 2024
ITALIA NOSTRA FIRENZE sul procedimento di VIA della SS67 Lotto 2A e 2B condivide le osservazioni di Vivere in Valdisieve
Il Presidente di ITALIA NOSTRA APS sezione di Firenze LEONARDO ROMBAI, che hanno condiviso le Osservazioni dell'Associazione "Vivere in Valdisieve".
martedì 4 giugno 2024
OSSERVAZIONI procedimento VIA E VINCA sul progetto SS 67 “Tosco Romagnola” per i lavori di adeguamento del tratto tra la località S. Francesco in Comune di Pelago e l’abitato di Dicomano. Variante di Rufina (FI). Lotto 2A - 2B.
Riportiamo l'informativa di Associazione "Vivere in Valdsieve" che ci è arrivata tramite MAIL
Abbiamo inviato Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica Direzione Generale Valutazioni Ambientali le OSSERVAZIONI relative al progetto SS 67 “Tosco Romagnola” per i lavori di adeguamento del tratto tra la località S. Francesco in Comune di Pelago e l’abitato di Dicomano. Variante di Rufina (FI). Lotto 2A - 2B (che come volevasi dimostrare, sono inerenti solo al tratto di Montebonello, tutto il resto del progetto da Stentatoio a Dicomano, non è stato considerato).
CHIUNQUE volesse farle proprie, può inoltrare il pdf (scaricandolo QUI) tramite PEC: va@pec.mite.gov.it oppure con SPID o CIE accedendo da questo portale, cliccando QUI. (l'oggetto lo trovate in basso).
ENTRO IL 14 GIUGNO 2024
Oppure tramite
FAX (+39) 0657223040
POSTA via Cristoforo Colombo 44, 00147 Romagiovedì 11 aprile 2024
Considerazioni ulteriori in vista della 3° Conferenza dei Servizi per realizzazione e esercizio di un impianto di produzione di biometano da Forsu, in località Selvapiana
Ingombro del biodigestore. Manca tutto il resto nell'area sotto ferrovia (a dx) che non viene riportato eche sarà riempito con le attività spostate dall'attuale sede. |
Queste le nostre considerazioni finali per la 3° conferenza dei servizi che si terrà domani 12 aprile 2024.
All'interno troverete i link anche delle precedenti OSSERVAZIONI durante l'Iter di Assoggettabilità alla VIA e durante l'attuale percorso di Autorizzaizone Unica Ambientale (AUA).
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- Visto che l’impianto in questione pur essendo entrato a far parte del nuovo Piano dei Rifiuti della Regione Toscana (PREC), grazie all’Avviso pubblico esplorativo per la manifestazione di interesse alla realizzazione di impianti di recupero e riciclo di rifiuti urbani e derivati dal trattamento degli urbani, comunque “non comporta l’instaurazione di posizioni giuridiche od obblighi negoziali, né costituisce requisito preferenziale ai fini della realizzazione e dell’esercizio degli impianti stessi, per i quali dovranno essere acquisite tutte le specifiche e necessarie autorizzazioni. Pertanto, tenuto conto di quanto sopra, la ricognizione svolta non costituisce requisito per la realizzabilità degli impianti.” (All. 2 Prec – pag 74). PREC (che ad oggi è stato adottato con delibera del Consiglio regionale n. 68 del 27 settembre 2023, ma ancora da approvare);
- Visto che ALIA, a cui sono state cedute tutte le quote sociali pubbliche all’interno di AER Spa (che ora è per il 90% di ALIA e per il 10% privato), ha già i suoi impianti di riferimento tra cui appunto l’impianto di Montespertoli da 160.000 T/a tra Forsu e verde, oltre a quello di Case Passerini per circa 50.000 T/a e a quello di compostaggio di Faltona, Borgo San Lorenzo, per 35.000 T/a. Che insieme hanno una capacità, tra organico e verde, di 245.000 t/a. a fronte di una produzione annuale di Ato Toscana centro di circa 210.150 t/a (dati Ispra 2022). Quindi più che sufficienti anche senza il biodigestore di Selvapiana.
- Anche gli altri Ato, Sud e Costa, vi sono già impianti con capacità superiore alla loro produzione rispetto agli ultimi dati del 2022 di Ispra. Al limite, soltanto Ato Sud, è un po’ indietro con la raccolta della Forsu e vedrà un aumento delle tonnellate raccolte, attivandosi come impone la legge (art. 182-ter del D.Lgs 152/2006). Resta il fatto che gli impianti a San Zeno sono ben forniti e che essendo comunque un territorio molto agricolo e montano, molto organico finisce già nelle compostiere domestiche o concimaie o in aziende agricole dotate di biocelle.
- Visto che il PREC prevede 2 scenari di produzione totale di Rifiuti Urbani (RU) nella Regione Toscana, uno inerziale (che segue la legislazione vigente) e uno programmatico (più ambizioso), e che per entrambi tali scenari si prevede un calo della produzione dei rifiuti, molto alto se valutato fino al 2035:“Scenario inerziale: ca. 2.233.000 t, pari a -2,1% rispetto al dato relativo all’annualità 2019; Scenario programmatico: ca. 2.170.000 t, pari a -4,9% rispetto al dato relativo all’annualità 2019. La contrazione della produzione risulta più marcata al 2035, in quanto si stima: Scenario Inerziale: ca. 2.198.000 t, pari a -3,6% rispetto al dato relativo all’annualità 2019; Scenario programmatico: ca. 2.041.000 t, pari a -10,5% rispetto al dato relativo all’annualità 2019”(Rel. Rifiuti Prec).
- Come si legge nel PREC, nel 2020 (anno di riferimento del PREC), gli impianti di COMPOSTAGGIO per trattare la Forsu e parte del verde, a livello regionale, erano 9 per una capacità totale di 387.000 t/a, ma di fatto ne hanno trattate solo 243.692 t/a (per vari motivi, come si evince a pag. 52 dell’All. 2 del Prec, in cui si legge anche che alcuni sono in fase di revamping, in parte già previsti e in corso di realizzazione – anche con aggiunta di linee). Più un Biodigestore a Monterotondo di capacità di 70.000 t/a. A questi impianti si andranno ad aggiungere tutti quelli, tra compostaggio e biodigestione anaerobica, ipotizzati nel Bando di manifestazione di interesse (ammesso che tutti attivino le procedure di valutazione e richiesta di autorizzazioni). E’ palese ipotizzare una sovraccapacità per la frazione organica, già oggi superiore alla produzione attuale.
- Infatti nel documento del PREC (All.2 quadro esclusivamente conoscitivo), si evidenzia “come la situazione (ndr. impiantistica per la Forsu) sia in progressivo sviluppo e siano recentemente state autorizzate modifiche impiantistiche e nuovi impianti, in alcuni casi gli stessi siano già in costruzione. In primo luogo, si ritiene opportuno segnalare la dinamicità che sta caratterizzando l’impiantistica per il recupero del rifiuto organico”;
- Visto che la raccolta differenziata in generale e quindi anche la FORSU, può liberamente circolare su tutto il territorio nazionale, ai sensi dell’art. 181, c. 5, del D.Lgs. 152/2006, e che può esserci comunque il rischio che i comuni che dovrebbero conferire a Rufina, nel tempo, possano orientarsi in altri impianti (se pur più lontani, ma semmai più economici – a meno che non si preveda di applicare a Selvapiana un costo al cancello talmente basso per assicurarsi i rifiuti, col rischio che i costi di gestione ricaschino di nuovo sulle bollette così come i costi per la costruzione. Infatti i costi per realizzare qualunque impianto, questo compreso, saranno ricaricati sulle bollette degli utenti). D’altra parte la cosa è già successa durante la storia dell’inceneritore di Selvapiana che perdendo una parte di rifiuti non era più economicamente sostenibile.
- Visto che i comuni ipotizzati da progetto di AER spa sono del Mugello (già servito da Alia), del Valdarno (già servito da Alia), del Casentino – AR- (già serviti da Aisa), non si capisce bene come potrebbero preferire portare l’organico a Selvapiana invece che negli impianti di competenza dei loro ATO (prezzi super bassi??).
- Visto che AER Spa è al termine della sua “salvaguardia”, con scadenza 2029, alla quale subentrerà poi ALIA. Che ribadiamo ha già oggi i suoi impianti.
- Visto che il sito di Selvapiana contribuisce ormai da oltre 50 anni (dagli anni 1970 in poi) alla gestione/trattamento dei rifiuti dell’area della Valdisieve, e non solo, prima attraverso l’inceneritore, quindi dalla discarica delle ceneri e scorie e dall’area denominata di “trasferenza” e anche dall’isola ecologica.
- Visto che sul sito di Selvapiana SUSSISTE, appunto, la DISCARICA delle ceneri e scorie (che prima di essere messe nella discarica, venivano appoggiate nelle vicinanze dell’argine del fiume Sieve, chi è passato di lì nei primi anni di lavoro dell’impianto si ricorda bene i cumuli di cenere);
- Visto che in questi ultimi mesi sono stati eseguiti dei lavori per dismettere e smantellare l’impianto, non solo le parti in ferro (ciminiera ecc.), ma anche il cubo di cemento che accoglieva forno, fossa e uffici (che stando ai documenti presentati da AER per l’assoggettabilità alla VIA, si evince che non conveniva buttarli giù sia da un punto di vista economico che per il rischio di inquinanti stante il fatto che per i primi anni di vita dell’impianto non essendoci filtri adatti, gli inquinanti potevano essere rimasti sulle pareti e quindi potevano essere stati sigillati sotto le varie verniciature durante i diversi lavori di ristrutturazione e messa a norma);
- Che ad oggi, è rimasto il piazzale da cui si accedeva al portellone della fossa, e sotto al piazzale ci sono dei nuovi spazi, in cemento armato (costruiti su un un‘ulteriore nuovo piazzale sempre in cemento armato), dove sono raccolti in modo suddiviso varie tipologie di rifiuti provenienti dalla RD o dal conferimento dei cittadini. E in adiacenza vi è (e rimarrà) la DISCARICA messa in sicurezza perenne. Anche se per il luogo in cui si trova, ovvero a lambire l’argine del fiume Sieve, e con i cambiamenti climatici a cui assistiamo ormai durante quasi tutto l’arco dell’anno, spesso sempre più violenti, quel perenne ci dà tuttavia da riflettere, perché se l’argine crollasse per qualche motivo, per una esondazione/piena anomala… non ci vogliamo nemmeno pensare – d’altra parte le casse di espansione di Scopeti, sembra con progetto già definitivo… siano ancora molto indietro dall’essere realizzate. Non solo, Il Presidente Giani, all’ultima alluvione di Campi (nov. 2023) dichiarò "Che nessun sindaco mi venga a presentare piani urbanistici dove questa mattina ho visto l'acqua". Piani urbanistici o meno, peccato non sia mai venuto a vedere le piene della Sieve avvenute in tutti questi anni, dove l’area dell’inceneritore era un sorvegliato speciale (ricordiamo che poco a valle ci sono anche le prese dell’acquedotto di Pontassieve e di San Francesco, regolarmente censiti).
- Visto che per questa area della Valdisieve, che sia AER a gestire o ALIA, un luogo adibito a stazione di trasferenza sarà comunque utile. Così come una Isola Ecologica. Infatti per ovviare a ciò, si andrà ad occupare ulteriore suolo anche dalla parte opposta dell’attuale sito (di fatto sotto la ferrovia). Saturando inverosimilmente detta area;
- Ricordato che il Protocollo d’Intesa approvato con delibera di Giunta regionale n. 412 del 07-04-2015 - Protocollo sottoscritto in data 23/04/2015, per il superamento dell’inceneritore (tra comuni, AER spa, la ex Aer srl, Regione Toscana e Ato) stabiliva che nel sito: “aree e strutture su cui insiste attualmente l'impianto, restano a servizio del ciclo dei rifiuti conservando l’attuale destinazione urbanistica conforme alla gestione dei servizi di igiene urbana secondo quanto verrà stabilito dalla pianificazione di ambito”. Cosa che non andrebbe affatto in contrasto se l’area rimanesse così come è ora con le attività di RD, isola ecologica, stazione di trasferimento;
- Che nel Regolamento Urbanistico (RU) vigente, del Comune di Rufina, si richiama il Piano Provinciale di gestione dei Rifiuti in cui si prevedeva il potenziamento con recupero energetico dell’impianto di Termovalorizzazione “I Cipressi” e il suo ampliamento per costituire il Polo Ambientale Tecnologico. Definizione di Polo tecnologico che però nel vecchio Piano Provinciale Ato 6 non esiste, in quanto si scrive semplicemente (tab. 21, pag. 69 : “previsto potenziamento dell’impianto di almeno 15.000.000 Kcal/h e realizzazione recupero energetico” (poi non realizzato).
- E’ del tutto evidente che la dicitura “Polo Ambientale Tecnologico” è frutto solo dei Piani del Comune di Rufina, tanto che il Piano Strutturale ci sembra ancora più eloquente del RU: Il Piano Strutturale conferma inoltre la realizzazione del nuovo impianto comprensoriale per lo smaltimento fognario e prevede l’ampliamento ed il potenziamento dell’impianto per lo smaltimento dei Rifiuti Solidi Urbani (Polo Ambientale Tecnologico), secondo quanto previsto dal Piano Provinciale. (art. 20, lettera F)), andando a delimitare in parentesi Polo Ambientale Tecnologico (per racchiudere in 3 parole un concetto e dandogli anche qualcosa di “ambientale”);
- E’ bene ricordare tuttavia che gli strumenti di pianificazione del Comune di Rufina, comprese le previsioni, sono decadute in attesa dell’approvazione del nuovo Piano Strutturale Intercomunale (solo adottato) e del Piano Operativo (di cui è stata attivata la fase di partecipazione in questi giorni);
Detto questo,
al netto di tante altre argomentazioni più tecniche e
paesaggistiche sulle quali si sono già spesi i vari tecnici dei vari Enti e
sulle quali, in questo contesto, sorvoliamo, ricordando che comunque ci siamo
già espressi a riguardo con le nostre osservazioni e preoccupazioni, a cui
rimandiamo per la lettura (1-Osservazioni
VIA – 2-Osservazioni
AUA). Come unica eccezione alleghiamo un articolo di Mario Tozzi (su
La Stampa del 5 novembre 2023 – pag. 19: LIBERIAMO I FIUMI DAL CEMENTO), estremamente
chiaro e attuale, sui nuovi scenari che ci attendono da ora in poi visto il
cambiamento climatico in atto. Con precise previsioni e azioni da fare da
subito a titolo PREVENTIVO restituendo
alle aree golenali o di pertinenza fluviale che sia (compreso ove vi sia
Rischio idraulico ecc.), il loro ruolo di attenuazione dei danni.
Ci chiediamo veramente se questo impianto sia davvero necessario ai cittadini della Valdisieve, alle tante aziende agricole, agli agriturismi, a chi vive e lavora sul nostro territorio in settori ambientali e paesaggistici, a chi ci transita soltanto di passaggio o a chi transita per fare il pendolare e si troverà sempre più mezzi pesanti. Riflettiamo sul fatto che l’azienda attuale, ha ancora 5 anni di vita, e questo impianto avrà la durata di 20 anni (+20+20…..si sa come funzionano, poi, le proroghe).
VERAMENTE VOGLIAMO NUOVAMENTE
APPESANTIRE LA VALDISIEVE CON UNA STRUTTURA DI QUESTO TIPO CON LE PROBLEMATICHE
CHE NE POTREBBERO SCATURIRE?
CHIEDIAMO AGLI ENTI PREPOSTI DI NON AUTORIZZARE LA
COSTRUZIONE DEL BIODIGESTORE MA DI MANTENERE L’AREA COME SI TROVA ATTUALMENTE,
CON LE SUE ATTIVITA’ SEMPRE RELATIVE ALLA GESTIONE DEI RIFIUTI, DI NON
CONSUMARE ALTRO SUOLO.
VOLENDO, FATE PURE UNA ROTATORIA PER FACILITARE INGRESSO E USCITA DEI MEZZI, MA NIENTE ALTRO.
VI PROPONIAMO DI VENIRE A VEDERE IL SITO COME E’ ORA SENZA L’INVOLUCRO DELL’EX INCENERITORE, SENZA CIMINIERE, CON IL VERDE INTORNO, MAGARI DA VALORIZZARE ANCHE VISTO LA PROSSIMITA’ DEL FIUME SIEVE CON ACCESSO DALLA SPIAGGIA CHE SI E’ FORMATA UTILIZZATA DA PESCATORI, CANOISTI E FAUNA.
VI CHIEDIAMO DI RIPENSARE A QUESTO PROGETTO E DI NON AUTORIZZARLO.
Pontassieve, 11 Aprile 2024
Pratesi Catia
· L'articolo di Mario Tozzi su La Stampa del 5 novembre 2023 – pag. 19: LIBERIAMO I FIUMI DAL CEMENTO è qui: https://www.lastampa.it/cronaca/2023/11/05/news/liberiamo_i_fiumi_dal_cemento-13836275/
Lettera aperta inviata al Presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, all'Assessore all'Ambiente Monia Monni e a tutti i Gruppi consiliari sul pericolo dei PFAS nelle acque della Toscana insieme al Report di Greenpeace, a firma di molte Associazioni e comitati
martedì 12 dicembre 2023
VIDEOCONFERENZA: "DISASTRI IDROGEOLOGICI E CAMBIAMENTI CLIMATICI". Perchè l'entità dei disastri si è andata aggravando nel nostro paese?
GIOVEDI 30 NOVEMBRE 2023 SI E' SVOLTA LA CONFERENZA COME RIPORTATO SOTTO.
LA SI PUO' RIVEDERE REGISTRATA A QUESTO LINK: https://www.radioradicale.it/scheda/714571/disastri-idrogeologici-e-cambiamenti-climatici-perche-lentita-dei-disastri-si-e-andata
ore 18:00
"DISASTRI IDROGEOLOGICI E CAMBIAMENTI CLIMATICI"
Perchè l'entità dei disastri si è andata progressivamente ampliando ?
I cambiamenti climatici fanno vacillare le noste "certezze" sul nostro modello di sviluppo e di vita.
webinar tenuto da:
Climatologo e divulgatore scientifico
MICHELE MUNAFO'
Ricercatore ISPRA, esperto sul consumo di suolo.
GIOVANNI DAMIANI
Biologo, gia' direttore ANPA e presidente GUFI (Gruppo unitario foreste italiane)
PAOLO BERDINI
Urbanista
A cura di
ENRICO DEL VESCOVO
Consigliere nazionale di Italia Nostra e presidente della sezione Castelli Romani.
lunedì 8 maggio 2023
DAL BLOG DI GRIG: Alluvione e nuove dighe.
Fonte articolo: https://gruppodinterventogiuridicoweb.com/2023/05/07/alluvione-e-nuove-dighe/#more-34207
Non s’impara mai nulla in questo fantastico Bel Paese.
Una riflessione piuttosto amara sulla recente, ennesima, calamità innaturale rappresentata dall’alluvione in Emilia-Romagna di Sauro Turroni.
Quando finalmente cambieremo registro?
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
da Italia Libera, 5 maggio 2023
L’alluvione. I fiumi della Romagna straripano e Salvini propone nuove dighe. (Sauro Turroni)
L’alluvione che ha provocato devastazione e lutti in Romagna ripropone problemi antichi e ancora irrisolti. Servirebbero politiche efficaci e rigorose per la manutenzione dei corsi d’acqua, attuate da personale competente e preparato, servirebbero progetti e investimenti per riportare i fiumi in sicurezza, servirebbe personale di vigilanza che tenga sotto controllo argini e alvei. Il ministro dell’Infrastrutture Matteo Salvini, ma con lui anche gran parte dell’opposizione nazionale e locale, propone invece nuove dighe, senza nemmeno provare a interrogarsi su cosa serva davvero.
LA ROMAGNA È SOTT’ACQUA, le violente piogge cadute nelle ultime ore hanno provocato in molte zone lo straripamento del fiumi con le tragiche conseguenze che ben conosciamo: lutti, danni, devastazioni La natura ha leggi che non ammettono violazioni o sottovalutazioni, chi ci governa dovrebbe saperlo ma si continua imperterriti a ignorarlo. I cambiamenti climatici sono in atto e le popolazioni ne pagano le conseguenze che sono sempre più visibili: da anni ormai periodi di siccità e temperature sempre più elevate che inaridiscono le terre e compromettono i raccolti si alternano con fenomeni metereologici di intensità crescente che provocano frane e alluvioni. L’ennesimo rapporto dell’Ippc appena pubblicato avvisa i governanti e anche gli stessi cittadini che non c’è più tempo, che occorre cambiare da subito e radicalmente i modi con cui si alterano gli ultimi precari equilibri del clima. Ciò nonostante non solo si continua come prima, anzi con la scusa del riscaldamento globale, dell’urgenza, si salta ogni pianificazione e ogni valutazione ambientale per fare opere sbagliate e controproducenti.
Sembra che la natura abbia voluto darci un avvertimento, proprio nella zona più colpita che appare essere il ravennate, il luogo destinato per i prossimi decenni allo sviluppo dell’uso dei combustibili fossili, all’insediamento del rigassificatore, alla costruzione di una nuova ragnatela di tubi per il gas che da Ravenna si dirama ovunque, alle nuove trivellazioni, allo stoccaggio sia di Gas sia di Co2 nei pozzi e così via. Mentre l’Eni riunisce il proprio consiglio di amministrazione a a Ravenna e la fa da padrone e detta la linea, altre misure insensate vengono proposte o attuate, si dice per porre rimedio a ciò che sta accadendo: Salvini e gran parte della opposizione nazionale e locale, invece di accelerare i processi di rinaturalizzazione dei corsi d’acqua restituendo ai fiumi spazi sottratti dalle insensate urbanizzazioni del passato, invece di impiegare le risorse per delocalizzare insediamenti in posti sbagliati o pericolosi propongono all’unisono nuove dighe,
Mentre si continuano a piantare kiwi nelle campagne e ampliare le coltivazioni idroesigenti, si asfaltano e urbanizzano, impermeabilizzandoli, centinaia di ettari di territorio, a cominciare da Ravenna che ha visto in un paio d’anni raddoppiare l’urbanizzato costruito negli ultimi 60 anni lungo una costa sempre più erosa ed irrigidita. Mentre emerge la necessità di una pianificazione rigorosa, fondata sul rispetto degli elementi costitutivi del territorio e del paesaggio, si fanno leggi come quella urbanistica regionale che annullano la pianificazione stessa, sostituendola con accordi fra gli imprenditori e le amministrazioni pubbliche, dettati dagli interessi dei primi. Temiamo che l’attuale governo voglia cogliere ancora una volta l’occasione, con la scusa del disastro appena verificatosi, non solo per riproporre le opere sbagliate di sempre ma intenda mettere in campo ancora i commissari, per operare con dichiarazione di stato di emergenza, al di fuori di ogni regola o principio, per accontentare questa o quella lobby.
Servirebbero politiche efficaci e rigorose per la manutenzione dei corsi d’acqua, attuate da personale competente e preparato, servirebbero progetti e investimenti per riportare i fiumi in sicurezza, servirebbe personale di vigilanza che tenga sotto controllo argini e alvei. Ciò che davvero servirebbe non c’è però praticamente più, gli uffici sono sguarniti, i tecnici ridotti all’osso, le loro competenze frazionate lungo i confini provinciali secondo il più becero localismo, come se i corsi d’acqua non fossero un organismo unitario che come tale va governato, come se avesse senso praticamente azzerare la vigilanza lungo i fiumi. Lo spezzettamento delle competenze con la conseguente impossibilità di gestire adeguatamente i diversi fenomeni che si avvicendano, tra piene eccessive e siccità estreme trovano la loro più esemplare testimonianza costituita dall’affidamento alla Protezione civile regionale della gestione dei corsi d’acqua mentre le concessioni di derivazione dell’acqua dei fiumi sono affidate all’Arpa. Un quadro desolante! Tutti però pronti a dare la colpa alla eccezionalità dell’evento, a invocare lo stato d’emergenza, a chiedere poteri straordinari che, messo qualche costoso cerotto, lasceranno le cose come stanno. Tutto ciò, ovviamente, senza comprendere l’interdipendenza dei fenomeni e che la stessa urgenza di cambiare metodo impone comunque misure adeguate, diverse da quelle che ci hanno portato fin qui.
venerdì 3 febbraio 2023
ITALIA NOSTRA: “Caporetto dell'eolico italiano: aumenta il potenziale installato ma diminuisce la produzione”
FONTE ARTICOLO BLOG DI ITALIA NOSTRA
Grazie alle "semplificazioni" imposte dal governo Draghi (ovvero lo smantellamento del sistema di tutele ambientali e paesaggistiche faticosamente costruito in Italia nel corso di intere generazioni) per permettere di piantare pale ovunque, aumenta il potenziale eolico installato in Italia ma diminuisce la produzione. E il vento, come accaduto in dicembre al culmine della crisi energetica, non soffia quando serve.
Un paio di settimane fa l'Anev ("l'associazione nazionale energia del vento e di protezione ambientale che vede riunite circa 70 aziende che operano nel settore eolico") aveva diffuso presso i giornaloni (tutti apoditticamente favorevoli ad eolico e fotovoltaico) e presso la stampa specializzata (a cui gli eolici garantiscono un'imprescindibile raccolta pubblicitaria) una trionfale infografica sull'attività del settore nel 2022 (si veda la figura sotto).Il potenziale eolico installato in un anno è aumentato nel 2022 in misura superiore a quella degli anni precedenti grazie alle "semplificazioni" imposte dal governo Draghi (ovvero lo smantellamento del sistema di tutele ambientali e paesaggistiche faticosamente costruito in Italia nel corso di intere generazioni) per permettere di piantare pale ovunque. I nuovi aerogeneratori, che avrebbero dovuto anche assicurare un maggior rendimento grazie alle loro altezze sempre più ciclopiche, sono stati perciò piantati a tutti i costi, come preteso a gran voce dall'Anev e dai suoi corifei sui media, ma... Ma, come abbiamo appreso dal rapporto Terna di dicembre, nonostante il nuovo installato eolico (si veda a pag.14 del rapporto Terna) sia stato persino superiore (526 MW) a quello annunciato dall'Anev, la produzione dell'energia eolica non solo non è aumentata di almeno il 5% come ci si sarebbe dovuti attendere in proporzione, ma è diminuita (!) dell'1,8% (si veda nella tabella a pag. 5 del rapporto Terna, che abbiamo riproposto per comodità sotto il nostro titolo).
Le ore equivalenti alla produzione alla massima potenza teorica, perciò, sono scese a 1730 all'anno (20358 GWh prodotti secondo la Terna diviso 11764 MW installati secondo l'Anev). Un anno è composto da 8760 ore. L'indice di efficienza ingegneristica, di conseguenza, non è arrivato neppure al 20% (1730 / 8760 = 19,75%).
Niente da fare: il vento in Italia soffia poco, gli aerogeneratori si usurano più rapidamente del previsto e il poco vento che c'è, guarda un po', non soffia quando serve. Come nello scorso dicembre, quando il costo dell'elettricità alle stelle. Quando in dicembre l'elettricità non si trovava (si sono dovute persino rimettere in funzione le vecchie centrali a carbone già dismesse: la produzione elettrica da carbone lo scorso anno è aumentata in Italia del 61,4%!) Eolo è entrato in sciopero. La produzione eolica di dicembre è diminuita del 39,4% rispetto al dicembre 2021. Una Caporetto eolica.
Ma soprattutto una Caporetto per le tasche degli italiani, che dopo avere speso in pochi anni quasi 200 miliardi di euro per incentivare eolico e fotovoltaico, si sono resi conto che non si può fare a meno degli idrocarburi fossili per avere l'energia elettrica quando serve. L'extra spesa di utenti e contribuenti italiani nel solo 2022 per gas e luce, a causa degli errori della politica energetica europea e nazionale negli ultimi anni, è ammontata ad una cifra che complessivamente, in attesa dei dati ufficiali e definitivi, dovrebbe essere stata prossima ai 150 miliardi (un'apocalisse: 8 punti percentuali del PIL) rispetto ai costi sostenuti negli anni pre-crisi energetica. Ovvero negli anni in cui i 12 miliardi annui mediamente pagati dagli italiani per incentivi alle rinnovabili venivano occultati in bolletta senza che le bollette stesse aumentassero, in virtù della simultanea diminuzione del prezzo del gas sul mercato all'ingrosso garantito dai contratti a lungo termine, progressivamente abbandonati perchè diventati inutili in una prospettiva di "decarbonizzazione integrale" al 2050.
L'elettricità è diventata un lusso. Gli unici italiani felici sono i produttori di energia, non importa se fossile o rinnovabile, tra cui i nostri "amici" dell'Anev, ed i loro lacchè, che raccolgono le (grosse) briciole di questa immane torta. I politici, i tecnici, gli accademici ed i giornalisti che hanno creduto (meglio: finto di credere) di poter fare affidamento solo su vento e sole per produrre l'energia necessaria all'Italia ed hanno perciò trascurato gli investimenti nelle altre fonti (compreso l'idroelettrico) devono essere cacciati. Per quanto riguarda i politici si è già cominciato. Adesso iniziano ad apparire le prime crepe anche sui giornaloni.
Stamattina in edicola, sulla prima pagina del Messaggero, campeggiava il titolo "Chi pagherà il conto salato delle politiche sul clima". Fino a poche settimane fa un titolo del genere sarebbe stato impensabile, ed ancora più impensabili i contenuti (leggete tutto l'articolo di Paolo Balduzzi in linea):
"A volte viene da pensare che alcune chiacchiere al bar non siano poi così sbagliate: che, cioè, la percezione della realtà di chi fa politica ad alti livelli sia pari a quella di chi vive su un altro pianeta, dove pagare le bollette a fine mese non è mai motivo di preoccupazione".
I giornaloni si stanno rendendo conto del disastro che hanno contribuito a realizzare e cominciano a prendere le distanze?
L'anno prossimo ci saranno le elezioni europee.
Si spera di non rivedere mai più a Bruxelles gli apprendisti stregoni delle "rinnovabili" intermittenti, i principali responsabili del disastro energetico continentale. Sono in ballo non solo l'economia e il nostro benessere ma è in gioco anche la nostra stessa civiltà.
Alberto Cuppini