VALORIZZARE DIFENDERE SALVAGUARDARE LA VAL DI SIEVE
L' Associazione Valdisieve persegue le finalità di tutelare l'ambiente, il paesaggio, la salute, i beni culturali, il corretto assetto urbanistico, la qualità della vita e la preservazione dei luoghi da ogni forma d'inquinamento, nell'ambito territoriale dei comuni della Valdisieve e limitrofi.
EVENTI 2
LABORATORIO RIUSO E RIPARAZIONE A LONDA
Le attività e aperture del Laboratorio di Riparazione e Riuso di Londa
Città inasprisce divieto su uso materiale, al bando dal 2017
San Francisco dice addio ai bicchieroni usa e getta per caffè e tè caldi da portar via, e non solo. La città californiana inasprisce il divieto di utilizzo di contenitori in polistirolo, un tipo di plastica che a partire dal 2017 non potrà più essere utilizzato in città per contenitori e altri prodotti. La misura, approvata il mese scorso, riguarda la vendita al dettaglio di prodotti contenenti polistirolo (effettivo dal primo gennaio prossimo) e i contenitori di carne e pesce (in vigore dal primo luglio 2017). L'ordinanza rappresenta il divieto più ampio di contenitori in polistirolo tra quelli previsti nelle maggiori città e contee degli Stati Uniti, ed è una estensione del bando in vigore da una decina d'anni a San Francisco per le confezioni dei cibi take away. Il polistirolo ha dei vantaggi come materiale isolante e come ammortizzatore di urti, però si sbriciola facilmente ed è una delle maggiori fonti di inquinamento di mari e falde acquifere. Senza contare che è anche una delle sostanze inquinanti più lente a decomporsi nell'ambiente. Gli ambientalisti plaudono alla decisione, ma ci sono anche voci critiche. C'è chi lamenta che la legislazione non fa nulla per stoppare in città le consegne di prodotti, come la maggior parte di quelli comprati online, imballati nel polistirolo. O anche chi, come l'associazione California GoFoam citata dal Los Angeles Times, sostiene che bisognerebbe piuttosto insistere sul riciclo del polistirolo, perché molti commercianti non possono permettersi le alternative 'verdi' a questo materiale.
fonte: www.ansa.it
Pubblicato da RifiutiZeroUmbria CRU RZ a 07:30 https://rifiutizeroumbria.blogspot.it/2016/07/san-francisco-dice-addio-tazze-e.html
San Francisco mette al bando le bottiglie di plastica, un nuovo e importante passo per raggiungere l'obiettivo di rifiuti zero nel giro di 4 anni. Perché questa misura è così importante, molto più di una goccia nel mare.
La città di San Francisco, negli Stati Uniti, ha vietato la vendita di bottiglie di plastica negli edifici pubblici e nelle proprietà della città, come il comune. Ha anche attuato una campagna per incentivare l'uso da parte dei cittadini dell'acqua del rubinetto – economica e pulita – invece di contribuire all'uso spropositato e insensato di bottiglie di plastica. Gli americani usano infatti 50 milioni di bottiglie di plastica all'anno, delle quali viene riciclato solo il 23 per cento, secondo quanto riportato dalla campagna Ban the bottle. La produzione di queste bottiglie richiede 17 milioni di barili di petrolio l'anno e una quantità d'acqua maggiore di quella contenuta in una bottiglia.
di Luisa Gattone
San Francisco, sempre in prima linea per l'ambiente
Non si tratta della prima misura adottata dall'amministrazione di San Francisco per fermare l'inquinamento causato dalla plastica. La città ha già vietato l'uso di buste di plastica e contenitori in polistirolo e ha deciso di fare uno sconto di 10 centesimi di dollaro a tutti coloro che portano con sé borse o sporte della spesa che possono essere riutilizzate all'infinito. Una legge del 2009, invece, obbliga gli edifici commerciali e residenziali a fare la raccolta differenziata: un enorme business per la città, dato che le multe per le inadempienze possono raggiungere i mille dollari. Recology, la società addetta allo smaltimento dei rifiuti di San Francisco, tratta 500 tonnellate di materiali riciclabili ogni giorno. Grazie a una riduzione dei rifiuti prodotti e a programmi di raccolta differenziata obbligatori, la città californiana è ora in grado di evitare che l'80 per cento dei rifiuti finisca nelle discariche locali. Le radici ambientali di San Francisco son una parte salda della sua cultura.
Il consumo di plastica
L'industria della plastica utilizza tanto petrolio quanto il settore del trasporto aereo, secondo un rapporto rilasciato al Forum economico mondiale del 2016 a Davos, in Svizzera. Una quantità di rifiuti di plastica pari a un camion viene gettata in mare ogni minuto: 8 milioni di tonnellate di plastica ogni anno. Si stima infatti che nel 2050 negli oceani di tutto il mondo ci sarà più plastica che pesce. Il Pacific trash vortex è un'isola di plastica che galleggia a nord dell'oceano pacifico, in continua espansione. Ci sono altri accumuli simili, fatti di piccoli pezzi di materiali petrolchimici, confusi spesso per cibo dagli uccelli marini. Un vero dramma poiché fa entrare la plastica nella catena alimentare. Mentre si cerca di trovare un modo per pulire gli oceani, l'unica vera soluzione rimane quella di evitare che questi rifiuti plastici finiscano in mare.
L'uso della plastica aumenterà di quattro volte entro il 2050 e nonostante il suo riciclo sia iniziato più di 40 anni fa oggi siamo in grado di riciclare solo il 5 per cento degli imballaggi in plastica, e per di più solo una volta. I beni di consumo sono attualmente fatti di materiali plastici misti adatti solo al downcycling, ovvero la loro trasformazione in prodotti o oggetti di qualità inferiore, a differenza di vetro e alluminio che possono essere riciclati all'infinito senza perderne la qualità.
Perché non è abbastanza
Sebbene San Francisco stia facendo un lavoro eccezionale, non è ancora abbastanza. Anche le misure attuate presentano dei limiti: il veto di San Francisco sui sacchetti di plastica non è rispettato in tutta la città, come ad esempio nel quartiere di Chinatown, dove continuano ad essere distribuiti. Inoltre, il divieto della vendita delle bottiglie in plastica non interessa tutta la città ed è valido solo quando è disponibile una fonte di acqua alternativa. La legge ha anche delle eccezioni, come i grandi eventi sportivi, e risulta essere meno rigida rispetto a quella in vigore nei parchi nazionali in tutto il paese, dove il divieto è assoluto.
Ridurre e allo stesso tempo disincentivare l'uso delle bottiglie di plastica è sicuramente una scelta positiva ed è un passo che ogni città dovrebbe fare. Ma ci vuole più coraggio. È ora di usare l'innovazione per trovare alternative sostenibili ai fattori inquinanti per dimostrare che capiamo davvero quanto dobbiamo essere grati alla natura.
The trucks start rolling in before sunrise. Dozens of them, each tipping out tonnes of food waste, grass cuttings and foliage. A month from now this organic waste will leave here in the form of rich compost, as fine as sand.
Here, in Vacaville, an hour by road north of San Francisco, is an essential part of the city's scheme to eliminate waste that is neither recycled nor composted by 2020, thus doing away with the need for landfill and incinerators – both major sources of pollution.
To attain this goal – which no other city in the world of comparable size has done – San Francisco (population 840,000) has displayed great political determination, backed by a raft of legislation. Its latest move is to ban the sale or distribution of small plastic bottles of water on public property – except for big events such as Gay Pride. Instead, the city authorities plan to install drinking fountains. Compostable cups will be handed out at large gatherings.
"There are incredible, enormous environmental costs of plastic water bottles. It takes 1,000 years for a typical plastic water bottle to biodegrade," said David Chiu, president of the board of supervisors, who introduced the measure. "If we can do this on public property and folks understand this is absolutely doable, then we can look at next steps." In other words, consider an overall ban.
San Francisco has adopted this step-by-step method since the Zero Waste schemewas decided in 2002. "California had already set a target for 50% recycling [of solid waste] by 2010. But we wanted to go further," says Jared Blumenfeld, former head of San Francisco's department of the environment and now Environmental Protection Agency regional administrator for the Pacific south-west. "We agreed on an ambitious zero-waste target and then on a date, which was far enough away for us to find the means of achieving it, but close enough for everyone to feel immediately concerned." The target was set for 2020, with a 75% step on the way in 2010.
Which left a great deal to do. "People said we were crazy," Blumenfeld acknowledges with a smile. But a study carried out at the time showed that 90% of the waste ending up in landfill could be recycled and that the largest share was food. "We don't see waste as a burden, rather as a resource which can be used," says Robert Reed, head of public relations at Recology, the employee-owned company that collects and processes San Francisco's waste.
So the department of the environment started by targeting the city's hotels and restaurants, which produce a lot of organic waste. "We started with a test hotel, the Hilton, which serves 7,500 meals a day, and we set up a simple system: collection carts containing recyclable or compostable material cost much less a month on the bill than those containing non-recyclable waste," Blumenfeld explains. "If you recycle and compost all your waste, you will need fewer, or much smaller, trash carts. And you'll save money."
The system was a success. In the first year the Hilton saved $200,000, and the scheme was extended to the whole catering industry. It was also made available to residents, but on a voluntary basis. "In four years, from 2001 to 2005, we went from 42% recycled waste to 60%," Blumenfeld explains.
One of the less visible but nevertheless important categories of waste encompasses all the debris produced by the construction industry. In 2006, after negotiations lasting two years, the then mayor, Gavin Newsom, introduced the mandatory construction and demolition debris recovery ordinance, requiring the building trade to recycle at least two-thirds of its debris such as concrete, steel and timber at a registered facility. Companies failing to comply run the risk of their registration being suspended for six months. At the same time, the city undertook to only use recycled materials for public works such as asphalting or gutters.
But this was not enough. In 2007-08 the rate of waste diversion, or recovery, flattened out at about 70%, whereas the city had set a target of 75% by 2010. So the city introduced two additional measures, which impacted directly on the daily lives of residents.Supermarkets were no longer allowed to provide free plastic bags. Paper or compostable plastic bags were charged for, to encourage shoppers to reuse their own bags.
Then, in 2009, recycling and composting became compulsory for all residents. The same system applied as for the catering trade: each house or building received a detailed bill, which could be cut by reducing use of trash carts, shifting waste to those set aside for recycling or composting. These rules are backed by regular checks. Those who fail to comply receive warnings, followed by fines ranging from $100 to $1,000.
"That was the most controversial measure," Blumenfeld admits. "We were accused of setting up an environmental police force. We spent a long time explaining that there was no question of that, and that everyone stood to gain. If we'd made this mandatory straight away, it wouldn't have worked. It had to be gradual."
The effort was worth it: in 2010 the city achieved a 77% diversion rate and has since topped 80%. Every day about 600 tonnes of organic waste is recovered and sent to the Vacaville facility, which now produces compost highly prized by farmers, such as Dave Vella, vineyard manager at Chateau Montelena winery in Napa Valley. "The compost is very rich, because it consists of a wide range of organic waste, and thoroughly beneficial," he says. "It fixes the carbon in the soil and gives the vine plenty of nutrients."
Vella has been using Recology compost for almost 10 years. At the outset it was quite a wager for a vineyard that came to international attention in 1976 when it outdid French wines to win the Paris Wine Tasting.
"I was scared stiff at the idea it might change the wine," Vella recalls. "I started by testing the compost on a small area of the domain, then I gradually extended it, because the wine was better and the soil was healthier."
San Francisco is still some way short of its 100% target, and the last mile is always the hardest. "We'll make it," Reed asserts. "Half the waste still going to landfill could be recycled. We need to step up our efforts, like raising residents' awareness that they recycle plenty in the kitchen, but often only have one trashcan in the bathroom."
"We must take action at source too," he adds, "targeting packaging – like the ban on polystyrene and cellophane – and developing the use of washable, reusable diapers, because that's a form of waste we can't recycle."
Whatever the results in 2020, San Francisco has made a huge effort, setting an example for other big US cities to follow. Seattle has adopted the 100% target and now Minneapolis has decided to follow suit, though currently it only recycles 37% of its waste.
This article appeared in Guardian Weekly, which incorporates material from Le Monde
Assolutamente no! Quelle sono le tecnologie del passato. Abbiamo convocato i più grandi esperti del mondo, qualche giorno fa è venuto Jack Macy da San Francisco, sono venuti esperti da Israele e Londra.
Gruber: E per fare cosa?
Per fare esattamente quello che stiamo programmando, cioè noi separeremo tutto e riutilizzeremo e venderemo tutto, carta,cartone,ferro, plastica verranno venduti..
Addirittura in California si crea dall’organico un concime che viene ordinato da chi ha un vigneto e vuole quel concime specifico e lo paga tanti soldi. Insomma i rifiuti da problema, diventeranno a Roma una opportunità, opportunità di lavoro e di economia..” tratto dalla trasmissione di La7 "Otto e mezzo" del 17 Ottobre 2013 link al video: http://www.youtube.com/watch?v=MjY9RnFMsq4
COMMENTO DILista civica -- Un’altra Sesto è possibile
Siamo pienamente d’accordo con Ignazio Marino Sindaco di Roma: “gli inceneritori sono le tecnologie del passato”.
E’ chiaro che ora non c’è più nessun pretesto per imporre alla Piana l’inceneritore di Case Passerini e alcun motivo per esporre ad un rischio certo (ed inutile), la salute di centinaia di migliaia di cittadini!
La Piana non deve essere “la discarica e l’inceneritore di Firenze” perché Amministratori poco illuminati hanno deciso così.
La Piana si merita invece uno sviluppo pulito e aperto alle “opportunità di lavoro e di economia” che derivano da scelte moderne sulla sostenibilità ambientale come la Strategia per Rifiuti Zero che intelligentemente anche Roma sta abbracciando.
Tocca ora al Sindaco di Firenze Matteo Renzi, che anche da Presidente della Provincia è stato il più attivo fautore della via dell’incenerimento, ed ai suoi colleghi della Piana, avere il coraggio di dire le stesse cose ragionevoli e “moderne” del Sindaco di Roma.
Jack Macy tra i maggiori esperti a livello internazionale di gestione rifiuti (responsabile del progetto Zero Waste della contea di San Francisco), ci racconta come la città di San Francisco sta attuando la strategia Rifiuti Zero e quali risultati sono stati ottenuti fino ad oggi.
RIFIUTI ZERO NON E' UN UTOPIA MA UN CAMMINO CONCRETO VERSO LA SOSTENIBILITA'
Ne parleremo insieme con:
- Jack Macy (responsabile progetto Zero Waste, San Francisco);
- Rossano Ercolini (vincitore del premio Goldman Prize 2013, presidente del Centro Rifiuti Zero di Capannori);
- Ornella De Zordo (Vice Presidente Commissione ambiente comune di Firenze);
- Claudio Tamburini (rappresentate dei comitati della piana Fi-Po-Pt).
Moderatore: Antonio Di Giovanni (Ass. Rifiuti Zero Firenze).
Programma in via di definizione....
L'incontro è stato organizzato da: Ass.Rifiuti Zero Firenze Commissione Ambiente del comune di Firenze Coordinamento dei Comitati della Piana Fi-Po-Pt Medicina Democratica Centro di Ricerca Rifiuti Zero comune di Capannori
N.B. Per questioni di sicurezza la sala può contenere al massimo 50 ospiti. Non abbiamo previsto delle liste di invitati, quindi vi invitiamo ad arrivare in orario!
Al termine dell'incontro (ore 14:00 circa) ci sposteremo in Via Arnolfo 6 L/M, per un aperitivo offerto dal negozioMelaripiglio. L'aperitivo sarà a "spreco 0", con prodotti di filiera corta e senza imballaggi.
Ieri sera sala gremita alla circoscrizione 1 per ascoltare l'intervento di Paul Connet. Poi un acceso dibattito con gli assessori all'ambiente della Provincia e del Comune di Livorno e una certezza: il nuovo megainceneritore non si farà, avevano ragione i comitati
Era tanto che a Livorno non si vedeva una sala piena per un dibattito politico, un dibattito vero, su questioni tecniche e politiche non certo la calata del vip di turno che spesso ha riempito le sale di retorica o di discorsi da campagna elettorale. Quando ha iniziato a parlare Paul Connet si potevano contare 130 persone in sala e dopo due ore e mezzo il calo dell'attenzione e delle presenze è stato minimo.
Paul Connet ha illustrato la strategia Rifiuti Zero nel mondo con tanto di proiezione di slides e tante battute sarcastiche su inceneritori e politici. Ha incentrato il proprio discorso prima sulla salute e la pericolosità delle nanoparticelle per poi concentrarsi sull'aspetto economico con, in particolare, alcuni focus sulla città di San Francisco.
Per tutto ciò che riguarda rifiuti zero e Paul Connet rimandiamo a questi link
Poi è stata la volta di Fabio Lucchesi (coordinatore regionale di Rifiuti Zero) che ha fatto il punto della situazione a livello regionale dopo l'incontro con l'assessore all'ambiente Bramerini e le parole del governatore Rossi che negli ultimi mesi sembra essersi ricreduto, probabilmente per calcolo politico e per obblighi di legge nazionali e europei, rispetto a centrare il piano regionale dei rifiuti sull'incenerimento. Fabio Lucchesi ha fatto un intervento semplice e chiaro dimostrando, dati alla mano, che con il trend di diminuzione dei rifiuti dovuto alla crisi e alla maggiore sensibilità delle comunità e con gli obiettivi enunciati da Rossi di voler arrivare al 65% di raccolta diferenziata (come vuole la legge) e 50% di recupero (riciclo), i nuovi inceneritori non servono. Con quelli esistenti e le discariche siamo coperti per gli anni che serviranno da transizione a un modello che cercherà sempre più di migliorarsi nella raccolta e nel riciclo. Anzi, come ha dimostrato anche Connet, è molto più intelligente gestire questa fase di transizione con le discariche visto che meno rifiuti ci riusciamo a buttarci e più durano (non certo gettando tutto indistintamente ma inertizzando i materiali e razionalizzando il conferimento) rispetto agli inceneritori che per funzionare seguono il principio opposto, cioè deve essergli garantito un flusso costante e consistente di rifiuti.
A questa posizione di Lucchesi ha risposto prima l'assessore Nista e poi l'assessore Gulì. Entrambi hanno sposato una parte delle teorie di Connet e Lucchesi, continuando tuttavia a considerare l'incenerimento, anzi il nuovo incenerimento, un elemento complementare e parallelo a quello della raccolta e del riciclo. Difficile capire come queste due cose possano andare a braccetto visto che un nuovo inceneritore ha bisogno di nuovi rifiuti per essere economicamente sostenibil. Probabilmente questo ragionamento parte dal fatto che Livorno avrebbe dovuto, con il nuovo megainceneritore, servire tutto l'Ato costa (quindi Lucca, Pisa e Massa) più prendere qualcosa anche da Firenze. Gli assessori, comunque, hanno confermato che il megainceneritore non si farà. Una vittoria importante per i comitati che furono i primi a smascherare il taroccamento dei dati del piano interprovinciale dei rifiuti che per "aiutare" la costruzione del nuovo megainceneritore erano stati calibrati su previsioni stratosferiche di produzione di rifiuti. Un anno di lavoro duro da parte del comitato No Inceneritore - Obiettivo Rifiuti Zero che ha portato i suoi frutti. Basta rileggersi cosa dicevano gli assessori ai dibattiti solo un anno fa per capire che qualcosa è cambiato e anche i comitati hanno giocato un ruolo fondamentale. Non è però scongiurato il rischio del raddoppio dell'inceneritore esistente al Picchianti che l'assessore Gulì ha ribadito essere già autorizzato da anni. Per questo tutti coloro che hanno a cuore la sorte del sistema di smaltimento rifiuti e la salute di questa città non devono abbassare la guardia.
L'assessore Gulì ha anche illustrato alla platea alcune novità importanti. Intanto che entro primavera i cittadini su cui sarà sperimentata la raccolta porta a porta passeranno da 500 (zona La Cigna-Picchianti) a 21.000 (aggiunta del quartiere La Venezia) e che a Vallin dell'Aquila è in fase di sperimentazione un piccolo impianto di compostaggio (finalmente diciamo noi...).
Con i nostri articoli abbiamo ribadito più volte che la raccolta porta a porta da sola non basta. Per chiudere il ciclo dei rifiuti e riuscire a diminuire i costi e creare posti di lavoro serve un sistema che funzioni anche dopo la raccolta e la separazione. E qui la Regione deve metterci i soldi perchè servono incentivi e servono impianti di compostaggio per far sì che i rifiuti organici (scarti dei cibi) diventino compost, fertilizzante naturale per l'agricoltura, perchè adesso per Aamps smaltire l'organico significa spendere circa 120 euro a tonnellata per portarlo a Montespertoli mentre in altri posti è un guadagno perchè il compost viene venduto alle aziende agricole. E serve anche una serie di imprese e piattaforme che facciano del riciclaggio un'attività economica sul territorio in modo tale che il rifiuto differenziato diventi una risorsa da vendere e una filiera economica.
Tutto questo esiste di già in vari territori. Ieri, infatti, non si è parlato solo di San Francisco, della Nova Scotia (Canada) oppure di città svedesi o tedesche, ma si è parlato anche di Capannori e Empoli e di posti di lavoro.
Siamo sulla buona strada ma la pressione della cittadinanza verso le istituzioni deve farsi sempre più forte. Il business dell'incenerimento con pochi posti di lavoro e bollette gonfiate ha fino ad oggi arricchito cricche di potere. Ora è il momento di arricchire le comunità ed i territori con scelte salubri, intelligenti ed economicamente sostenibili. Per questo continuiamo a non capire perchè dopo la bella notizia dell'accantonamento del megainceneritore, non si possa annunciare che anche il raddoppio del Picchianti è andato in soffitta.
Intanto godiamoci questa vittoria, senza distrarci.
Così in America dopo San Francisco e un'altra decina di città degli Stati Uniti, anche NEW YORK con i suoi 8.175.133 abitanti (dati al 2010), si vuole distinguere eccome!
A quanto pare il sindaco uscente Michael Bloomberg (prima del partito repubblicano -conservatore/destra- che poi ha lasciato per rimanere indipendente), prima di cedere il posto ad altri vuole lasciare il segno, o meglio vuol tracciare la strada da seguire ai suoi successori. Non avendo ancora la possibilità di dividere i rifiuti organici (umido), vuole intraprendere con i suoi concittadini questa battaglia. Sotto alcuni articoli e relativi link agli originali:
1- L’ultima eco-sfida di Bloomberg – Il sindaco vuole che i newyorkesi
separino l’umido
L’obbligo di separare i rifiuti organici è già in vigore in decine di
città più piccole degli Stati Uniti, ma nella grande mela si è sempre pensato
che difficilmente tale politica avrebbe avuto successo a causa dell’elevata
densità della popolazione Prima di abbandonare la poltrona di sindaco di New York, Michael Bloomberg ha
intenzione di portare avanti una nuova battaglia: dopo la sfida al fumo, alle
bibite extra large e la costruzione del programma di bike sharing più vasto
d’America, vuole convincere i newyorkesi a separare i rifiuti organici – il
cosiddetto umido – dal resto della spazzatura. L’obiettivo è costruire un
impianto per trasformare i rifiuti in biogas e utilizzarlo per la produzione di
energia elettrica. L’obbligo di separare i rifiuti organici è già in vigore
in decine di città più piccole degli Stati Uniti, come Seattle e San Francisco,
ma a New York si è sempre pensato che difficilmente tale politica avrebbe avuto
successo a causa della sua elevata densità. Inaspettatamente, invece, un
progetto pilota sulla raccolta dell’umido ha visto un elevato livello di
partecipazione, tanto che ora il sindaco vuole lanciare un ambizioso piano di
raccolta in tutta la città. L’amministrazione prevede di annunciare a breve
l’accordo con un impianto di riciclo per la gestione di centomila tonnellate di
scarti di cibo all’anno, una cifra pari a circa il 10% del totale dei rifiuti
alimentari prodotti. Il programma per i cittadini sarà inizialmente volontario,
ma i funzionari prevedono di renderlo obbligatorio nel giro di pochi anni. http://www.e-gazette.it/sezione/imballaggi/ultima-eco-sfida-bloomberg-sindaco-vuole-newyorkesi-separino-umido
2- New York: il sindaco Bloomberg mette al bando i bicchieri in polistirolo
Nel mirino anche i contenitori per il cibo. Il motivo?
Sono impossibili da riciclare. La politica dell’amministrazione
newyorchese si è data l’obiettivo di riciclare qualsiasi tipo di rifiuto Michael Bloomberg entra di nuovo in azione e questa volta prende di
mira i bicchieri di polistirolo. È solo questione di giorni, poi da
marzo entrerà in vigore il divieto di vendita delle bibite gassate
formato extralarge. Ma intanto il sindaco di New York ha trovato il
tempo di iniziare un’altra delle sue crociate contro i bicchieri che
contengono le bibite, o almeno contro un certo tipo: quelli bianchi da
asporto che si trovano a ogni banco all’angolo della strada o nelle
migliaia di punti di ristorazione in città.
Nel mirino dell’amministrazione non ci sono solo i bicchieri ma anche i
contenitori per il cibo. Il motivo? Sono impossibili da riciclare. Un
fatto che va contro la politica dell’amministrazione comunale che si è
data l’obiettivo di riciclare qualsiasi tipo di rifiuto.
L’annuncio è stato fatto dalla stessa City Hall, la quale ha anticipato
che nelle prossime settimane è pronta a svelare un nuovo piano per i
rifiuti in città. “Stiamo studiando diverse novità nel nostro flusso di
rifiuti, vogliamo essere sicuri che tutto sia riciclabile”, ha detto Ron
Gonen, vice assessore per i Servizi sanitari.
Secondo quanto scrive il “New York Post”, lo scorso anno Bloomberg si è
posto l’obiettivo di riciclare il 30% dell’immondizia domestica entro
il 2017: attualmente il dato è oltre il 15% e il bando dei contenitori
di polistirolo darebbe una grossa spinta a raggiungere il risultato.
New York non è la prima città ad andare in questa direzione. Infatti,
lo hanno già fatto Seattle e Brookline nel Massachusetts. Tuttavia molti
ristoratori e gestori di fast food non sembrano apprezzare l’idea, dopo
il divieto delle bibite extralarge. http://www.e-gazette.it/sezione/imballaggi/new-york-sindaco-bloomberg-mette-bando-bicchieri-polistirolo
3-Lo stato di New York sceglie materiale proveniente da plastica riciclata
per riparare uno dei suoi ponti
La quantità di tecnologia “verde” proposta da Axion
International Holdings per l’opera consentirà di evitare l’uso di 30mila
libbre (circa 13,6 tonnellate) di plastica proveniente dalle
discariche Il dipartimento autostrade della Saint Lawrence County si affida a un
materiale da costruzione realizzato con il 100% di plastica riciclata
per completare le riparazioni al Dean road bridge, un ponte molto
trafficato nello stato di New York. La quantità di tecnologia verde
proposta daAxion internationalper quest’opera consentirà di evitare l’uso di 30mila libbre – circa
13,6 tonnellate – di plastica proveniente dalle discariche.
“È un buon investimento per noi, perché Struxure è impermeabile
all’acqua e al sale, e non rallenta l’usura tipica dei materiali
tradizionali”, osserva Toby Bogart, sovrintendente della società
autostrade della contea. “Esperienze precedenti con questo materiale
hanno dimostrato che è molto resistente, nonostante le avverse
condizioni climatiche dello stato di New York”.
“C’è un forte ricorso negli Stati Uniti al ripristino e alla
sostituzione di parti in ponti e altre infrastrutture con la plastica
riciclata”, osserva il presidente di Axion e ceo Steve Silverman. Questi
materiali sono particolarmente performanti “perché non si
arrugginiscono, né si scheggiano o si sbriciolano, e non rilasciano
neppure pericolose sostanze chimiche tossiche nell’ambiente”, assicura
Silverman.
Sviluppato in collaborazione con un team di scienziati della Rutgers
university del New Jersey, l’uso di questo materiale da costruzione di
nuova generazione consente – secondo quanto sostiene l’impresa – una
protezione più efficace anche da parassiti marini, graffiti e al degrado
dettato dai raggi ultravioletti. http://www.e-gazette.it/sezione/imballaggi/stato-new-york-sceglie-materiale-proveniente-plastica-riciclata-riparare-suoi-pon
Il premio "Nobel" per l'ambiente ERCOLINI che in America parla anche con Obama e che in Valdisieve, invece, hanno ignorato e preso in giro (perchè solo maestro elementare). Almeno questo è quello che di solito commentavano con noi gli amministratori/politici.
FOTO CON OBAMA QUI (attenzione leggere attentamente per NON-utilizzo foto in fondo)
REPUBBLICA FIRENZE 1/5/2013
L’intervista
“Parola d’ordine: spreco zero” Ercolini da
Capannori a Obama: parla il “Nobel” per l’ambiente
ILARIA CIUTI
DALLA
scuola di Capannori, dove Rossano Ercolini fa il maestro elementare, alla lotta
per impedire la costruzione dell’ l’inceneritore nel suo paese e la creazione
del movimento Ambiente e Futuro per Rifiuti Zero che ha portato Capannori
all’80% di raccolta differenziata e 117 Comuni italiani a preferire il
riciclaggio agli inceneritori, e di Zero Waste in Europa. Fino alla Casa Bianca
e al Congresso. Nella prima a prendersi le congratulazioni di Obama per avere
ricevuto il 15 aprila scorso a San Francisco il prestigioso Goldman
Environmental Prize 2013, considerato il Nobel dell’ambiente. Nel secondo, a
incontrare per le stesse ragioni Nancy Pelosi. Il primo italiano da 15 anni a
questa parte a conquistare il Goldman. Passando nel frattempo anche dal
movimento contro l’inceneritore di Case Passerini.
Ercolini, in Toscana si buttano via 90 chili di cibo a testa all’anno: lei si
batte contro ogni tipo di spreco, cosa gliene pare?
«Non è solo un problema
ecologico, ma anche etico, di disinformazione, mancanza di consapevolezza e
organizzazione. Se solo si pensasse che metà del mondo ha fame ci si
organizzerebbe diversamente. Zero Waste, spreco zero, è un atto di
responsabilità che coinvolge il modo di cibarsi come quello di ridurre i rifiuti
alla fonte che spesso coincidono. Non sciupare, non buttare, responsabilizzarsi.
Fa bene alla salute. In un mondo che spreca per abitudine all’usa e getta, per
spinta al consumo, dove perfino le monoporzioni del supermercato sono esagerate
e spingono a buttare quel che resta dell’imballaggio preconfezionato piuttosto
che riutilizzarlo la sera come si fa con la pastasciutta messa in forno.
Comunque, se qualcosa in ogni caso resta va riutilizzato a scopo benefico. Noi a
Capannori abbiamo il progetto Pani e Pesci nato sul modello dei Last Minute
Market che riutilizza per la Caritas le porzioni non intaccate delle mense
scolastiche. Adesso, molti mercati hanno gli angoli dei prodotti prossimi alla
scadenza, ma non andrebbe lasciato al caso, ci vorrebbe una norma che li
obbligasse a venderli a buon prezzo o a darli in beneficenza: mai
buttarli».
Spreco zero è la sua parola d’ordine?
«Guardi che il successo
di Capannori non mi sembra tanto l’80% di differenziata quanto l’avere ridotto
la produzione di rifiuti a monte del 35% dal 2005 a oggi».
Ma non sarà la
crisi?
«La crisi aiuta ma a Firenze la diminuzione è 10% non del 35%. La
raccolta porta a porta ha prodotto la responsabilizzazione, l’abitudine a
pensare cosa è necessario e cosa no, anche nel cibarsi. E’ un’abitudine a
evitare l’usa e getta che nasce da quella partecipazione della comunità che è la
salvezza della democrazia».
Più facile nelle città piccole però che nelle
grandi.
«Anche San Francisco è all’80% di differenziata. D’altra parte ormai
il riciclaggio non è solo una necessità ecologica e etica ma anche economica. Il
vecchio sistema economico fondato sull’usa e getta è ormai in estinzione.
L’agonia è lenta ma è un’agonia. Le materie prime scarseggiano, sono carissime e
preda della concorrenza. In Usa l’industria del riciclaggio impiega ormai 400
mila addetti in più di quelli dell’automobile e le Unions, i sindacati
americani, ci puntano. In Italia si parla solo di auto».
Il no agli
inceneritori avrebbe anche ragioni economiche?
«Lasciamo stare il rischio
ecologico e sanitario che comunque in misura maggiore o minore esiste. Ma
lasciamolo in disparte. Il fatto è che è impossibile evitare gli sprechi se per
giustificare la spesa e guadagnare bisogna avere grossi impianti e far loro
bruciare sempre più rifiuti. Gli inceneritori sono soprattutto un ostacolo a
qualsiasi buona pratica, un sistema vecchio e anti
economico».
Ho avuto l'onore di incontrare il Presidente Barack Obama durante il mio soggiorno a Washington, DC.
Obama saluta i vincitori del prestigioso Goldman Environmental Prize
2013 nella sala ovale, 17 aprile 2013. (Foto ufficiali della Casa
Bianca di Pete Souza)
Queste fotografie sono state fornite
dalla Casa Bianca a titolo di cortesia e possono essere stampate dal
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qualche modo lasci intendere una possibile approvazione del Presidente,
lsua famiglia o la Casa Bianca.
In occasione del ritorno di
Rossano Ercolini dagli Stati Uniti dove a San Francisco ed a Washington è stato
premiato QUALE VINCITORE DEL "GOLDMAN
ENVIRONMENTAL PRIZE 2013" per il continente europeo per la promozione della campagna RIFIUTI
ZERO.
Questo riconoscimento è un
premio non solo all'operato di un singolo attivista ma al lavoro straordinario
di un'associazione come AMBIENTE e FUTURO che anche grazie al fondamentale
constributo del professor PAUL CONNET ha promosso una campagna nazionale ed
europea che ormai dura da 18 anni. In questo quadro ringraziamenti speciali
vanno al sindaco del Comune di Capannori GIORGIO DEL GHINGARO e a tutta
l'amministrazione che accogliendo
per prima in Italia e in Europa la proposta di divenire il primo COMUNE VERSO
RIFIUTI ZERO ha aperto la strada a molte altre importanti realtà (ora i comuni
RZ sono 124 rappresentando 3.300.000 abitanti). Così come la "Primavera RZ di
Capannori" non ci sarebbe stata senza la stagione della lotta contro gli
inceneritori a cui la campagna NON BRUCIAMOCI IL FUTURO animata con grande
generosità ed intelligenza da moltissimi attivisti della piana di Lucca e della
Versilia dette entusiasmante forza e sostanza. Ma questo appuntamento vuole
essere anche occasione per dare ancora più forza alle battaglie che si conducono
sui territori toscani ed italiani per un ABBRACCIO a tutti coloro che hanno il
coraggio di tenere alta la testa difendendo salute, ambiente, democrazia con lo
sguardo attentamente rivolto al futuro.
Programma:
16.30 presso il Comune di
Capannori Conferenza stampa con la partecipazione di ROSSANO
ERCOLINI
18.00 incontro dei rappresentanti
dei comuni RZ della provincia di Lucca
20.00 cena e brevi interventi di
Rossano Ercolini, di Giorgio del Ghingaro e degli attivisti
intervenuti
21.15 Spettacolo Teatrale
dell'attore Gianfranco Giudice che interpreterà brani tratti da "Mistero
Buffo"
Nel corso della serata AMBIENTE E
FUTURO e ZERO WASTE ITALY hanno predisposto un tavolo per la raccolta delle
firme a sostegno della proposta di legge Zero Waste. Per informazioni www.leggerifiutizero.it; grazia.fabio@tin.it; Fabio Lucchesi,
coordianatore regionale della campagna per la Toscana, tel.
339.1686201.