Scritto da Antonio MASSI On: 11 Gennaio 2021
Dopo un quarto di secolo dai primi protocolli sembra quasi arrivato il momento del taglio del nastro per la posa della prima pietra. Un lungo iter che a raccontarlo sembra uno scherzo, tra mirabolanti promesse, improbabili protagonisti, arresti per corruzione e ricorsi tra enti pubblici.
Il concorso
È l’anno 2005 quando Anas, in occasione del suo 75° anniversario, indice un concorso internazionale di progettazione denominato “Il tunnel, il ponte e la storia”. Sono tre infatti i temi oggetto della gara: un tunnel autostradale a Mestre, un museo sulla Salerno-Reggio Calabria e un ponte (anzi due) sull’Arno. Sembra un esercizio finalizzato alle pagine delle riviste patinate più che ad una vera realizzazione, tanto che lo stesso Presidente della giuria dichiarava che l’obiettivo era dare “un contributo creativo alla cultura disciplinare e interdisciplinare delle infrastrutture”. Nessuna delle altre opere infatti avrà séguito, né i 10 membri della giuria internazionale (tra cui un giapponese, un americano, un argentino e un francese) si dovevano preoccupare di conoscere la valle dell’Arno se non dalle cartografie.
Il concorso è presieduto da due consiglieri Anas, Giovan Battista Papello e Mario Virano. Ma proprio nei giorni del concorso iniziano i guai giudiziari di Papello con il ritrovamento nel suo appartamento romano – durante una perquisizione ordinata dal pm De Magistris nell’inchiesta Poseidone – di oggetti di valore, documenti di trasporto di una partita di diamanti e libretti d’assegni di conti italiani ed esteri, uno dei quali intestato ad Alleanza Nazionale... poi un grembiulino massonico e un biglietto con numeri di telefono riservati dell’intelligence della Guardia di Finanza… e infine le trascrizioni di intercettazioni telefoniche illegali, aventi oggetto vicende relative ad Anas: “il binomio Papello/Barilà – si legge in una interpellanza parlamentare dell’aprile 2005* – ha curato l'affidamento di incarichi di progettazione a seguito di procedure concorsuali che solo formalmente appaiono rispettare i requisiti di oggettività richiesti dalla legge ma che in sostanza consentono alla Commissione di gara la più ampia discrezionalità...”
Svanito un presidente di giuria, a guidare il concorso rimane solo Mario Virano, che ha così mano libera nel far emergere le sue visioni architettoniche dove il suolo è mero supporto all’azione antropica: solo un anno prima (2004) aveva dispiegato il suo talento visionario per disegnare sullo Stretto di Messina un Ponte-Grattacielo che trasformava i due piloni di 376 metri in torri abitate, con Scilla e Cariddi che “divengono due grattacieli in cui insediare quelle attività d’eccellenza che il Ponte non può non generare...”
Gli antefatti
Facciamo un passo indietro. Già negli anni ’80, durante i lavori di ristrutturazione della SP34 di Rosano, era apparso evidente che rimaneva un problema nell’attraversamento dell’abitato ottocentesco di Vallina dove la strada curva e si restringe. Nel 1997 a seguito di un Protocollo d’Intesa tra i Comuni di Bagno a Ripoli, Fiesole, Pontassieve e la Provincia di Firenze nasce un Gruppo tecnico per studiare una soluzione. Ma bloccati ciascuno nei propri localismi non si arriva ad un progetto condiviso: chi non vuole ponti ma una galleria nella collina a monte di Vallina (Fiesole), chi chiede un ponte solo sull’Arno (Pontassieve e la Provincia), chi ne farebbe due (Bagno a Ripoli). Tutti d’accordo così nel passare la patata bollente ad Anas, che dopo 3 anni di lunghi e sudati studi (arriviamo al 2000) tira fuori dal cilindro non una variante per Vallina, ma un’intera superstrada a 4 corsie da Pontassieve a Firenze che attraversa in varie gallerie le colline ripolesi. Grande stupore tra le popolazioni soprattutto quando si arriva ai costi: 500 miliardi delle vecchie Lire...
Chi troppo vuole nulla stringe, si decide con modestia di ripiegare sulla soluzione con un ponte solo prima di Vallina (venendo da Pontassieve) e allargare la SS67 che corre in riva destra d’Arno. Ma fermo al semaforo (con strettoia) del Girone c’è Dietrich Braess, matematico tedesco, con aria perplessa. Sta ragionando sul paradosso che porta il suo nome** e che noi potremmo riassumere così: più le auto arrivano velocemente ai colli di bottiglia, più rapidamente si imbottigliano. Al Girone non c’è spazio per allargare la strada.
Esasperati, nel 2003 i cittadini di Vallina, Compiobbi, Sieci... della Val d’Arno tutta e anche della Val di Sieve, riuniti in un convegno ad Ellera, raccolgono oltre 2600 firme in una petizione rivolta a Regione Toscana, Provincia, Comuni (e Anas): “Sessanta anni fa – si legge nella petizione – ogni frazione aveva il suo traghetto, il fiume univa non divideva, bisognerebbe ritrovare civilmente quella dimensione con collegamenti anche solo pedonali fra le due sponde”. Lo spirito è chiaro, unire e non dividere; la soluzione suggerita sono due nuovi ponti prima e dopo Vallina (con raccordo tra SP34 e SS67 a Quintole).
La petizione ha effetto, e il 30 ottobre del 2003 viene firmato un nuovo Protocollo di Intesa fra i vari enti. Il Protocollo è la Bibbia della mobilità tra Firenze e la Val di Sieve, descrive la Terra promessa in cui scorre latte e miele: si va dal potenziamento della mobilità alternativa in particolare ferroviaria (il metro-treno!) alle nuove stazioni al Girone e ai Veroni; dal miglioramento dei servizi di stazione all’integrazione oraria e tariffaria con i trasporti urbani; dalla variante di Vallina (tra le righe si leggono i due ponti***) a quelle di Ellera e Anchetta; dalla declassificazione a provinciale della 67 alla posa di asfalto fonoassorbente e ad una nuova illuminazione; dal Parco fluviale sull’Arno alla sicurezza idraulica del territorio fino alla sostenibilità ambientale delle infrastrutture... il tutto – si legge – per “contribuire a riunificare due territori che, se pur posti uno di fronte all’altro, sono divisi dal fiume che in questi ultimi tempi è cesura e non luogo di socialità”.
È su queste premesse che Anas indice nel 2005 il nostro concorso, “Il tunnel, il ponte e la storia”.
Che cos'è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità ...
Per Mario Virano – capace di convertire il ponte sullo stretto in due grattacieli con alberghi – trasformare due ponti in un viadotto è un gioco da ragazzi. Anzi di parole. Così alla richiesta di due ponti si aggiunge “e il tratto stradale compreso fra essi”, e il tutto diventa un’unica infrastruttura in fuga sull’Arno per bypassare Vallina. Casomai non fosse chiaro, viene fornita una planimetria con il tracciato rettilineo già segnato, mentre le Raccomandazioni del bando suggeriscono come “nello studio si dovrà analizzare anche l’eventuale collegamento tra la variante e la S.S.67 attuale anche al fine di non considerarlo” (ma non si dovevano riunificare due territori?)
Su 51 progetti candidati vince “Il tratto dell’Architetto 188” di un gruppo francese capitanato da Francis Soler e Michel Desvigne. Una linea diritta che piace subito ad Anas per la visione “superstradale”, che conquista i Sindaci con i rendering senza auto ma pieni di festanti famigliole a piedi, e che si lascia condividere sui social grazie alla scenografica illuminazione notturna ("perfetta per il taglio del nastro", avrà pensato qualche futuro Sindaco...). Poco importa se la geometria rigidamente rettilinea appare totalmente avulsa dalla topografia del luogo; se più che unire gli abitati delle due sponde li separa anche da un punto di vista percettivo. Quello che conta è il “contributo creativo”, che però non sembra convincere tutti...
Quando nel 2009 Anas deposita il progetto preliminare – elaborato sulla base del disegno vincitore del concorso –, sia la Soprintendenza che la Direzione Ambiente della Provincia richiedono chiarimenti sulle “motivazioni sottendenti le scelte progettuali”, studi approfonditi sull’impatto ambientale e paesaggistico, e di “analizzare le alternative strategiche e di localizzazione dell'opera”. Anche il Comune di Bagno a Ripoli esprime riserve in merito all'impatto delle rotatorie nei pressi dell’immobile storico Il Mulinaccio.
La bocciatura passa comunque quasi inosservata perché nel frattempo arrivano problemi di finanziamento e il progetto viene chiuso in un cassetto per qualche anno.
Chi va via perde il posto all’osteria
L’ultimo capitolo della nostra storia è il più triste di tutti, quando il confronto sui contenuti viene sostituito da una battaglia legale tra Enti pubblici: Ministero dei Beni Culturali e Soprintendenza contro Regione Toscana, Comuni di Fiesole, Pontassieve e Bagno a Ripoli, e Anas. Al TAR la spunterà la Regione+Anas, e un progetto bocciato nella sostanza verrà approvato.
Questi i fatti: trovati i 58 milioni di euro necessari alla realizzazione dell’opera, il 1 febbraio 2017 Anas presenta istanza di Valutazione di Impatto Ambientale del progetto definitivo, ma il parere negativo della Soprintendenza non cambia. Il contrasto è da attribuire fondamentalmente alla “geometria rigidamente rettilinea del nuovo segmento viario, che appare totalmente avulsa dalla specifica topografia del contesto locale, all'invadenza dimensionale di raccordi, rotatorie ed intersezioni stradali, alla violazione spaziale degli ambiti pertinenziali di testimonianze antropiche di notevole rilevanza testimoniale e documentale, quali le Gualchiere di Quintole e i pregevoli complessi edilizi di matrice storica, di Grignano e del Mulinaccio”.
Il braccio di ferro va comunque avanti, e dopo numerosi incontri, pareri tecnici istruttori, osservazioni con controdeduzioni, e anche un parere del Comitato Tecnico-scientifico per il Paesaggio del Mibac – che conferma la valutazione della Soprintendenza (il progetto, si legge, risulta “fortemente impattante da un punto di vista paesaggistico, sia per la scelta di un lungo asse rettilineo che per gli svincoli necessari al raccordo con la viabilità esistente”) –, alla Conferenza dei servizi del 27 marzo 2019 la Soprintendenza non si presenta, dovendo il funzionario incaricato presenziare ad altro incontro, e manda un contributo scritto in cui ribadisce, nonostante le integrazioni apportate da Anas, l’incompatibilità paesaggistica dell’opera.
Ma Regione e Comuni non si lasciano scappare l’occasione offerta da un cavillo burocratico, il famoso principio secondo cui chi va via perde il posto all’osteria: approfittano dell’assenza fisica del funzionario e in solitudine approvano il progetto definitivamente. La Soprintendenza ricorre al TAR e al Consiglio di Stato che respingono però il ricorso, “non potendo tale partecipazione essere sostituta dalla trasmissione per iscritto del parere” e “per non avere la Soprintendenza esperito l’opposizione al Presidente del Consiglio dei Ministri entro 10 giorni”. Il progetto, dunque, è approvato.
Il futuro
Fermo davanti al grande ingorgo di Candeli c’è Dietrich Braess, il nostro amico matematico. Stavolta ha l’aria sicura, nessun paradosso lo attanaglia: attraverserà la passerella ciclopedonale di Vallina-Compiobbi e prenderà il treno. Speriamo non debba aspettarlo troppo...
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NOTE:
* Interpellanza 2/00698 presentata da Paolo Brutti (DS-Ulivo) in data 12/04/2005 (http://dati.camera.it/ocd/aic.rdf/aic2_00698_14_S). I guai per Papello sono proseguiti fino a febbraio 2020, quando è finito in carcere per custodia cautelare per ipotesi di corruzione e di bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale (“responsabile di una pluralità di condotte delittuose tutt’altro che occasionali, poste in essere senza soluzione di continuità, per un considerevole intervallo di tempo...”, scrive il gip Daniela Caramico D’Auria).
** https://www.youtube.com/watch?v=u1Gx-9AqNdg
*** Nel Protocollo di intesa si indica “un adeguamento dell’attuale viabilità attraverso una variante alla strada provinciale di Rosano da realizzarsi nel comune di Fiesole per evitare l’attraversamento dell’abitato di Vallina, limitandone le intersezioni con l’attuale tracciato della statale 67 in modo da migliorare le condizioni di traffico nei centri abitati”.
FONTE ARTICOLO: https://www.bathontheriver.it/it/it/politiche/item/1989-sul-viadotto-di-vallina-non-stavano-scherzando.html
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