La semplificazione non si fa abolendo le norme e la burocrazia, ma facendo leggi chiare, applicandole bene e con personale qualificato e ben formato. L’abolizione delle regole trasforma la democrazia in una giungla dove domina la legge del più forte.
Questo l’esordio dell’appello inviato da Italia Nostra Firenze al Presidente della Repubblica, incontemporanea al varo da parte del Governo dell’annunciato Decreto “Semplificazioni del sistema Italia”. Con questo appello si intende innanzi tutto dire NO alla reiterata richiesta di poteri speciali avanzata dai Sindaci o da attribuire a specifici Commissari e di introduzione del principio del silenzio-assenso in materia di rilascio delle prescritte autorizzazioni paesaggistiche e ambientali.
In attesa di un esame approfondito del testo del decreto, del quale per ora è stata pubblicata una bozza ancora da definire in alcuni dettagli, abbiamo voluto esprimere al Capo dello Stato la nostra contrarietà all’idea di sfruttare i provvedimenti emergenziali di natura sanitaria per estenderli anche alle problematiche economiche e sociali causate dai mesi in cui il nostro paese è stato impegnato a fronteggiare la fase più acuta dell’emergenza epidemiologica da Covid-19. In particolare, non possiamo accettare che, per questi motivi eccezionali, si debba derogare alle norme di legge che, in attuazione dell’art. 9 della Costituzione, tutelano i beni culturali e il patrimonio del nostro paese.
In merito alla finalità principale del decreto, cioè “realizzare un’accelerazione degli investimenti e delle infrastrutture attraverso la semplificazione delle procedure in materia di contratti pubblici e di edilizia“, Italia Nostra crede fermamente che la soluzione non sia quella di dare maggiori poteri esecutivi a chi, fino ad oggi, ne ha già avuti moltissimi e li ha spesso gestiti male, o a rendere diffusi i modelli commissariali nati solo per fronteggiare catastrofi gravi, come terremoti o come il crollo di un’importante infrastruttura quale il viadotto di Genova.
I ritardi e le storture verificatisi negli ultimi decenni nel settore degli appalti delle opere pubbliche o nella gestione dell’edilizia e dell’urbanistica non nascono solo e soltanto da meccanismi autorizzativi farraginosi, ma soprattutto dalla perdita delle cultura del progetto da parte delle stazioni appaltanti pubbliche e degli appaltatori.
Ma di tutto questo, nel dibattito sul modo in cui dobbiamo ricostruire il nostro paese dopo i due mesi di lockdown, purtroppo non troviamo alcuna traccia. LEGGI L’APPELLO DI ITALIA NOSTRA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
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