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lunedì 17 febbraio 2020

Position paper Utilitalia su bioplastiche e compostaggio

rifiuti organiciUtilitalia, federazione delle imprese operanti nei servizi pubblici, ha recentemente pubblicato un “position paper” sulla gestione e il recupero delle bioplastiche (scaricabile qui), tema scottante dopo le polemiche cha hanno contrapposto alcuni centri di compostaggio con i produttori di biopolimeri in merito all'effettiva compostabilità dei manufatti certificati secondo lo standard UNI EN 13432 nei moderni impianti industriali.
"Questo documento - spiega la federazione - nasce dalla necessità di evitare che le incertezze nella gestione e le difficoltà nella valorizzazione dei rifiuti di prodotti in bioplastica (soprattutto agli occhi dell’opinione pubblica e delle amministrazioni locali) ricadano sulle sole imprese che raccolgono e trattano i rifiuti e che, di conseguenza, la soluzione al problema rimanga a loro esclusivo carico".
Utilitalia chiede di valutare (e rivalutare) con molta attenzione "non solo le opportunità, ma anche i rischi associati alla progressiva diffusione di manufatti in bioplastica, al fine di governare questo sviluppo individuando le più corrette modalità di gestione di tali materiali lungo l’intero ciclo di vita”. "Occorre evitare - aggiunge - che le scelte siano dettate dalle sole logiche di mercato, senza che sia costruita una preventiva strategia che coinvolga tutti i soggetti della filiera”.
I rischi evidenziati dalla federazione sono legati anche all’aumento delle importazioni di manufatti in bioplastica dall’Asia, che potrebbero non rispettare i più rigidi standard europei o esporsi a contraffazioni (come nel caso dei sacchetti).
compostC’è poi il tema delle bioplastiche raccolte in modo non sempre omogeneo e univoco con la differenziata. Anche quando entrano nel flusso del al rifiuto organico, potrebbero emergere criticità nella fase di trattamento. In primis perché "avendo un peso specifico nettamente inferiore rispetto a quello del rifiuto organico, le bioplastiche occupano un volume molto più importante per unità di peso e, in prospettiva, potrebbero determinare un incremento degli stessi costi di raccolta (oltre a quelli di trattamento)”.
Inoltre, se il manufatto in bioplastica è un imballaggio, su di esso grava un CAC, il quale dovrebbe generare un corrispettivo per il ristoro dei costi di gestione dei rifiuti che ne derivano. “Tuttavia - sottolinea la Federazione - allo stato attuale, la raccolta delle bioplastiche con il rifiuto organico non è remunerata dal Sistema dei consorzi obbligatori, rendendo con ciò impossibile accedere ai corrispettivi Corepla sia per le aziende di raccolta sia per gli impianti di trattamento. In questo modo, i costi della selezione e del trattamento delle bioplastiche che finiscono negli scarti devono essere sommati ai mancati ricavi derivanti dai mancati corrispettivi”.
bioplasticheLa compostabilità dei manufatti in bioplastica negli impianti industriali, è sancita dalla norma UNI EN 13432:2002 "Requisiti per imballaggi recuperabili mediante compostaggio e biodegradazione - Schema di prova e criteri di valutazione per l'accettazione finale degli imballaggi”. La norma stabilisce tempi e condizioni di trattamento (come temperatura e umidità) per la verifica della biodegradabilità di un materiale (per la quale sono previsti 6 mesi) e della sua compostabilità, ovvero della sua capacità di disgregarsi in frammenti di dimensioni inferiori ai 2 mm entro circa 3 mesi.
"Tuttavia - si legge nel position paper di Utilitalia - condizioni e tempi previsti nella norma non coincidono in modo univoco con quelli reali dei processi industriali, anche perchè gli impianti oggi esistenti sono stati progettati per trattare determinate matrici (prevalentemente rifiuti biodegradabili di cucine e mense o di giardini e parchi) e non certo bioplastiche”.
Anche il 'marchio di compostabilità’ di un materiale viene spesso interpretato, in modo diretto ed estensivo, come una certificazione della sua effettiva compatibilità con i processi industriali di trattamento del rifiuto organico. “ Il rispetto della UNI EN 13432:2002 - continua il documento - rappresenta una condizione necessaria ma non sufficiente di compostabilità a livello industriale con gli esistenti processi industriali di trattamento del rifiuto organico. Per questo ad esempio il marchio 'Compostabile CIC' comprende chiaramente la dicitura: 'Verifica con il tuo Comune/Gestore Locale le modalità di conferimento e raccolta dei rifiuti'”.
raccolta differenziataSecondo la Federazione, le scelte relative al destino di un rifiuto non possono essere definite unicamente, a priori, dalla presenza di una certificazione di specifiche caratteristiche tecniche del prodotto che ha dato origine al rifiuto. "Queste scelte sono e devono rimanere legate anche ai sistemi di raccolta dei rifiuti urbani, alle tecnologie presenti negli impianti destinati al loro trattamento (che peraltro possono non essere gestiti dallo stesso soggetto che effettua la raccolta) e all’organizzazione generale della gestione dei rifiuti in un dato territorio".
Il position paper si chiude affermando "che l’evoluzione dell’industria delle bioplastiche richiederà nei prossimi anni importanti trasformazioni al sistema nazionale di gestione e recupero delle risorse. Tuttavia, solo se questa trasformazione riuscirà ad essere governata nell’ambito di una strategia condivisa fra tutti i soggetti della filiera, le bioplastiche potranno continuare ad essere una grande opportunità in termini di efficienza industriale e sostenibilità ambientale".
Vedi anche: La gestione e il recupero delle bioplastiche - Federazione Utilitalia (PDF)

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