PIETRASANTA. La parola fine, in calce ad una vicenda, quella
dell’inceneritore del Pollino intrisa di veleni e carte bollate, è stata
scritta nei giorni sorsi dal Consiglio di Stato. Sentenza che, nella sostanza
21 MARZO 2015 PIETRASANTA. La parola fine, in calce ad una vicenda, quella dell’inceneritore del Pollino intrisa di veleni e carte bollate, è stata scritta nei giorni sorsi dal Consiglio di Stato. Sentenza che, nella sostanza, ha dato ragione alla Provincia di Lucca in merito al ricorso di Tev – la società che gestiva l’inceneritore - sull'annullamento dell'autorizzazione all'impianto e ha respinto la richiesta di annullamento della precedente sentenza del Tar della Toscana.
Si chiude in questo modo il principale contenzioso partito dall'annullamento delle concessioni della Provincia, avvenuto nel 2011, quando il servizio ambiente dell'amministrazione provinciale, tenendo conto dei dati tecnici disponibili, decise, di fatto, la sospensione dell'attività dell'impianto del Pollino, località Falascaia.
L’annullamento dell’autorizzazione, rilasciata dalla Provincia all'impianto di Falascaia nel 2006, era stato realizzato attraverso un procedimento di autotutela. Al momento del rilascio, infatti, vi era stato un collaudo dell'impianto che utilizzava i dati del sistema di monitoraggio in continuo dell'impianto stesso, forniti dal gestore al collaudatore e, di conseguenza, alla Provincia stessa, dati che sembravano rispettare i limiti di legge.
La decisione della revoca era stata presa dopo che l'ente di Palazzo Ducale aveva potuto acquisire dalla Procura di Lucca la relazione che dimostrava come tali dati forniti da Tev non fossero veritieri e, pertanto, venivano a mancare i presupposti di legittimità per l’atto fatto a suo tempo. Provvedimento contrastato da Tev che decise, come detto, di ricorrere al Tar per far valere le proprie ragioni. Tev aveva già incassato la sentenza negativa al ricorso presentato al Tar della Toscana su tre atti: l'ordinanza di bonifica, l'annullamento dell'autorizzazione e il mancato rilascio dell'autorizzazione dello scarico delle acque reflue, chiedendo un risarcimento di oltre otto milioni di euro al rappresentante legale della Provincia.
«Il Tar, infatti, si era pronunciato a favore della Provincia, respingendo i tre ricorsi, con ampia e piena condivisione dell'operato e delle argomentazioni della Servizio Ambiente dell’amministrazione provinciale che aveva tenuto conto dei dati tecnici disponibili e dei contributi istruttori autonomamente acquisiti nel 2011» si legge in una nota.
Il successivo approdo dalle parti del Consiglio di Stato, per Tev, è stato però un nuovo fallimento alla voce sentenze in quanto il provvedimento impugnato non è stato ritenuto come ingiusto, illogico, sproporzionato o irragionevole. Al contrario, sempre il Consiglio di Stato ha giudicato l'operato dell'amministrazione provinciale di Lucca «saldamente ancorato - aggiunge la nota - alle proprie necessarie condizioni di legittimità, in quanto esistevano in concreto tutte le condizioni sia tecniche, sia giudiziarie per l'iniziativa di autotutela intrapresa».
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