Nella fase finale dell’iter di approvazione il
Piano di Indirizzo Territoriale con valenza di Piano Paesaggistico della
Toscana è stato minato con una carica esplosiva, salta il risultato di
un’attenta politica di tutela del territorio che da quattro anni l’assessore
Anna Marson porta avanti con coerenza, e finora con l’appoggio del presidente
Enrico Rossi. Si tratta del maxiemendamento che, a nome di tutto il PD, è stato
presentato alla commissione ambiente del Consiglio regionale. Al fine di
introdurre modifiche sostanziali alla Disciplina di piano, modifiche che
stravolgono il testo approvato dalla Giunta. E non si tratta solo dei “regali” fatti
alle imprese del marmo, che potranno continuare indisturbate a saccheggiare il
patrimonio delle Alpi Apuane.
Emblematico quanto viene proposto di aggiungere
all’art.3 comma 2: “le criticità contenute nelle schede di ambito
costituiscono valutazioni scientifiche non vincolanti a cui gli enti
territoriali non sono tenuti a fare riferimento nell’elaborazione degli
strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica”. Questo
emendamento, la cui formulazione è identica ad un altro presentato da Forza Italia
(che ha sempre dichiaratamente avversato il Piano), trasformerebbe tutte le
“direttive” rivolte agli enti locali in “indirizzi” sostanzialmente privi di
cogenza. Se passasse la Toscana tornerebbe indietro alle politiche che hanno
consentito, negli scorsi decenni, di causare pesanti ferite al paesaggio in
nome dell’autonomia dei singoli Comuni, fatalmente collusi con interessi
immobiliari, nel tentativo di far quadrare i bilanci. In definitiva, ridurre le
norme che la Regione trasmette ai Comuni a semplici suggerimenti
significherebbe annullare del tutto l’efficacia del piano.
Eppure si era parlato di una svolta radicale
nella gestione del territorio quando ne era stato affidato l’assessorato ad
Anna Marson, esponente della miglior cultura urbanistica nel nostro paese. Le
aspettative non erano state deluse, visto che il lavoro dell’assessorato aveva
già portato, lo scorso novembre, all’approvazione della nuova legge urbanistica
(ferma presso la Direzione legislativa della Presidenza del Consiglio) che è stata
accolta in tutta Italia come il primo efficace e deciso intervento contro il
consumo di suolo; non solo, ma proprio l’elaborazione del Piano Paesaggistico
(con la partecipazione di tutte le Università toscane) aveva prodotto in questi
pochi anni un patrimonio conoscitivo sulle strutture territoriali quale non si
era mai visto.
Il Piano è articolato in venti “ambiti”
(corrispondenti in genere a regioni storiche) e quattro “invarianti”, ossia
nodi della relazione fra le strutture naturali e la storia dell’insediamento
umano: nei settori della tutela idrogeologica, delle reti ecologiche, di quelle
insediative e infine del paesaggio agrario. Per ogni ambito è stata prodotta
una scheda monografica che tratta delle quattro invarianti, corredata di tutta
la cartografia necessaria a localizzare e interpretare i fenomeni. Va da sé che
nei testi delle schede vengono individuati anche i principali fattori di
rischio in ciascuno dei campi, e dunque vengono segnalate quelle che sono state
chiamate “criticità”.
Il Piano si propone quindi di superare tali
criticità, o almeno di ridurre i fattori di rischio. Nel fervore delle
polemiche di questi mesi, seguite alla presentazione del Piano, proprio il
termine criticità è stato strumentalizzato e presentato come se esprimesse
invenzioni dei ricercatori: per il Piano “il marmo è una criticità”, oppure “i
vigneti sono una criticità”, si è sentito dire, oppure “basta con queste
criticità”, come se fosse sufficiente cancellarle dal testo per eliminarle
dalla realtà. L’apoteosi è di questi giorni, nell’ultima fase di dibattito in
sede di Commissione Consiliare: l’emendamento PD/FI attribuisce espressamente
le criticità all’interpretazione maligna di un gruppo di ricercatori; la
lettura del territorio in termini “scientifici”, nel testo dell’emendamento, è
inteso in senso negativo. Che cosa vogliono i soliti professoroni? I Comuni
sanno benissimo come comportarsi.
L’emendamento rischia di annullare non solo la
normativa contenuta nella Disciplina di piano ma anche tutto il lavoro
di copianificazione portato avanti con il Ministero dei beni culturali, che
avrebbe garantito di aggiornare la gestione delle aree sottoposte ai vincoli
pubblici, fra le quali anche le fasce di rispetto fluviali o autostradali. Come
ventilato dalla sottosegretario Borletti Buitoni c’è il rischio che il Ministro
tolga la firma a un Piano che non rispetta le condizioni previste dal Codice
del paesaggio, il che annullerebbe la prima esperienza fatta in proposito in
Italia e annullerebbe le semplificazioni burocratiche.
La Rete dei Comitati per la difesa del
territorio promuove quindi un appello per l’approvazione del Piano
Paesaggistico della Toscana, nella versione approvata dalla Giunta presieduta
da Enrico Rossi a seguito delle osservazioni e delle controdeduzioni.
22 febbraio 2015.
Ass. Rete dei Comitati per la difesa del Territorio
Reg.12855/3-12-08
CF. 94164340484
IBAN - IT48L0616002824000017125C00
Sede legale P.za Prato ai Pini, 7 - 50014-Fiesole (FI)
Sede segreteria Via Lorenzoni, 34 - 50012-Bagno a Ripoli (FI)
rete@territorialmente.it
toscanacomitati@libero.it
Per associarsi vedi:http://www.territorialmente.it/come-associarsi
Reg.12855/3-12-08
CF. 94164340484
IBAN - IT48L0616002824000017125C00
Sede legale P.za Prato ai Pini, 7 - 50014-Fiesole (FI)
Sede segreteria Via Lorenzoni, 34 - 50012-Bagno a Ripoli (FI)
rete@territorialmente.it
toscanacomitati@libero.it
Per associarsi vedi:http://www.territorialmente.it/come-associarsi
Nessun commento:
Posta un commento