Iren
sull'orlo di una crisi di nervi
Il 15 ottobre 2008, con la
delibera 938, la Provincia di Parma dava il via al progetto
dell'inceneritore di Parma.
Sono praticamente passati 6
anni e il bilancio è disastroso.
A Ugozzolo troneggia
soltanto l'inceneritore, mentre il progetto prevedeva la
realizzazione di altri edifici con impianti di trattamento dei
rifiuti urbani che permettessero lo smantellamento completo della
vecchia sede dell'inceneritore, al Cornocchio.
Invece, agli impianti
obsoleti del Cornocchio, continuano ad andare i rifiuti
indifferenziati e le raccolte differenziate.
Il teleriscaldamento è
stato collegato al camino ma l'estensione prevista della rete è
molto lontana dagli obiettivi (e obblighi) di Enìa/Iren,
determinando un surplus dei flussi emissivi “autorizzati” alla
messa a regime dell’impianto.
E’ scaduta la delibera di
VIA e di AIA (anche dopo la proroga di 4 mesi) e la nuova AIA non è
stata ancora emessa per la documentazione carente presentata da Iren,
per continue richieste di modifiche “in corso d’opera” e per i
ritardi alla presentazione delle integrazioni richieste.
Si potrebbe affermare che
ora sia tutto da rifare, anche perché rispetto al 2008 è cambiato
il mondo e i “numeri” del progetto non rappresentano più la
reale situazione del territorio provinciale di Parma.
Con il capoluogo al 70% di
raccolta differenziata verranno a mancare nel 2014 15 mila tonnellate
di rifiuti indifferenziati, che caleranno ancora nel 2015.
Il boschetto mangiapolvere,
fantasmagorico “must” del progetto, è stato piantumato con
essenze a foglia caduca.
Significa che per metà
dell'anno gli manca lo strumento (le foglie) per intercettare le
polveri.
E' inoltre una specie di
distesa di rami secchi, con esemplari ancora giovanissimi che, se non
sono morti, sono talmente esigui che non raggiungeranno alcun effetto
per anni come ammesso dalla stessa Iren (è previsto il
raggiungimento degli obiettivi di “assorbimento”
dell’inquinamento tra 10 anni).
Iren è sotto diffida perché
all’impianto del Cornocchio, visto che l'autorizzazione lo
consente, arrivano anche rifiuti speciali da fuori provincia, poi
avviati all'inceneritore nonostante il vincolo autorizzativo di
accogliere solo rifiuti originati nella provincia di Parma..
Il mancato completamento e
attivazione della rete di teleriscaldamento ha comportato quindi il
mancato rispetto delle prescrizioni dell'Aia del 2008, così come la
non realizzazione degli edifici di completamento del Paip, che ha
addirittura chiesto un differimento di 5 anni (!), che è stato
respinto dalla Provincia e dal Comune.
Iren si trova a dover rifare
la procedura di valutazione di impatto ambientale per questi aspetti
e dovrà ripartire da capo per gli aspetti edilizio/urbanistici per
le parti non realizzate.
La crisi è evidente e come
Iren intende uscirne è ancora indefinito.
L'impianto non garantisce
come promesso l'autosufficienza territoriale.
La raccolta dell'organico
finisce a Carpi per il trattamento a la trasformazione in compost,
idem per quanto riguardo la Forsu, la frazione putrescibile derivante
dalla selezione dell'indifferenziato, con costi ovviamente pesanti
per le casse pubbliche.
L'impianto di compostaggio
di Malcantone giace, nonostante i progetti di revamping, senza un
futuro.
Le ceneri e le polveri dai
sistemi di abbattimento prendono destinazioni extraprovinciali, e
costituiscono quella necessità di discarica sempre negata dai
fautori del forno.
Nessun progetto di riciclo
delle plastiche miste, che in Toscana diventano un business
milionario alla Revet di Pontedera e da noi un costo per il Comune e
quindi per i cittadini.
Il teleriscaldamento non ha
clienti che consentano di spegnere caldaie, quindi il mancato
risparmio di inquinanti risulta evidente.
Le centrali in centro
dovranno continuare a bruciare per garantire l'acqua surriscaldata
del circuito oggi attivo.
Iren è in evidente
difficoltà anche per l'ormai vicinissima scadenza del contratto per
la raccolta dei rifiuti (31 dicembre 2014) con una gara europea che
dovrà seguire e che non è detto sia di facile conquista.
Potrebbe capitare che ci si
ritrovasse un impianto che non ha rifiuti da bruciare,
irrimediabilmente spento e inattivo.
I costi alla tonnellata per
incenerire i rifiuti a Parma sono proibitivi e assolutamente fuori
mercato (Brescia 90 euro, Parma 160), per cui converrebbe perfino a
Iren (sic!) portare i rifiuti altrove e probabilmente risparmierebbe
qualcosa.
Il mancato varo del nuovo
piano regionale rifiuti ha gelato le speranze di Iren di poter fare
affluire rifiuti da fuori provincia.
Le indicazioni europee
indicano al 2020 il divieto di incenerire rifiuti riciclabili e/o
compostabili.
La recentissima sentenza del
Tar ha dato ragione alla Provincia che aveva diffidato Iren
dall'utilizzo al Paip di rifiuti provenienti da fuori territorio come
da prescrizione del 2008 tuttora vigente.
Fossimo nei panni dei
dirigenti di Iren, ordineremmo qualche lotto di analgesici.
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