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Le attività e aperture del Laboratorio di Riparazione e Riuso di Londa 
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martedì 10 luglio 2012

Azzorre, addio all’anticiclone «Cambia il clima, non è folklore»


Per il meteorologo Luca Mercalli siamo davanti ai primi effetti del riscaldamento globale della Terra «Nulla è stato fatto per mitigare i danni. Ora andrà peggio e servono strategie di adattamento»
 
Allarme siccità in agricoltura: «L’acqua c’è ma non basta» 
Il grande caldo non tarda a far sentire i suoi effetti nelle campagne italiane, dove «l’acqua c’è, ma non basta». A lanciare l’allarme è l’Anbi, l’associazione nazionale bonifiche e irrigazioni, che segnala rischi di cali produttivi per il pomodoro e per il mais e ricorda come l’87% del made in Italy agroalimentare dipenda dall’irrigazione. «I ripetuti anticicloni africani - spiega l’Anbi - aumentano le necessità idriche delle colture. Ma i costi produttivi si incrementano e le portate irrigue non sono sufficienti». In allarme per la situazione «sempre più critica» anche la Cia-Confederazione italiana agricoltori. La siccità avanza, e dopo il nord sta colpendo il centro Italia, in particolare l’Umbria. «Decine di milioni di euro stanno evaporando», denuncia la Cia secondo la quale c’è il rischio di perdere tra il 30 e il 60 per cento della produzione.
di Natalia Andreani wROMA «L’Anticiclone delle Azzorre ha lasciato il passo, e ormai da qualche anno, agli anticicloni africani che stanno facendo sudare l’Italia e ai quali qualcuno ha dato nomi impropri e folkloristici per catturare l’attenzione dei media. Ma i cambiamenti climatici ai quali stiamo assistendo non sono folklore. Anzi». Non è ottimista Luca Mercalli, ricercatore scientifico, docente di meteorologia e autore di numerose pubblicazioni sui mutamenti dovuti al riscaldamento globale del pianeta. Intende dire che Caronte, Minosse, Lucifero e compagnia sono un’invenzione giornalistica? «No, ma quei nomi li ha inventati qualcuno in Italia inseguendo una logica da supermarket buona per vendere un prodotto e non hanno nulla a che fare con quelli originariamente assegnati a questi anticicloni africani dall’ente europeo, con sede a Berlino, che da oltre 70 anni dà i nomi alle strutture meteo. Nomi meno spettacolari, certo, che solo noi cambiamo». L’estate mediterranea invece è cambiata radicalmente e non per gioco. E’così? «Da circa un decennio i cambiamenti climatici annunciati dalla comunità scientifica sono sotto gli occhi di tutti. Anche lo scorso giugno è stato il terzo più caldo degli ultimi 200 anni. E purtroppo abbiamo fatto pochissimo, per non dire nulla, sul fronte della mitigazione. Scaduti gli accordi di Kyoto non resterà più niente, la situazione è peggiorata e sinora non abbiamo registrato alcuna volontà politica di invertire la rotta». Gli eventi estremi intanto si moltiplicano. Colpa dell’innalzamento della temperatura terrestre? «Sì, e parliamo di un’ evoluzione molto rapida. Ragione per la quale il tempo per intervenire con misure di mitigazione è molto ridotto. Basti pensare che la Ue sta preparando un documento che uscirà il prossimo anno dal titolo “Strategie di adattamento”». Detta così suona come una minaccia. «No, qui non si tratta di fare del catastrofismo, ma di realizzare che i cambiamenti ormai ci saranno in ogni caso. E che dunque bisognerà essere pronti. D’altra parte se mancasse l’acqua e dovessimo costruire una diga servirebbero anni». Qualche anticipazione sul rapporto Ue? «I problemi che si presenteranno sono noti e già li stiamo vivendo anche se in maniera ancora più o meno controllabile. L’Europa meridionale avrà siccità con ondate di calore e aumento degli eventi alluvionali estremi durante i mesi invernali. Nel Nord, invece, ci saranno precipitazioni eccessive. Con conseguenti frane e perdita , solo per dirne una, della biodiversità». Alternative? «Vivere la crisi economica come una favolosa possibilità di cambiare stili di vita. Non è certo producendo all’infinito oggetti, rifiuti ed energia che ci salveremo. E questa non è la mia opinione, ma il pensiero profondamente strutturato dell’intera comunità scientifica. Nei momenti critici è importante fare la mossa giusta. Ascoltare i segnali che già ci sono. La spia di stallo è accesa, ma noi sembriamo ignorarla."

Il Tirreno 
Pagina 7 - Attualità 

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