Anche la Senatrice Anna Donati, firmataria della proposta lanciata dall'Avv. Gianluigi Ceruti su un PIANO DI MANUTENZIONE dei Beni Pubblici Ambientali e Culturali da finanziare coi Fondi Europei (sottoscritta anche come associazioni della Valdisieve - vedi altro Post), e ora Responsabile della Mobilità di Kyoto Club - manutenzione delle reti e sicurezza stradale - dà il suo contributo su quanto si potrebbe fare con i fondi europei in tema di manutenzione.
Ecco il testo
manutenzione
delle reti e sicurezza stradale assenti nel pnrr next generation italia
di
Anna Donati, Responsabile Mobilità Kyoto Club
L’Italia ha
un deficit di MANUTENZIONE nelle infrastrutture stradali e autostradali,
come è emerso in modo drammatico con il crollo del Ponte Morandi nel 2018. E
come accade a molte latitudini del paese da sud a nord, per ponti, viadotti,
scarpate, strade e superstrade.
Fenomeni aggravati dai mutamenti climatici che inducono eventi estremi come pioggia, siccità, bombe d’acqua localizzate, che rendono un territorio già fragile, dove poco si è intervenuto contro il dissesto, molto denso ed urbanizzato, assai pericoloso.
Il deficit della rete stradale provinciale in Italia. Secondo uno
studio di ACI-Fondazione Caracciolo, le attuali inefficienze e criticità della
rete provinciale delle strade sono dovute al fatto che, negli ultimi 10 anni,
sono mancati investimenti in manutenzione per 42 miliardi di euro. Una stima
del fabbisogno annuo per la manutenzione ammonta a 6,1 miliardi di euro: 1,7
per la manutenzione ordinaria e 4,4 per quella straordinaria. Secondo lo studio
del 2018 “ogni chilometro di provinciale richiede, in media, 46.000 euro l’anno,
ma le risorse oggi stanziate non superano i 500 milioni, sufficienti alla
manutenzione di poco più di 10.800 chilometri: l’8% della rete provinciale”.
“959 morti
sulla rete extraurbana secondaria – sottolinea Giuseppina Fusco, presidente
della Fondazione Caracciolo di ACI – rappresentano il 30% del totale dei
decessi sulle nostre strade. Non possiamo continuare a far finta di nulla: gli
investimenti per la manutenzione devono essere una priorità. Lo dobbiamo alla
tutela della vita umana e allo sviluppo del nostro Paese e dei territori che
vivono di artigianato, agricoltura, piccola impresa e turismo”.
La scarsa manutenzione delle Autostrade.
Secondo i
dati diffusi nelle relazioni di vigilanza ministeriali, la società Autostrade
SPA, tra il 2009 e 2018 ha dimezzato gli investimenti, mentre invece ha
aumentato i dividendi: ai soci 6 miliardi, per la manutenzione solo 4 miliardi.
Facendo le somme, si scopre che nei dieci anni precedenti il crollo del
ponte Morandi i soci di Aspi – a partire dalla controllante Atlantia di
cui la famiglia Benetton attraverso la holding Edizione è primo socio
– hanno incassato più di 6 miliardi di dividendi (la stragrande
maggioranza degli utili realizzati). Per il 2018, l’anno del crollo del Ponte Morandi,
è invece stato staccato un assegno di 518 milioni: comunque più di quanto
speso per riparare e tenere in sicurezza le infrastrutture affidate.
Nello
stesso periodo la manutenzione e sicurezza sono stati dedicati circa 4
miliardi: in media 400 milioni l’anno. Cifra che risulta in linea con il minimo
previsto dalla convenzione con lo Stato, ma che richiede anche che il
concessionario mantenga la funzionalità delle infrastrutture attraverso la
manutenzione e la riparazione tempestiva. Appare evidente che non tutto il
necessario è stato fatto come ha dimostrato la tragedia di Genova del 2018.
Inoltre se si valuta il periodo 2000-2017 la spesa media annua cala
ulteriormente, a circa 270 milioni.
Quindi è
evidente come le regole che governano in modo strutturale le concessioni
autostradali tra lo Stato e le società private e pubbliche non tutelino
l’interesse pubblico, non assicurino la manutenzione e la messa in sicurezza
delle infrastrutture, che sono state realizzate con risorse pubbliche e che
costituiscono beni pubblici e monopoli naturali per i trasporti dei
cittadini/e.
Anche diverse Relazioni di vigilanza sulle concessioni
autostradali della Corte dei Conti sono arrivate alla stessa conclusione,
censurando regole a vantaggio degli azionisti e dei soci a scapito
dell’interesse pubblico, sia in ordine ai sistemai tariffari, ai dividendi che
alla manutenzione ed investimenti sulle Reti. E hanno puntato il dito non solo
su Autostrade per l’Italia ma su tutti i 6000 km di rete autostradale italiana,
che soffre degli stessi problemi di deficit manutentivo.
Queste
regole vanno dunque riscritte con l’obiettivo di tutelare e mantenere questi
beni comuni che costituiscono un patrimonio comune dei cittadini/e italiani.
Anche Anas ha un evidente deficit di manutenzione e sicurezza
Anche Anas
ha gli stessi problemi di manutenzione della rete autostradale e della rete
provinciale: le risorse per la manutenzione sono scarse, diversi investimenti
di adeguamento e messa a norma delle Strade Statali non avanzano. Un caso su
tutti è l’adeguamento della SS1 Aurelia da Capalbio a Grosseto che ha circa 30
km a due corsie totali, diventando una strada molto pericolosa.
Il dato
sulla mortalità ed incidentalità stradale resta un punto di grave
preoccupazione sulle strade ed autostrade italiane con 3.173 morti e oltre
241.000 feriti sulle nostre strade nel 2019. Ne consegue che le tendenze in
atto negli ultimi anni non consentiranno di rispettare gli obiettivi di
sicurezza stradale fissati al 2020 e zero morti sulle strade al 2050.
Inoltre, la digitalizzazione e le connessioni in grande crescita, l’elettrificazione dei veicoli e dei servizi da perseguire, le sperimentazioni in corso per l’auto a guida autonoma, la crescita della condivisione dei veicoli, sono elementi che richiedono per il futuro una strada, oltre che sicura, diversa dal nastro d’asfalto che abbiamo conosciuto sino ad ora, dotata di nuovi servizi per l’utente: quella che abbiamo definito smart & green road.
Le risorse necessarie per la manutenzione delle infrastrutture beni
comuni nel PNRR
Nel PNRR Next Generation Italia approvato dall’ex Governo Conte il 12
gennaio 2021 la sicurezza stradale non è un obiettivo significativo.
I fondi previsti a questo scopo sono minimi così come non viene
rifinanziato il Piano Nazionale per la Sicurezza Stradale. Per le città e la
moderazione del traffico non si trovano indicazioni nel PNRR, nonostante una
grande parte di incidentalità avvenga nelle aree urbane italiane grandi e
piccole. Anche per la sicurezza sulle strade e la manutenzione della rete
esistente vi sono scarse risorse pari a 1,6 miliardi, come si deduce dalla
tabella M3C1, nonostante la dura lezione del crollo del Ponte Morandi. E poi
c’è da restare colpiti che di queste scarse risorse ben 1,15 miliardi siano
destinate solo alla messa in sicurezza e adeguamento antisismico
dell’autostrada A24-25, a cui dovrebbe provvedere il concessionario nell’ambito
del suo Piano Economico e Finanziario (magari da rivedere se è inadeguato
all’obiettivo).
Mentre ad Anas per la sua rete sono destinati solo 0,45 miliardi per il monitoraggio dinamico e interventi di manutenzione.
Da queste considerazioni si ritiene che il PNRR che il Governo Draghi sta rivisitando debba assicurare adeguati investimenti per:
1- Manutenzione
della rete stradale Anas e Regionale esistente, messa in sicurezza e
adeguamento tecnologico ai fini di una miglior tutela degli utenti;
2- Innovazione tecnologica sulla rete stradale, per migliorare il servizio e le connessioni, con sistemi di controllo automatico della velocità;
Una prima quantificazione delle risorse necessarie per questi interventi di manutenzione della rete stradale e messa in sicurezza delle infrastrutture deriva da una stima degli investimenti prioritari inclusi nell’Allegato Infrastrutture e Mobilità DEF 2020 ItaliaVeloce.
Per gli
interventi di manutenzione e messa in sicurezza, con interventi di manutenzione
straordinaria sulla rete stradale (non in concessione), ferroviaria, su ponti e
viadotti nei porti, si stima un costo complessivo di 24,1 miliardi di cui disponibili
sono 20,5 mentre resta un fabbisogno residuo da coprire di 3,5 miliardi.
Si propone che questi 3,5 miliardi per manutenzione e sicurezza siano inseriti tra gli investimenti del PNRR Next Generation Italia.
Anna DonatiAmbientalista, è esperta di mobilità sostenibile ed
infrastrutture di trasporto.
Collabora con Kyoto Club sui temi della mobilità
sostenibile, per contrastare le emissioni di C02 nei trasporti.
Fa parte dell’Osservatorio Nazionale per la Sharing Mobility, promosso dalla
Fondazione per lo sviluppo sostenibile e il Ministero dell'Ambiente e della
tutela del territorio e del mare (questa la denominazione precedente
all’attuale).
È portavoce della Alleanza per la Mobilità Dolce, una
rete di 40 associazioni che lavorano alla crescita dei cammini, delle ciclovie
e delle ferrovie turistiche, di borghi autentici e turismo sostenibile. Fa
parte dal 2018 del Consiglio Direttivo del Touring Club Italiano.
È stata Assessore alla Mobilità ed Infrastrutture del
Comune di Bologna e del Comune di Napoli. Eletta in Parlamento per i Verdi si è
occupata di mobilità urbana, servizi per i pendolari, piani di investimento
nelle reti, servizi e infrastrutture di trasporto per merci e passeggeri.
Eletta per tre legislature in Parlamento per i Verdi e
l'Ulivo, nel 2006-2008 è stata Presidente della Commissione lavori Pubblici e
Comunicazioni del Senato della Repubblica. Ha promosso la revisione del codice
in materia di appalti, la riforma delle concessionarie autostradali, il sostegno
agli investimenti ferroviari e per i pendolari, la riqualificazione del
trasporto pubblico locale, con risorse strutturali per lo sviluppo ed il
rilancio del servizio per i cittadini e la mobilità sostenibile nelle città. Si
è impegnata contro le grandi opere inutili e devastanti previste dalla Legge
Obiettivo.
Ha fatto parte del Consiglio di Amministrazione delle Ferrovie dello Stato. Ha lavorato al WWF Italia come responsabile trasporti ed è stata Direttore di ACAM, l’agenzia mobilità della Regione Campania.
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