“Modello Genova”. Per i lavori antisismici di Strada dei Parchi arriva l’uomo del ministero: riceverà 60 milioni per rifare cose già fatte (ma senza le gare)
Con l’articolo 206
del decreto legge “Rilancio”, in via di conversione in legge in Parlamento, la
ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli ha utilmente offerto al
Parlamento e all’opinione pubblica
una sorta di trailer di che cosa sarà la giungla degli appalti pubblici con gli
onnipotenti commissari “modello Genova” che sta per nominare: avranno il potere
di gestire in deroga a qualsiasi norma decine di miliardi di investimenti
pubblici. Sempre naturalmente con l’imperativo di
“fare presto”.
Nel
decreto Rilancio si è inserita la messa in sicurezza antisismica della A24 che
collega Roma con Pescara e L’Aquila. L’urgenza è pressante, come tutti sanno:
il terremoto dell’Aquila risale a 11 anni fa, durante i quali con grande
velocità ma senza troppa precipitazione si è discusso il da farsi per quei
numerosi viadotti che, se la scossa arriva, sono destinati a sbriciolarsi. Lo
sanno tutti, ma come insegna la storia del ponte Morandi, ci siamo affidati
allo stellone. Ed ecco che con l’articolo 206 arriva il commissario più veloce
del West. Egli dovrà in 30 giorni definire “il programma di riqualificazione
delle tratte delle Autostrade A24 e A25 comprensivo degli interventi di messa
in sicurezza antisismica e adeguamento alle norme tecniche sopravvenute”, cioè
rifare in un mese ciò che è già stato fatto in dieci anni. Nei successivi 90
giorni il commissario superman “procede alla definizione del programma ed
autonomamente rispetto al concessionario alla predisposizione o rielaborazione
dei progetti non ancora appaltati, definisce il fabbisogno finanziario e il
cronoprogramma dei lavori nel limite delle risorse che si rendono disponibili a
legislazione vigente e realizza i lavori a carico del contributo pubblico per
fasi funzionali secondo livelli di priorità per la sicurezza antisismica”.
Anche questo tutto già fatto negli scorsi 10 anni. I progetti sono stati già
fatti dalla concessionaria Strada dei Parchi, che fa capo al costruttore Carlo
Toto, su incarico del ministero (che li dovrà pagare) dopo il parere favorevole
del Consiglio superiore dei Lavori pubblici. È tutto talmente pronto che c’è
già lo stanziamento per la sicurezza sismica: 1990,9 milioni a carico dello
Stato e calcolati sul previsto costo di realizzazione dei progetti già fatti.
Ma per fare prima la ministra ha deciso di rifare tutto da capo. Solo che il
diavolo ci ha messo la coda. Il decreto prevedeva in origine di accelerare
l’investimento, dotando il commissario per i primi cinque anni di 754 milioni,
mentre il resto dei 2 miliardi sarebbe arrivato dopo il 2025 (notate la
velocità e la fretta). Ma ormai abbiamo imparato che quando i decreti escono
dal Consiglio dei ministri che li approva per andare in Gazzetta ufficiale può
succedere di tutto. E siccome l’accelerazione del finanziamento consisteva in
una rimodulazione, parola bellissima che significa crudamente che si
assegnavano alla A24 soldi già promessi a Rfi (la rete ferroviaria), dopo il
Cdm, sottobanco, Maurizio Gentile (ad uscente di Rfi, favorito nella corsa al
ricco “commissariato” della A24) si è ripreso i suoi 463 milioni, lasciando
all’autostrada sismica solo 291 milioni a disposizione fino al 2025. Tanta era
la fretta di spendere i 2 miliardi che si fa apposta un decreto per spendere da
qui al 2025 solo il 15% dei fondi. Il predecessore di De Micheli, Danilo
Toninelli, era così preoccupato per i viadotti abruzzesi da farsi approvare dal
Cipe una spesa di 750 milioni nei primi tre anni. Adesso, con De Micheli
l’acceleratrice, la spesa è di 80 milioni, di cui forse metà per le spese del
commissario. Infatti non è ancora finita.
Il
commissario, che potrà rifare i progetti già fatti (così li pagheremo due
volte) e approvarseli da solo per poi affidare i lavori senza gara a chi vuole
in deroga a tutto, sarà in carica fino a fine 2025. Data dopo la quale la
sistemazione sismica della A24 verrà, si presume, scommissariata. Per queste
magie acceleratrici il commissario potrà spendere fino al 3% del valore
dell’opera (60 milioni) ma dovrà farlo entro il 2025. Così nei primi cinque
anni spenderemo 291 milioni di cui 60 (il 20%) per il commissario incaricato di
accelerare il tutto rifacendo il lavoro già fatto. Altro che sbloccare i
cantieri. Questo sistema serve a sbloccare la felicità dei futuri commissari,
che infatti si stanno già scannando per essere nominati dai partiti.
Ora
immaginate questa follia del commissario moltiplicata per le 20-25 grandi opere
di cui si parla.
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