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giovedì 17 novembre 2016

Per l’aeroporto di Firenze non c’è da preoccuparsi: è solo una questione tra topolini e montagne

Ci siamo: a leggere le velenose polemiche tra il Presidente Rossi ed il Ministro Galletti, condite dalle inevitabili repliche di tecnici tirati in ballo sulla responsabilità di ipotizzati ritardi procedurali, l’aereo proveniente da Roma che porterà in dono a Firenze la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) del nuovo aeroporto di Peretola sembra stia per atterrare.
Manca veramente poco e poi finalmente il PARERE POSITIVO, cum summo gaudio, sarà annunciato non dal Papa ma quasi, vista la folta e qualificata rappresentanza dei favorevoli, che partendo dal Presidente del Consiglio, passa da Ministri e Sottosegretari, attraversa le istituzioni regionali e locali, coinvolge gran parte delle associazioni di categoria, e trova appoggio incondizionato nella stampa, mi pare senza eccezioni. L’Annunciazione, come andrebbe correttamente definita, sarà celebrata con un coro giubilante più numeroso di quello della Scala.

I giornali titoleranno con grande enfasi l’esito positivo della procedura, e accoglieranno con tante virgolettature le entusiastiche dichiarazioni dei padri di questa opera prodigiosa, perché pensando trattasi di una vittoria, tanti saranno quelli che se ne attribuiranno il merito. E d’altronde anche Flaiano diceva, a modo suo, che un vizio degli italiani è sempre stato quello di salire sul carro del vincitore.
Ma attenzione a non farsi trarre in inganno dal luccichio della festa, perché in questo caso, diversamente da come dice il proverbio vedrete che, il topolino partorirà la montagna.
La Commissione VIA del Ministero dell’Ambiente (il topolino), da mesi sotto assedio, produrrà probabilmente un documento che in premessa riporterà la locuzione PARERE POSITIVO (forse anche in grassetto e sottolineato come tante volte fatto), ma non mancherà di aggiungere un lungo, se non lunghissimo, elenco di prescrizioni riguardanti tutti i temi ambientali (dal rumore alla sicurezza idraulica), tutte le interferenze infrastrutturali, le necessarie tutele sanitarie e della salute pubblica, senza mancare di citare anche il tema della sicurezza del volo verso i trasportati e la cittadinanza e forse un passaggio sulle necessarie garanzie finanziarie visto che i costi dell’opera, anche solo per dare attuazione a tutte le richieste, lieviteranno a dismisura (e tutto questo costituirà la montagna).
Una montagna di prescrizioni (azzardo un numero: più di 100, se si conteranno anche tutte quelle ulteriori sub-indicazioni che le stesse prescrizioni potranno contenere al pari di un atto normativo suddiviso in articoli e commi) che schiacceranno l’intero progetto rendendolo irrealizzabile, come già successo per altre grandi opere similmente controverse e discusse. Una per tutte: l’autostrada tirrenica, che qualcuno considerò come già realizzata quando il Ministero dell’Ambiente concluse positivamente la procedura di VIA, e che a oggi sembra sia ancora in grembo a Giove, e d’altronde non poteva essere diversamente visto che il parere VIA su di essa fu accompagnato da oltre 150 prescrizioni che – di fatto – costituirono una bocciatura mascherata.
Perché è bene essere chiari su una cosa: in tema di valutazioni ambientali, il rapporto tra “progetto” e ”valutazione” è direttamente proporzionale: più il progetto è scarso o carente di contenuti più è alto il numero di prescrizioni ad esso attribuite, al fine di sopperire a quanto non è stato approfondito nella proposta.
E d’altronde, se non c’è la volontà di bocciare l’iniziativa, se si pretende di mantenerla in vita (perché così si è deciso e non si vuole tornare indietro), ma c’è la consapevolezza che la documentazione non risponde ai canoni di accuratezza previsti (e l’aeroporto di Firenze, non vi è dubbio, sarà assunto come esempio di approssimativa se non pessima progettazione), l’unica via di uscita onorevole per chi ha un ruolo tecnico è legata alla possibilità di predisporre una accurata elencazione di tutto ciò che non è stato fatto e che dovrà essere necessariamente fatto prima che l’opera sia realizzata.
Che non sia il caso di vantarsi eccessivamente di tali compromessi, credo ne convengano in molti. Cosi come molti pensano che sia giunta l’ora di pretendere progettazioni rispettose delle leggi, all’altezza delle aspettative, fatte da tecnici indipendenti, professionalmente qualificati e competenti.
E’ tempo di dare finalmente spazio a conoscenze e professionalità troppo spesso relegate in ambiti marginali del processo decisionale dove invece eccelle la mediocrità, perché la credibilità di una classe dirigente si misura anche dalla capacità di studiare proposte valutandone correttamente la sostenibilità.
A prescindere da ridicole diatribe tra politici alla disperata ricerca di un colpevole da mettere alla gogna per nascondere i propri limiti, se tali principi non entrano nel sentire comune, topolini, ahimè, continueranno a partorire montagne.
*Fabio Zita
Fabio Zita
Fabio Zita, architetto,  fino al 2014 dirigente del Settore VIA della Regione Toscana, membro della Commissione VIA nazionale, ha diretto in seguito il Settore Tutela, riqualificazione e valorizzazione del Paesaggio, coordinando fra l'altro la formazione del Piano Paesaggistico regionale.

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