Riceviamo
e pubblichiamo una lettera scritta da Maurizio Izzo, portavoce del
Comitato pendolari della linea ferroviaria Faentina, "Mugello attaccati
al treno". Una riflessione nata dopo un incontro in libreria tra i
pendolari e l'assessore regionale ai trasporti Vincenzo Ceccarelli per
la presentazione del libro "Ci scusiamo per il disagio". La lettera è
uno spunto per tutti i pendolari toscani, e per chi governa il trasporto
pubblico non solo in Regione. Di seguito la versione integrale:
"Il
libro di Gerardo Adinolfi e Stefano Taglione “Ci scusiamo per il
disagio” ha avuto il merito di attrarre l'attenzione sulla realtà del
trasporto ferroviario locale. Lo ha fatto ricostruendo un panorama,
nazionale, da cui la Toscana esce, come ha detto l'assessore Ceccarelli,
come una delle eccellenze. Tutto vero anche se quel libro ci ricorda
che solo per rimanere all'anno appena trascorso la nostra regione può
annoverare un paio di treni andati a fuoco, la porta di uno volata via
in corsa e l'immagine emblematica dei passeggeri in carrozza con
l'ombrello. Ma e' vero in molte regioni va peggio. È' pero' allargando
l'orizzonte e confrontando la nostra eccellenza con il panorama europeo
che il quadro assume i toni di una disfatta.
Abbiamo
circa la metà di mobilità su ferro rispetto a Francia, Germania e Gran
Bretagna e in una classifica per qualità e efficienza i nostri mezzi di
trasporto ci portano in fondo alla classifica, come ha testimoniato un
approfondito articolo di Erasmo D’Angelis di qualche giorno fa su
L’Unità. Certo tutto questo non nasce ora, abbiamo alle spalle decenni
di disinteresse verso il trasporto ferroviario, sopratutto locale, che
oggi scontiamo ma l'impressione è' che non si sia ancora al punto di
considerare il trasporto pubblico una vera emergenza nazionale. Se così
fosse dovremmo intanto cominciare a chiamare le cose con il giusto nome,
i pendolari toscani fanno in media spostamenti nell'arco dei 50 km,
questo si chiama in tutta Europa area metropolitana. Che differenza c'è
tra un treno regionale è uno metropolitano? Il primo presuppone un
viaggio, magari occasionale il secondo è' un servizio quotidiano che
deve rispondere, più ancora dell'altro a due criteri: affidabilità e
frequenza. Sull'affidabilità noi pendolari del Mugello dobbiamo mettere
in conto una linea non elettrificata, il binario unico e treni che hanno
nella maggior parte dei casi da 10 a 20 anni di servizio, con punte
oltre i 40 e che pur avendo come destinazione località collinari, se non
montane, con 5 centimetri di neve si fermano. Sul fronte della
frequenza basterà ricordare come l'ultimo treno per il Mugello parte
alle 20.40. Questo è il servizio ferroviario offerto a una comunità di
circa 100.000 abitanti (compresa la Val di Sieve e l’Alto Mugello).
Infatti nonostante un trend in crescita sono ancora pochi i pendolari
che si affidano a Trenitalia (poco meno di 3.000 secondo l’ultima
indagine di Legambiente) mentre gran parte ricorre agli autobus
(inquinanti e invasivi) o peggio all’auto intasando le uniche due
arterie (Via Faentina e via Bolognese) che collegano il Mugello a
Firenze. Liberare queste strade dalle auto dovrebbe essere una delle
priorità, ben più logica che fare la guerra ai forni delle pizzerie
com’è successo in occasione dell’ultimo allarme inquinamento. Certo le
cose negli ultimi anni sono migliorate e l’impegno della Regione è
evidente ma è proprio questo che da la misura della inadeguatezza delle
risorse disponibili. Non possono essere le regioni, nel loro
dissanguarsi, a far fronte alla rivoluzione di cui il trasporto
pubblico, e ferroviario in particolare, ha bisogno. Occorre un piano
straordinario, più volte annunciato dai ministri anche di questo
governo, ma di cui non si vede traccia. Se non lo si è fatto negli anni
passati con lungimiranza lo si faccia oggi in piena emergenza
ambientale."
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