DI PERUNALTRACITTA · 29 OTTOBRE 2015
Dopo
l’assoluzione del 2013, la questione Castello a Firenze sembrava
sopita. Nell’attesa dell’appello ciascuno degli imputati era tornato a
curare i propri interessi, decisamente fallimentari quelli di Ligresti,
esaltanti quelli dell’architetto Casamonti, prontamente riabilitato
dalla committenza privata e pubblica. Il professionista, tornato ad
essere una delle figure di punta del panorama architettonico nazionale e
non solo, ha recentemente ottenuto un importante riconoscimento dalle
mani del sindaco Nardella, alla presenza del presidente Rossi, il premio
“Cave Michelangelo” istituito per “omaggiare personaggi di rilievo
internazionale che si sono distinti nei campi in cui eccelse il grande
artista fiorentino”. In realtà qui, di fronte a una condanna per
corruzione, certo non ancora definitiva, abbiamo ben poco da omaggiare.
Bisognerà
seguire con attenzione i tempi della vicenda perché il tutto rischia di
finire in una bolla di sapone, visto che i termini della prescrizione
del reato di corruzione scadono tra cinque mesi, nella primavera del
2016. Auspichiamo che la magistratura svolga fino in fondo il proprio
compito e non lasci spazio a incertezze procedimentali.
Qual
è la lezione che questa vicenda sembra suggerirci? A Firenze, attorno
all’area di Castello, da sempre, si sono addensati gli interessi
politici ed economici più aggressivi di un ceto imprenditoriale
parassitario e avido e di una classe politica subalterna, se non
servile. Noi di perUnaltracittà lo abbiamo denunciato, direttamente dai
banchi del consiglio comunale, in incontri pubblici, in documenti, fin
dal 2005, come risulta da numerosi atti ufficiali e pubblicazioni.
Attorno
all’ultima area verde del territorio comunale la politica locale, da
anni monopolizzata dal PD, si è volentieri prostrata ai piedi del
dominus di turno. Alla città nella città voluta dai Ligresti, oggi siamo
giunti alla cittadella viola dei Della Valle, mentre sull’area incombe
la nuova pista internazionale dell’aeroporto da 2400 metri, al servizio
del Luxury towncenter in cui Firenze si deve trasformare.
Le
varie amministrazioni “dem” hanno brillato per l’assenza di una
proposta urbanistica al servizio degli interessi generali della città e
dei suoi abitanti, i cui tentativi di intervenire nel processo
decisionale sulle sorti della piana di Castello sono sempre rimasti
inevasi.
Grande
attenzione agli interessi dei privati, cinismo nei confronti della
cittadinanza. Questa è la politica locale, questa è l’urbanistica
contrattata. A volte è tanto contrattata che i confini tra il lecito e
l’illecito sbiadiscono, le sfere di interessi si sovrappongono e si
annebbia la trasparenza delle operazioni. La sentenza di secondo grado
della Corte d’appello, almeno sul piano giuridico, ha rimesso per ora le
cose al proprio posto.
*perUnaltacittà- Firenze
FONTE: http://www.perunaltracitta.org/2015/10/29/laffaire-castello-una-svolta/
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