Di Martino Danielli - 25 Settembre 2015
E'
un vero e proprio allarme fiumi e in questo momento la situazione in
Toscana è drammatica. Interventi disastrosi distruggono ecosistemi e
mettono a rischio la sicurezza idraulica del territorio. E purtroppo la
Toscana non è l'unica Regiove dove tali scempi si stanno
moltiplicando.......
Stiamo
provocando con le nostre mani uno dei più gravi danni al sistema
idraulico naturale. Il reticolo di torrenti, ruscelli, fiumi che si
snodano a meandri nella piatta pianura padana, o che precipitano in
forre e gole delle montagne e colline del centro Italia sono oggetto, da
oltre cinquant’anni di un attacco feroce fatto di canalizzazioni,
briglie, dighe, cementificazioni e addirittura, in molti casi, di
interramenti, che significa che il fiume viene fatto passare in canali
sotterranei artificiali.
All’attacco
umano, che si prefigge insensatamente di tenere sotto controllo una
delle forze più potenti della natura, ovvero l’acqua, cercando di
costringerla in spazi forzati e di impedirne il naturale andamento, si è
contrapposta la realtà delle cose.
Da
quando l’opera di distruzione dei fiumi è cominciata, si sono
moltiplicati gli eventi catastrofici, che hanno colpito la popolazione e
l’economia di intere zone.
E
tuttavia si continua ad ignorare questa realtà, a non conoscere e non
capire che cosa sono e come funzionano i corsi d’acqua. Si vedono i
fiumi come semplici elementi del paesaggio da tenere sotto controllo, e
non come ecosistemi dalla struttura complessa, in continuo mutamento e
sorretti da un equilibrio dinamico molto fragile.
Ma
l'ignoranza in tema fluviale è sempre stata funzionale al lucro di
persone senza scrupoli, pronte ad arricchirsi a scapito della sicurezza
dei territori. Dopo la grande cementificazione d'Italia, che ha portato
ai tragici eventi che si ripetono ogni anno con interi paesi costruiti
in aree alluvionali, oggi i fiumi subiscono l'enorme pressione del nuovo
sistema delle imprese coinvolte nel mercato dell'energia da biomasse.
Avete
capito bene. Infatti, tra le energie alternative risultano esserci le
centrali termoelettriche a biomasse, che a seconda della dimensione
hanno bisogno di grandi quantità di materia vegetale per poter
funzionare (ed essere economicamente remunerative).
Come
al solito in Italia, grazie ad amministratori compiacenti e poco
lungimiranti, c'è chi riesce a trasformare una opportunità di contrasto
al drammatico problema dei cambiamenti climatici in una speculazione
inaccettabile: è lecito
alimentare una centrale termoelettrica a biomassa, a bilancio CO2
teoricamente neutro, al costo della distruzione diretta di un
ecosistema?
La
cosiddetta “ripulitura” dei corsi d'acqua sta comportando in più parti
la distruzione completa di tutta la vegetazione riparia, anche secolare,
che le rive dei fiumi, gli argini e le naturali casse di espansione
ospitano.
Oggi
si taglia quella vegetazione che l’evidenza, l’esperienza, le
indicazioni in normativa e, se non bastasse, numerosi studi scientifici
dimostrano necessaria per la funzionalità ecologica del fiume, oltre ad
essere utilissima nello smorzare la furia delle piene, nel depurare le
acque dagli inquinanti, nel proteggere le sponde dall’erosione.
Macchine
potentissime radono al suolo tutto, dai pioppi e dagli ontani di trenta
metri di altezza fino ai cespugli, riducendoli poi in trucioli e
schegge; smuovono la terra che poi le piogge porteranno via producendo
frane e smottamenti.
Tutto questo è cronaca di questi giorni anche in provincia di Siena, come ha denunciato il WWF, per una serie di interventi autorizzati dalla Provincia e dal nuovo Consorzio di Bonifica Toscana Sud, che negli ultimi tre anni hanno abbattuto la vegetazione su oltre 50 km di fiumi e torrenti.
“Siamo
molto preoccupati” – dichiara Tommaso Addabbo, presidente del WWF
Siena. “Da un lato c'è lo Stato, che legifera e recepisce direttive
comunitarie che imporrebbero il raggiungimento di un “buono stato
ecologico” degli ecosistemi d’acqua dolce entro il 2015, come previsto
dalla Direttiva Quadro Acque 2000/60/CE. Dall'altro non solo non si
procede in modo deciso a sanare i danni del passato, ma in molti casi si
persevera nella distruzione della naturalità, in un quadro
amministrativo sconcertante”.
“Per
la sicurezza del territorio sono necessari interventi pianificati e
selettivi, mirati esclusivamente a garantire la stabilità idraulica del
sistema, preservando l'integrità delle sponde e la funzionalità
ecologica del fiume, come chiesto dalla normativa. Alcuni enti l'hanno
finalmente recepito, e stanno modificando, seppur lentamente, i loro
progetti in tal senso. Altri enti, come recentemente fatto sul fiume
Arbia dal Consorzio di Bonifica Toscana Sud, mettono ancora in atto la distruzione totale”.
“Ma
il problema non è da addebitarsi ai soli Consorzi di Bonifica. Anche le
Province hanno le loro responsabilità con concessioni di taglio
rilasciate a privati, praticamente senza alcuna prescrizione, con
risultati disastrosi”.
FONTE ARTICOLO: http://www.ilcambiamento.it/acque/fiumi_toscana.html
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