di F. Q. | 16 marzo 2015 |
In
manette su richiesta della Procura di Firenze lo storico manager che ha
attraversato tutti i governi dal 2001 a oggi, salvo la cacciata da
parte di Di Pietro nel 1996. Quattro arresti, fra cui il presidente di
Centostazioni (gruppo Fs). 51 gli indagati, tra cui l'ex eurodeputato
Vito Bonsignore. L'inchiesta partita dal nodo fiorentino dell'Alta
velocità. A Incalza 700mila euro da società dell'imprenditore arrestato,
il gip: "Più di quanto ha guadagnato dal ministero"
Ercole Incalza, storico dirigente del ministero dei Lavori pubblici, è stato arrestato su richiesta della procura di Firenze. Quattro persone sono finite in carcere o ai domiciliari: oltre a Incalza, l’imprenditore Stefano Perotti, il presidente di Centostazioni spa (Gruppo Fs) Francesco Cavallo e Sandro Pacella, collaboratore di Incalza, questi ultimi due ai domiciliari. L’operazione è condotta dai carabinieri del Ros. Nel mirino la gestione illecita degli appalti delle cosiddette Grandi opere. Tra i lavori coinvolti, le principali nuove tratte ferroviarie italiane, in particolare l’Alta velocità, il Palazzo Italia di Expo, l’autostrada Orte-Mestre.
Agli indagati dell’operazione “Sistema”, 51 in tutto (tra loro Rocco Girlanda, sottosegretario alle Infrastrutture nel governo Letta), vengono contestati i reati di corruzione,
induzione indebita, turbata libertà degli incanti ed altri delitti
contro la Pubblica amministrazione. Le perquisizioni hanno toccato la
Struttura di missione per le Grandi Opere presso il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e gli uffici di diverse società, tra cui Rfi (Rete Ferroviaria Italiana, controllata da Ferrovie dello Stato), Anas international Enterprise, Ferrovie del Sud EstSrl, Consorzio Autostrada Civitavecchia- Orte-Mestre, Autostrada regionale Cispadana Spa, Autorità portuale Nord Sardegna. Alcune perquisizioni si sono svolte con il concorso di personale dell’Agenzia delle Entrate per gli accertamenti in materia fiscale.
In
primo piano i rapporti tra Incalza e l’imprenditore Perotti, a cui
sono state affidate nel tempo la progettazione e la direzione dei lavori
di diverse grandi opere in ambito autostradale e ferroviario, dietro
compenso. Al centro del sistema, la Green Field di Perotti, dove, ha spiegato il procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo,
Incalza aveva “un coinvolgimento diretto”. Dalle carte emerge che
Incalza, “nel periodo 1999-2008 ha percepito compensi dalla Green Field
Systems srl per complessivi 697.843,50 euro“,
costituendo per il manager ministeriale “la principale fonte di reddito
negli anni dal 1999 al 2012″. E’ lo stesso gip a sottolineare che
Incalza “ha guadagnato più dalla Green Field che dallo stesso ministero
delle Infrastrutture”. Dal 2001 al 2008 il suo collaboratore Pacella ha
intascato “450.147 euro”.
La Green Field, secondo l’accusa, otteneva sistematicamente la direzione lavori, garantendosi un guadagno dall’1 al 3% degli importi, su appalti per un valore complessivo di 25 miliardi in diversi anni, ha spiegato il comandante del Ros Mario Parente.
Gli inquirenti hanno sottolineato in conferenza stampa come “questo
tipo di direzione dei lavori consentiva modifiche, con opere che
lievitavano anche del 40 per cento”. Il procuratore Creazzo ha escluso
la presenza di politici indagati. Nelle carte è citato più volte il
ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, che
avrebbe ricevuto da Cavallo un vestito “sartoriale”, mentre il figlio
Luca un Rolex, oltre alla promessa di incarichi lavorativi. Ma tra gli indagati figura Vito Bonsignore,
europarlamentare Udc nella scorsa legislatura, poi passato a Forza
Italia e infine nell’Ncd, coinvolto sul fronte dell’appalto per la Orte-Mestre.
Ecco,
secondo l’accusa, come funzionava il sistema. Le società consortili
aggiudicatarie degli appalti relativi alle “Grandi opere” erano “indotte
da Incalza a conferire a Perotti, o a professionisti e società a lui
riconducibili, incarichi di progettazione e direzione di lavori
garantendo di fatto il superamento degli ostacoli
burocratico-amministrativi”. Perotti, “quale contropartita, avrebbe
assicurato l’affidamento di incarichi di consulenza e/o tecnici a
soggetti indicati dallo stesso Incalza, destinatario anch’egli di
incarichi lautamente retribuiti”. Incarichi che erano conferiti dalla
Green Field System srl, società affidataria di direzioni lavori. A
Francesco Cavallo, il numero uno di Centostazioni, “veniva riconosciuto
da parte di Perotti, tramite società a lui riferibili, una retribuzione
mensile di circa 7.000 euro, come compenso per la sua illecita
mediazione”.
Nella
conferenza stampa, gli inquirenti hanno elencato le opere affidate a
Perotti, responsabile della società Ingegneria Spm, tra le quali
figurano: la linea ferroviaria alta velocità Milano-Verona (tratta
Brescia-Verona), conferiti dal Consorzio Cepav, aggiudicatario dei
lavori; il Nodo Tav di Firenze per il sottoattraversamento della città,
conferiti dal Consorzio Nodav; la tratta ferroviaria alta
velocità Firenze-Bologna, conferiti dal Consorzio Cavet; la tratta
ferroviaria alta velocità Genova-Milano, Terzo Valico dei Giovi,
conferiti dal Consorzio Cociv; l’autostrada Civitavecchia-Orte-Mestre,
conferiti dal Consorzio “Ilia Or-Me”; l’autostrada
Reggiolo-Rolo–Ferrara, conferiti dalla Autostrada Regionale Cispadana
spa; l’Autostrada Eas Ejdyer-Emssad in Libia, conferiti da Anas
International Enterprise spa.
Dall’indagine
è emerso anche come Perotti abbia influito illecitamente sulla
aggiudicazione dei lavori di Palazzo Italia per Expo 2015, del nuovo
terminal del porto di Olbia e di alcuni interventi di molatura delle
rotaie assegnate da Rfi alla società Speno, riconducibile allo stesso
Perotti, e dalle Ferrovie del Sud Est. Perotti aveva anche ottenuto dal
consorzio Italsarc, in favore di società a lui riconducibili, l’incarico
di direttore dei lavori inerenti l’appalto Anas relativo ad un macro
lotto dell’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria e il conferimento dell’incarico di progettazione del nuovo centro direzionale Eni di San Donato Milanese.
Incalza è stato un superburocrate delle Infrastrutture, dopo essere cresciuto nella “sinistra ferroviaria” del Psi negli anni Settanta(leggi la scheda).
Esordì nel 2001 come capo della segreteria tecnica di Pietro Lunardi
nel secondo governo Berlusconi, poi nei 14 anni successivi ha “servito”
tutti gli esecutivi tranne quello di Romano Prodi del 1996, quando il ministro Antonio Di Pietrolo
allontanò. Fu poi Altero Matteoli (ancora con Berlusconi) a promuoverlo
capo struttura di missione, con la successiva conferma di Corrado Passera (governo Monti), Maurizio Lupi (governo
Letta) e di nuovi Lupi (governo Renzi). Poi l’addio in sordina nel
gennaio scorso, mantenendo comunque un ruolo di superconsulente. Nella
sua trentennale carriera, Incalza è stato indagato ben 14 volte, uscendone però sempre indenne. Il suo nome ricorre
nelle carte delle principali inchieste sulla corruzione nelle grandi
opere, da Mose a Expo passando per la “cricca” di Anemone e Balducci. Cosa che non ha fermato la sua carriera in seno al ministero oggi delle Infrastrutture.
Tutte
le principali Grandi opere sarebbero state oggetto dell’”articolato
sistema corruttivo che coinvolgeva dirigenti pubblici, società
aggiudicatarie degli appalti ed imprese esecutrici dei lavori”. Le
indagini sono coordinate dalla procura di Firenze, perché tutto è
partito dagli appalti per l’Alta velocità nel nodo fiorentino e
per il sotto-attraversamento della città. “Il Gip non ha ritenuto che
sussistessero i gravi indizi per contestare l’associazione per
delinquere e dunque l’ha rigettata nel provvedimento con cui ha emesso
la misura cautelare”, ha spiegato Creazzo, precisando che resta in piedi
comunque l’ipotesi accusatoria.
fonte articolo: http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03/16/ercole-incalza-in-carcere-dirigente-dei-lavori-pubblici-inchiesta-procura-firenze/1508213/
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