Il
sistema è costato 70mila euro più i soldi per la manutenzione ed era
stato avviato a San Mauro Pascoli, piccola realtà in provincia di Forlì.
Ma invece di aumentare la percentuale di differenziata l'ha diminuita
Era
stata presentata come l’idea del futuro, principio di una nuova era che
avrebbe reso i nostri cassonetti intelligenti e tecnologici:chiavette elettroniche,
in grado di migliorare “la quantità e la qualità della raccolta
differenziata”, e di tracciare il ciclo di una bottiglia di vetro o di
un cartone di latte usato. E invece sono bastati 4 anni per ribaltare la
situazione e trasformare un esperimento di ultima generazione, firmato
dalla multiutility Hera, in un vero e proprio flop, costato alle casse pubbliche 70mila euro e altre migliaia di manutenzione.
Il sistema era stato avviato a San Mauro Pascoli, piccola
realtà in provincia di Forlì, scelta come città apripista. Ma invece di
aumentare la percentuale di differenziata l’ha diminuita. È stata la
stessa amministrazione comunale ad ammettere il fiasco e a decidere il
dietrofront, annunciando la sospensione della modalità di raccolta
rifiuti con l’accesso elettronico attraverso E-Key, dal 1 gennaio 2015.
“L’abbiamo provato – racconta il sindaco di San Mauro, Luciana Garbuglia –
e nel primo anno abbiamo ottenuto buoni risultati, passando dal 35% al
54% di raccolta differenziata. Successivamente però sono emerse delle
difficoltà nella gestione del meccanismo, con costi esagerati di
manutenzione. E la percentuale di differenziata è calata di nuovo al
46%”.
Avviata nell’autunno del 2011, l’iniziativa delle E-Key,
di cui il colosso dei rifiuti Hera è comproprietaria del brevetto,
aveva coinvolto circa 12 mila abitanti. Ossia 4.700 utenze per 600
cassonetti, compresi i bidoni da 240 litri. Un “sistema flessibile”
l’aveva definito Hera, finanziato con 70mila euro dalla Regione Emilia
Romagna. “Si inserisce la chiave elettronica nell’apposita fessura – si
legge in un vecchio volantino – e il contenitore riconosce l’utente, che
può così gettare i propri rifiuti. La chiave elettronica è personalizzata, consegnata casa per casa, apre solo i contenitori dell’isola ecologica assegnata alla specifica utenza”.
Un
gioco da ragazzi? Non proprio, visto che dopo alcuni mesi, negli uffici
comunali hanno cominciato a moltiplicarsi le segnalazioni degli
abitanti, tra chi aveva perso la chiavetta, chi l’aveva smagnetizzata,
chi aveva trovato la serratura inceppata o
guasta e quindi era stato costretto a lasciare il sacchetto dei rifiuti
nel primo bidone disponibile. “Una parte di responsabilità sta nella
progettazione: il sistema era troppo delicato, non era adatto, e nel
tempo non ha retto. Anche perché veniva applicato su cassonetti di
vecchia generazione. C’è poi una responsabilità del cittadino: alcuni
forzavano la serratura, rompendola. Era un’iniziativa che andava
abbinata a un lavoro di educazione” spiega ancora il sindaco.
Archiviate
le chiavette, ora a San Mauro si sta lavorando per avviare un mero
tecnologico sistema di porta a porta. Intanto però la polemica resta.
“Quello delle chiavette è stato un fallimento da tutti i punti di vista”
attacca il Movimento 5 stelle.
“E si poteva evitare. Bastava semplicemente usare il buon senso, e
andare a vedere l’esperienza dei comuni che avevano adottato quella
gestione. Tutti ne erano usciti per i problemi che comportava. Basti
pensare che quando un cassonetto era rotto o non si riusciva ad aprire
(e capitava molto spesso) si versava nel primo bidone utile. Il comune
di San Mauro Pascoli ha l’obiettivo di raggiungere il 70% di raccolta
differenziata, ma l’unico modo, lo ripetiamo da sempre, è il porta a
porta”.
FONTE ARTICOLO: IL FATTO QUOTIDIANO http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02/26/rifiuti-flop-chiavi-cassonetti-regione-paga-70mila-euro-comune-ritira/1456566/
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