RIPORTIAMO UN ARTICOLO DI GIUSEPPE CAVALLO SUL CONVEGNO, IN DEFINITIVA PRO-INCENERITORISTA, AVVENUTO IL 24 NOVEMBRE SCORSO A FIRENZE A CUI è SEGUITA PIù CHE UNA TAVOLA ROTONDA, UNA TAVOLA MONOLITICA:
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Lunedì 24 Novembre, si è tenuto, nel Palazzo Incontri di Via de Pucci a Firenze, il convegno “Produzione, gestione, smaltimento dei rifiuti”
organizzato dalla fondazione Cesifin Alberto Predieri. La sala del
centro congressi era occupata in ogni ordine di posto. L’aspettativa del
pubblico presente era alta su un tema così importante.
Ci
si attendeva un incontro che approfondisse e vertesse sui processi
sostenibili riguardanti il trattamento dei rifiuti. Invece, abbiamo
assistito alla sconsiderata celebrazione dell’inceneritore come la sola
alternativa credibile allo smaltimento dell’immondizia che sovrasta la
maggior parte delle nostre città, in particolare il capoluogo
fiorentino.
Tra i relatori presenti, l’unico che ha colto nel segno positivamente è stato il Prof. Massimo Morisi, docente di Scienze dell’amministrazione presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Firenze, illustrando i percorsi condivisi tra istituzioni, aziende e cittadini nell’elaborazione di piani strategici sulla gestione dei rifiuti.
Tra i relatori presenti, l’unico che ha colto nel segno positivamente è stato il Prof. Massimo Morisi, docente di Scienze dell’amministrazione presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Firenze, illustrando i percorsi condivisi tra istituzioni, aziende e cittadini nell’elaborazione di piani strategici sulla gestione dei rifiuti.
Ennio Carnevale, docente di Ingegneria industriale, sostenitore dei forni che bruciano materiale di scarto,
in risposta ad un’osservazione di una uditrice sugli esempi di raccolta
differenziata che funzionano in altre città d’Italia, ha argomentato
affermando, in sintesi, che le alternative all’incenerimento dei rifiuti
devono essere vantaggiose per il mercato. Una visione fin troppo economicista e lontana dalla realtà costituita da ambiente, salute e sostenibilità.
In pratica, se qualcosa non genera profitto immediato ad aziende private del settore, non può essere presa in considerazione. Alcune persone del pubblico, alla fine di questa prima parte, si sono allontanate perplesse e anche visibilmente contrariate da ciò che aveva offerto loro fino a quel punto il convegno. Il peggio, purtroppo, doveva ancora venire.
In pratica, se qualcosa non genera profitto immediato ad aziende private del settore, non può essere presa in considerazione. Alcune persone del pubblico, alla fine di questa prima parte, si sono allontanate perplesse e anche visibilmente contrariate da ciò che aveva offerto loro fino a quel punto il convegno. Il peggio, purtroppo, doveva ancora venire.
Durante la tavola rotonda, si sono distinti per le loro azzardate dichiarazioni Sergio Gatteschi, Amministratore Agenzia Fiorentina per l’Energia, Livio Giannotti Amministratore Delegato Quadrifoglio Firenze e Lorenzo Perra , Assessore Bilancio e Partecipate del Comune di Firenze (ndr. anche ex Direttore Ato Toscana Centro).
In molti, si aspettavano, come giusto che fosse, un tavolo di
discussione e di confronto sul tema. Contrariamente alle attese, si è
palesata una disquisizione farfugliante e priva di qualsiasi riferimento
scientifico sulla qualità degli impianti di incenerimento che, da parte
dei relatori citati, venivano volutamente, ma erroneamente, chiamati
termovalorizzatori. Gatteschi, tra gli altri, ha parlato,
tronfio, di limiti di legge che consentono le emissioni di questi
impianti in Svezia, con l’intenzione di interrompere sul nascere,
secondo il suo personalissimo modo di vedere, qualsiasi discussione
sulla fattibilità e sull’operatività degli eco mostri.
Gli
è stato fatto notare che i limiti di legge sono imposti dai governi dei
Paesi che li deliberano e che, quindi, non possono essere ritenuti
oggettivamente validi.
Quello
che sfugge ai fans dell’incenerimento è che quando materiale di vario
genere è sottoposto a temperature elevate emette nanoparticelle che da
qualche parte devono andare. La fisica e la logica imporrebbero di
evitare l’immissione in atmosfera, in acqua e nel terreno di
tetraclorodibenzoparadiossina, o TCDD (il peggior tipo di diossina,
considerata una delle sostanze ad elevata cancerogenicità per l’uomo),
composto presente, insieme ad altri pericolosi costituenti delle ceneri,
nei gas di scarto delle grigi fornaci. Nessuno ha parlato di come
eludere la formazione di questi particolati dannosi. Inoltre, sempre
senza alcun dato concreto, ha affermato che l’energia prodotta dagli
inceneritori potrebbe dare una certa autonomia energetica.
Considerando che per bruciare i rifiuti occorre fornire molta più energia di quanto se ne possa ricavare alla fine del processo, ci chiediamo di quale macchinario stia parlando. Una curiosità: il nome di questa tavola rotonda era “rifiuti in Toscana: quale modello di sviluppo sostenibile?” Ascoltando ciò che è stato detto, l’inceneritore apparterrebbe all’unico modello preso in considerazione di sviluppo sostenibile per i rifiuti. Come dire che un’alimentazione basata esclusivamente da caramelle gommose è sana e nutriente. A voi le considerazioni.
Considerando che per bruciare i rifiuti occorre fornire molta più energia di quanto se ne possa ricavare alla fine del processo, ci chiediamo di quale macchinario stia parlando. Una curiosità: il nome di questa tavola rotonda era “rifiuti in Toscana: quale modello di sviluppo sostenibile?” Ascoltando ciò che è stato detto, l’inceneritore apparterrebbe all’unico modello preso in considerazione di sviluppo sostenibile per i rifiuti. Come dire che un’alimentazione basata esclusivamente da caramelle gommose è sana e nutriente. A voi le considerazioni.
Una
gradita sorpresa, quasi alla fine dell’evento, scuote un po la sala,
dando una virata netta dalle farneticazioni astruse alla realtà delle
cose. Rossano Ercolini, insieme al team Rifiuti Zero di Firenze, prende posto tra il pubblico. Il maestro elementare, vincitore del premio Goldman Environmental Prize
(primo italiano a ricevere l’equivalente del premio Nobel per
l’ambiente), ascolta allibito le asserzioni di Giannotti, presidente del
Quadrifoglio. Fino all’arrivo di Ercolini, nulla è stato detto su Rifiuti Zero,
un progetto che i relatori presenti si sono affrettati a definire
utopistico, un obiettivo a lungo termine, omettendo di dire che è già
stato applicato in diverse città italiane con ottimi risultati
(Capannori è stata la molla che ha innescato una reazione a catena in
Italia e nel mondo). Quando il monologo paradossale dei relatori
termina, interviene il maestro elementare.
Il Presidente di Zero Waste Italy si sofferma sul carattere politico e sociale di ciò che è stato detto nel convegno.
“Ci sono moltissimi cittadini che propongono soluzioni sostenibili al
pensiero unico. Esistono dati statistici forniti dalle Fiandre alla
provincia di Torino, dall’empolese Val’d’Elsa a Salerno, da nord a sud,
dove il problema è risolto dai cittadini. Dobbiamo aprire un dibattito
sullo smaltimento dei rifiuti con i comitati. Sarebbe una dimostrazione
di buon senso che, ad oggi, manca. Voi state parlando di impianti
costruiti con soldi erogati dai cittadini, ulteriormente vituperati
perché si ritroveranno i costi delle vostre scelte sulle loro bollette”. E ancora “non
ci sono termovalorizzatori. È un termine coniato dalle public
relations. Un tipo di linguaggio tendenzioso. Entro il 2030 bisogna
arrivare al 70% di riciclo dei materiali. Se parliamo di smaltimento
ancor prima di raccolta si invertono le priorità europee. Gli analisti
prevedono nel prossimi 25 anni che il fabbisogno delle materie prime
seconde aumenterà del 75%. Se vogliamo mantenere le fabbriche aperte,
dovremmo utilizzare materiali naturali e facilmente smaltibili.
Le vostre parole sono tipiche dell’italietta che se la canta e se la suona. Dovete dare spazio alla cittadinanza attiva, come è avvenuto e avviene nei paesi della costa toscana, mentre manca completamente nell’entroterra. Prestate attenzione: queste scelte che voi sostenete rischiano di avvelenare ancora di più l’aria che noi respiriamo”.
Le vostre parole sono tipiche dell’italietta che se la canta e se la suona. Dovete dare spazio alla cittadinanza attiva, come è avvenuto e avviene nei paesi della costa toscana, mentre manca completamente nell’entroterra. Prestate attenzione: queste scelte che voi sostenete rischiano di avvelenare ancora di più l’aria che noi respiriamo”.
Applausi. Il meglio, purtroppo, è giunto solo alla fine dell’evento. Peccato.
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