La gestione dei rifiuti in Toscana non può essere gestita solo dalla Regione e dal CISPEL , tenendo fuori ogni altro soggetto.
La procedura adottata dalle Regione per la consultazione dei soggetti interessati al piano è quanto meno elusiva: hanno partecipato all’indagine preliminare (come riportato nel testo del Piano Regionale) solo 3 delle 10 Province, e solo 4 tra i numerosi Comuni della Toscana , e per quanto riguarda le Associazioni hanno partecipato solo 3 associazioni ,il che è totalmente insufficiente soprattutto quando sul territorio regionale operano “Comitati” sorti per arginare i danni ambientali ed economici causati da inefficienti politiche gestionali, e che hanno maturato un livello di conoscenza normativa ed ecologica che probabilmente sarebbe utile anche ai consiglieri degli ATO .
La convinzione che il Piano sia di fatto stato concordato tra Regione ed il CISPEL nasce dalla lettura del documento recentemente redatto da CISPEL e denominato: OSSERVAZIONI Alla proposta di piano regionale di gestione dei rifiuti , incontro con i Gruppi del Consiglio regionale della Toscana del mese di ottobre 2013
Andandolo ad esaminare si evidenzia che ancora una volta il CISPEL dà dei “vibranti” suggerimenti alla Regione: ora le sue attenzioni non sono solo rivolte al Piano Regionale di gestione dei rifiuti ma chiede anche la revisione della Legge Regionale sui rifiuti, suggerendo anche quello che il consiglio regionale dovrebbe fare .
Il primo suggerimento e’ volto, naturalmente, alla abolizione della Pianificazione interprovinciale tanto le Provincie vanno abolite , togliamole di mezzo subito, che ci stanno a fare , dovrà rimanere solo la REGIONE E GLI AMBITI (nostre considerazione “ ma tutti i soldi spesi per i vari piani interprovinciali chi ce li ridà!!!!”),
Secondo suggerimento : la Regione deve avere maggiori competenze di regia generale della applicazione del Piano a partire dalla ri-attribuzione delle autorizzazioni per gli impianti di rilevanza regionale ( e si specifica impianti di recupero energetico e discariche) (nostra considerazione :” di fatto la Regione dovrebbe avocare a sé il potere di approvare impianti baipassando di imperio i Comuni” )
Terzo suggerimento il CISPEL invita a modificare i meccanismi di calcolo del Tributo speciale per il conferimento in discarica; ma perché non lo chiama con il suo nome … ecotassa…
Quarto suggerimento : tradurre in legge i meccanismi di aggiornamento e monitoraggio del Piano (nostra considerazione : “in modo di avere sempre sotto controllo la situazione”)
e poiché l’idea fissa del CISPEL sono gli inceneritori, insiste soprattutto sul -fatto che il Piano Regionale e la revisione della legge debbano avere un solo fine cioè ….. “una visione” di medio lungo periodo dell’assetto impiantistico che si riassume in incentivi per pochi impianti -tendenzialmente uno per ambito- e la definizione di un unico ambito regionale di organizzazione dei servizi.
Quinto suggerimento : il Piano Regionale non deve interferire assolutamente con i contratti in essere e le decisioni già assunte e soprattutto uno degli obbiettivi della revisione della Legge Regionale deve essere quello di sopprimere la pianificazione interprovinciale.
Sesto suggerimento :bisogna che siano chiari gli obbiettivi di recupero energetico e i flussi di combustibile per non produrre effetti gravi di instabilità in questo mercato a livello regionale.
Finito di analizzare gli aspetti generali il documento del CISPEL passa a quelli puntuali
Il consiglio che il CISPEL suggerisce alla Regione è quello di non porsi obbiettivi “AMBIZIOSI”(raccolta differenziata al 70% , riciclaggio al 60% … ogni commento è superfluo),
secondo sempre il CISPEL, il Piano Regionale si deve allineare alla indicazione di legge e lasciare alla pianificazione di ambito la responsabilità di individuare obiettivi più ambiziosi, ( in altre parole volevano dire, sempre secondo noi,…vogliamo le mani libere per fare accordi con i vari ATO.)
Il punto più alto di queste osservazioni si raggiunge quando si prendono in esame i TMB: naturalmente il CISPEL condivide la scelta di ridurre drasticamente l’operatività di questi impianti, ma anche in questo caso “suggerisce” che era preferibile una indicazione di massima da parte della Regione , lasciando alla pianificazione locale il compito di individuare le scelte puntuali ma con una accurata indicazione :…..”il Piano dovrebbe invece contenere un riferimento esplicito alla possibilità di portare a recupero energetico i flussi di rifiuto indifferenziato ( a valle degli obiettivi di RD) SENZA NECESSARIO PRETATTAMENTO .” in pratica si vuole la chiusura dell’impianto di Pioppogatto.
Letto questo edificante documento e affiancandolo al Piano proposto dalla Regione, non possiamo che trarne preoccupate conclusioni:
1° il Piano non tende tanto a tutelate l’interesse GENERALE programmando un’attività di recupero e smaltimento eco compatibile che per quanto possibile non produca danni ambientali (emissioni di diossine, di CO2 ecc) ed economici (tariffe non giustificate) e consenta ai Comuni la creazione di una attività redditizia derivante dalla raccolta differenziata , ma è tutto impostato sulla visione privatistica dell’attività di smaltimento dei rifiuti il cui fine ultimo è la garanzia di una rendita economica alle ditte private e partecipate che avranno la gestione degli impianti.
2° per raggiungere questo fine accentra totalmente l’organizzazione nelle mani della Regione che potrebbe legiferare anche in palese difformità della legge Nazionale e attraverso la sua mano operativa, rappresentata dagli ATO, si prepara a realizzare un sistema comunque improntato sull’incenerimento ostacolando di fatto la raccolta differenziata che viene sottratta ai Comuni ed eliminando il trattamento dei rifiuti destinati all’incenerimento .
3° viene aggirato il trattamento obbligatorio del RUR per inviare agli impianti di incenerimento il rifiuto tal quale anche se carico della componente umida e con poca resa energetica.
4° La gestione dei flussi individuati per contratto e non agganciati alla reale produzione di rifiuti determina il famigerato “Vuoto per Pieno” che ha come prima conseguenza la incontrollabilità delle tariffe che tendono inevitabilmente ad aumentare .
Stante le osservazioni appena fatte ci si chiede se oltre a far “sparire” in qualche modo i rifiuti, l’altro unico fine sia quello di garantire una rendita assicurata a chi gestirà gli impianti con grave danno economico per i cittadini e prevedibile inquinamento ambientale.
Questa ultima considerazione ci deriva dalla esperienza diretta.
Non possiamo non ricordare che la Versilia ha già sperimentato sulla propria pelle e nelle proprie tasche un analogo sistema, anche il quel caso deciso dalla Regione Toscana, che ha provocato gravi danni ambientali e ha salassato i cittadini.
Non possiamo fidarci di un sistema che venga lasciato nelle mani dei soli gestori con la sola supervisione regionale.
Da noi ha consentito che un impianto di incenerimento venisse malamente costruito e disonestamente gestito senza che il tanto decantato sistema dei controlli rilevasse alcunché: sono stati i cittadini di Pietrasanta a costringere le istituzioni ad intervenire.
Non vorremmo che la nostra posizione sia considerata come un accanimento contro la Regione o il CISPEL , ma sappiamo che cosa comporta subire una programmazione non corretta e gravosa per i cittadini e purtroppo, a causa di ciò, non sappiamo ancora per quanti anni dovremo subire le conseguenze economiche, ambientali e sanitarie di un impianto imposto dalla Regione, le cui vicende sono ben note.
Rete Ambientale della Versilia
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