- Tav, il dirigente rimosso: «Io minacciato di morte»Memoriale contro Rossi: «Novecento pratiche, mai un richiamo»
Il giudice Angelo Pezzuti, nell'ordinanza di custodia cautelare, aveva scritto «come la vicenda della rimozione di Zita sia stata concordata su richieste e pressioni della Lorenzetti e con decisione personalmente assunta dal presidente della Regione Toscana, il quale, indipendentemente dalla buona fede nell'assumere tale decisione in vista della rapida evoluzione autorizzativa del procedimento istruttorio di Via, ha di fatto consentito all'associazione criminale di escludere un funzionario pubblico scomodo, che poteva porre, come sicuramente avrebbe posto, questioni di merito e di sostanza in tema di tutela ambientale». Nel suo intervento in Consiglio regionale, nelle scorse settimane, il governatore Rossi (poi sentito dai pm sulla rimozione) aveva additato il funzionario rimosso durante la realizzazione della Tav come persona che voleva prendere decisioni politiche. Ma Zita spiega che fu proprio lui tra gli estensori di una delibera che scindeva, appunto, «il ruolo dell'organo tecnico e quello dell'organo politico».
All'accusa di Rossi che c'erano 15 procedimenti «con termini scaduti in alcuni casi da anni», Zita risponde che attende di «conoscere dal presidente l'elenco con l'indicazione puntuale al fine di poter fornire necessario resoconto dettagliato». E rivela: «Ho già inoltrato apposita richiesta a Rossi».
Quanto alla famosa mail (datata 30 maggio 2012) che Zita scrisse sulla «sicilianizzazione della Regione Toscana», che gli fece scattare il procedimento disciplinare nell'arco di una carriera costellata dal massimo dei risultati, lui risponde così: «Sul progetto di ampliamento della terza corsia autostradale Firenze-Pistoia il dg Antonio Barretta mi ordinò, prima della riunione, di ascoltare quanto venisse discusso». Per Zita «è una casualità per cui in una riunione il rappresentante regionale non doveva esprimere alcuna riflessione».
La vicenda viene ricostruita a tappe. Quella più saliente è il 3 febbraio 2012 quando la Regione invia al ministero la proposta di integrazione dato che «l'istruttoria aveva evidenziato una serie notevole di carenze progettuali riguardanti alcuni aspetti, tra i quali quelli relativi alla sicurezza idraulica». Il ministero dell'Ambiente rispose con delle integrazioni. E la Regione, il 26 aprile, rispose che le integrazioni avrebbero comportato «costi e impatti sull'esercizio del tutto insostenibili». In quel contesto il direttore generale Barretta chiamò Zita e lo «rimproverò». Ma la legge, scrive Zita, «prevede che la richiesta di integrazioni non sia da approvarsi dall'organo politico». Poi la riunione in cui a Zita fu ordinato il silenzio.
Come è finita questa storia, della quale c'è traccia nelle intercettazioni del Ros? «Dall'inizio del procedimento alla delibera regionale di espressione di parere al ministero dell'Ambiente — riassume Zita — sono trascorsi 740 giorni. Il procedimento regionale si è concluso a un anno dal mio trasferimento. E a oggi il ministero non ha espresso la pronuncia di compatibilità ambientale: il procedimento non può ancora dirsi concluso». Nel dossier che Zita ha inviato ai consiglieri regionali (dove trovano spazio anche le sue schede di valutazione), la conclusione è semplice: «Non può sfuggire che le conseguenze di una valutazione non approfondita rischiano di produrre danni ambientali o per la salute pubblica che potrebbero obbligare a interventi di risanamento estremamente costosi e assolutamente sproporzionati rispetto all'obiettivo di una rapida approvazione dei progetti».
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SCARICA IL MEMORIALE DI FABIO ZITA CHE RICOSTRUISCE LA SUA CARRIERA PROFESSIONALE E PERSONALE PER RISPONDERE ALLE AFFERMAZIONI DEL PRESIDENTE ROSSI NELLA VICENDA DELLA SUA RIMOZIONE DA DIRIGENTE SETTORE VIA DELLA REGIONE TOSCANA: https://docs.google.com/file/d/0B5uPVnFGS9xwQkpyM0FtTnZpS0E/edit?usp=sharing
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mercoledì 16 ottobre 2013
Memoriale contro Rossi: «Novecento pratiche, mai un richiamo»
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