A Berlino, l’acqua torna pubblica
Sembra che il comune di Berlino si sia finalmente accordato con Veolia: Berlino riacquisirà il 24,9% delle azioni della Water Company di Berlino (BWB) in mano a Veolia dal 1999 per € 590.000.000 (più € 54.000.000 di elementi vari). Si conclude quindi il più grande PPP comunale in Germania dato che la RWE avrebbe ceduto nel 2012, il 24,9% delle sue azioni per € 658.000.000.
Si tratta di una grande vittoria per i 666.000 berlinesi che hanno favorito questa ri-municipalizzazione con un referendum nel 2011, il primo ad essere mai vinto a Berlino.
"Siamo lieti e orgogliosi di essere riusciti a riportare l'acqua in mano pubblica ma critichiamo il costo eccessivamente elevato del riacquisto" spiega Gerlinde Schermer la quale, in qualità di membro parlamentare, aveva votato nel 1999, contro il cattivo affare. "Sappiamo quanto sarà difficile per i prossimi 30 anni, riuscire a ridurre l’alto prezzo dell’acqua".
Dal 2006, la Berliner Wasserstisch è impegnata nella lotta per una gestione democratica e partecipativa dell’acqua ed è perfettamente consapevole che questo primo successo non è altro che l’inizio di un duro lavoro. "Si tratta ora di controllare e spingere i nostri politici", spiega Dorothea Haerlin, membro fondatore della Berliner Wasserstisch. "Dobbiamo impedire loro di perseguire la logica del profitto a lungo praticata nella gestione dell'acqua". Per questa ragione, la Berliner Wasserstisch ha appena pubblicato una "Carta dell’Acqua a Berlino" dando inizio a un dibattito in tutta la città su come stabilire un "Consiglio dell’acqua a Berlino" quale strumento di democrazia partecipativa diretta verso una trasparente, democratica, ecologica e sociale gestione dell’acqua a Berlino.
Questo è il primo commento di Laura Valentukeviciute GiB (Bene comune in mano ai cittadini): "Potrebbe essere un grande passo avanti verso una gestione diversa dei nostri beni comuni, non più basata sulla logica del profitto ma sui costi e il benessere pubblico".
Per essere finalizzato, l’accordo dovrà essere varato dal parlamento di Berlino ma non c'è alcun dubbio sull’accordo della coalizione SPD e CDU.
Per essere finalizzato, l’accordo dovrà essere varato dal parlamento di Berlino ma non c'è alcun dubbio sull’accordo della coalizione SPD e CDU.
************************************
Due anni di acqua
pubblica a Parigi: risparmiati 70 milioni e bollette più basse
Scritto da Piero
Riccardi, Ernesto Pagano*
Da quando la capitale francese è passata a una gestione
totalmente pubblica della rete idrica la bolletta dell'acqua si è abbassata
dell'8% e sono stati risparmiati 35 milioni di euro l'anno
Passare a una gestione totalmente pubblica dell'acqua
conviene, lo dimostrano i conti di Eau de Paris, che dal 1 gennaio 2010 ha
rilevato dalle due multinazionali Veolià e Suez la gestione della rete idrica
di Parigi, risparmiando 35 milioni di euro l’anno e abbassando dell’8 per cento
la bolletta dell’acqua.
Eau de Paris è un ente di diritto pubblico presieduto da
Anne Le Strat, braccio destro del sindaco socialista Bertrand Delanoë che ha
fatto della ripubblicizzazione dell'acqua uno dei suoi cavalli di battaglia
nella campagna elettorale del 2008.
Per Le Strat la ricetta è semplice: risparmiare assumendo la
gestione diretta di tutti i servizi, dalla captazione fino alla fatturazione
(mentre prima la stessa acqua poteva cambiare anche dieci volte gestore prima
di arrivare al rubinetto); eliminare l'obbligo di remunerare gli azionisti,
fattore tipico delle società di diritto privato, in più godendo di vantaggi fiscali
legati agli enti pubblici.
Il successo di Eau de Paris fa riflettere sulla validità
delle politiche di libero mercato legate all'acqua. Un mercato che, secondo Le
Strat, è libero solo di nome, ma di fatto Parigi è stata per decenni «un
esempio emblematico di finto liberismo economico applicato all'acqua».
A partire dal 1985 (e per volontà dell’allora sindaco
Jacques Chirac) i due colossi Suez e Veolià si sono infatti divisi la gestione
della rete idrica parigina assumendo il controllo, rispettivamente, della rive
gauche e della rive droite. «Gli utenti parigini – ha commentato Le Strat – si
sono trovati di fronte a una non scelta, mentre i gestori avevano una rendita
garantita da contratti di concessione di 20 – 25 anni spesso rinnovati senza concorrenza».
D'altronde, come spiega Le Strat, un ente di diritto
pubblico come Eau de Paris può andare incontro al libero mercato anche meglio
di un gestore privato. I lavori di manutenzione o le opere di canalizzazione,
ad esempio, vengono affidate da Eau de Paris a ditte private tramite appalti
pubblici, cosa che di fatto favorisce la concorrenza e il risparmio. Veolià e
Suez invece affidavano quasi sempre questi lavori a delle società controllate,
senza concorrenza e con fatture più salate.
Il paradosso è che, mentre il comune di Parigi mette da
parte i due colossi mondiali dell’acqua per tornare alla gestione pubblica, in
Italia le stesse Suez e Veolià si dividono da Nord a Sud fette cospicue del
mercato idrico del nostro Paese.
*corriere.it/inchieste
Nessun commento:
Posta un commento