Non sarà un termovalorizzatore ma un inceneritore,
non smaltirà i rifiuti della Valdisieve ma solo quelli
prodotti altrove.
Queste in sintesi le conferme che ARPAT ci ha fornito
rispondendo alla nostra richiesta di pareri su quanto
approvato dall’ATO lo scorso dicembre.
Infatti, negli scorsi mesi, leggendo l’ultimo PEF relativo all’impianto
“I Cipressi” di Selvapiana approvato dai
Sindaci di Valdarno e Valdisieve abbiamo riscontrato incongruenze e abbiamo
richiesto pareri al Dipartimento Ambiente della Provincia e ad ARPAT.
Quest’ultimi ci hanno risposto prontamente confermandoci che l’impianto di
Selvapiana è codificato come inceneritore e non come termovalorizzatore.
Inoltre ARPAT ha confermato il nostro rilievo sul
fatto che il rifiuto della zona non ha i requisiti per accedere all’impianto.
Infatti, secondo l’ultimo piano finanziario approvato, il rifiuto urbano
indifferenziato “tal quale”, quindi il rifiuto che non si differenzia e che si
raccoglie nei contenitori rossi, non potrà essere smaltito nell’impianto
della Rufina, in quanto, tal rifiuto, non è sottoposto a processi di pretrattamento
che necessitano di particolari impianti non presenti in zona.
È giunto il momento di mettere fine alla “sceneggiata” che da anni i Sindaci di Valdarno e
Valdisieve portano avanti raccontando ai cittadini che l’impianto di Selvapiana porterà benefici
in termini ambientali ed energetici evitando l’emergenza rifiuti locale; l’impianto di cui si parla
dimensionato per bruciare oltre 60.000 tonnellate annue, che costerà 88 milioni di euro, non serve
per smaltire il rifiuto della zona, che da quando è entrata in vigore la raccolta differenziata produce
meno di 10.000 tonnellate annue di indifferenziato, ma servirà unicamente a smaltire rifiuti provenienti
da fuori zona, fuori provincia e fuori regione. I cittadini che nel loro luogo di residenza ospiteranno,
tra l’altro in una zona di pregio, il grande impianto non potranno beneficiare di compensazioni
energetiche perché Selvapiana brucerà e non produrrà né calore né corrente elettrica. Inoltre la
zona, già con viabilità critica, subirà il transito di tantissimi mezzi pesanti con rifiuti provenienti dalle
più svariate parti d’Italia.
Perchè i cittadini del Valdarno e in particolare della Valdisieve si devono accollare gli oneri di una
struttura che a loro non offre alcun servizio ma solo un danneggiamento? Cosa si cela dietro ad
una scelta politica così incomprensibile che però smuove cospicue somme di denaro? Perché in
Toscana da una parte si incentiva la raccolta differenziata raggiungendo traguardi di oltre il 60%
di rifiuto riciclabile ma si destina enormi risorse economiche in ben 9 impianti di incenerimento
senza investire risorse in impianti di riciclaggio?
Perché accollare un debito ai cittadini di Valdarno Valdisieve per smaltire rifiuti prodotti in Campania
piuttosto che in Calabria o simili, quale interesse abbiamo a farlo?
Il piano rifiuti regionale e provinciale sta andando in cortocircuito oppure vi è una scelta politica di
trasformare la nostra regione nell’inceneritore d’Italia?
Se qualcuno, dal più alto scranno regionale alla più modesta poltrona di qualche sindaco di montagna,
sa dare risposte è pregato di fornirle.
Consiglieri Comunali Valdarno Valdisieve
Tiberio Corsinovi, Pierpaolo Gori, Maria Cristina Paoli (Londa), Elisa
Tozzi (Reggello), Cleto Zanetti (San Godenzo), Roberto Renzi (Figline
Valdarno), Antonio Polverini (Rufina), Sandra Bartolini (Pelago)
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Documenti PEF:
https://drive.google.com/folderview?id=0B5uPVnFGS9xwNGVmR1ZsMkg3Y1E&usp=sharing
Documenti Consiglieri Comunali Valdarno Valdisieve:
https://drive.google.com/folderview?id=0B5uPVnFGS9xwcTh5MjVycE92azg&usp=sharing
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