Il presidente della Regione Toscana, Enrico
Rossi, a conclusione del convegno sulla gestione dei rifiuti in Toscana,
tenutosi a Capannori sabato 18 maggio, a cui ha partecipato anche l’Assessore
regionale all’ambiente Anna Rita Bramerini, ha espresso la volontà di fare della
Toscana una regione europea all'avanguardia, di promuovere a livello locale
buone pratiche e sostenere una legge nazionale di iniziativa locale per ridurre
la produzione di rifiuti e di costruire, attraverso un confronto con i
territori, il nuovo Piano regionale di gestione dei rifiuti.
Impegni importanti
e condivisibili, di cui purtroppo, non si vede traccia nelle scelte concrete di
politica amministrativa della Regione. Mi sarei aspettato che dicesse, in
coerenza con quanto affermato, che per procedere su questa strada, è necessario
riscrivere quasi completamente i tre Piani di Ambito in discussione, di cui uno,
quello della Toscana Centro, già approvato e gli altri due in discussione.
Questi Piani sono nati vecchi, procedono ancora in direzione contraria alle
direttive europee e addirittura alle leggi italiane, sono costruiti con
previsioni di crescita dei rifiuti esagerate non supportate da nessun riscontro
oggettivo ed analisi scientifica, prevedono investimenti per diverse centinaia
di milioni ancora in nuovi inceneritori, dimensionano il fabbisogno
impiantistico al 2020 senza prendere in considerazione nessuna azione di
prevenzione e riduzione dei rifiuti che per le Direttive europee rappresentano
una priorità oltre che un obbligo per la Legge italiana.
Sbagliata e
inaccettabile la proposta del Presidente di spostare in modo del tutto
arbitrario ed illegittimo, l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata al 2020
prevista dalla legge italiana al 31 dicembre 2012. I tantissimi comuni che sono
passati dal conferimento stradale in forma anonima alla raccolta differenziata
domiciliare “porta a porta” hanno raggiunto percentuali superiori al 65% in
pochi mesi, quindi a livello regionale, considerando l’arretratezza culturale e
la pigrizia di una buona parte di amministratori locali, le inevitabili
resistenze, è del tutto realistico e possibile raggiungere, con un po’ di
volontà politica, questo obiettivo nel giro di due anni al massimo.
Di parole ne
abbiamo sentite tante in questi anni, anche di buone intenzioni, ma adesso
servono fatti concreti. Per dimostrare che la regione Toscana vuole cambiare
direzione di marcia, c’è bisogno di un Piano regionale innovativo che si
differenzi sostanzialmente dalla vecchia logica di cui sono prigionieri gli
attuali Piani interprovinciali. Se la Toscana vuole cambiare politica è
necessario iniziare subito il percorso di transizione dal vecchio al nuovo
sistema, e, lungo questo percorso, le tecnologie tradizionali per lo
smaltimento, (discariche ed inceneritori) saranno destinate ad assumere un
ruolo secondario e sempre più marginale, mentre, acquisteranno centralità, le
buone pratiche operative, le azioni di separazione e differenziazione, di
recupero e riciclaggio e di conseguenza si svilupperà e si consoliderà
un’impiantistica di valorizzazione delle materie prime seconde recuperate e una
filiera industriale del riciclaggio strettamente legata e connessa con il mondo
scientifico della ricerca e dell’innovazione per poter aprire nuove opportunità
e possibilità di riciclaggio e di riutilizzo della materia recuperata.
Infine,
una annotazione politica a margine del convegno che si è tenuto proprio ad una
settimana dalle dimissioni dell’assessore all’ambiente Alessio Ciacci e
dell’Assessore Leana Quilici. La maggioranza che iniziò nel 2004 la
rivoluzione del sistema di gestione dei rifiuti e che nel corso degli anni ha
promosso pratiche ambientali che hanno fatto di Capannori un punto di
riferimento nazionale, non esiste più, non c’è più traccia di sinistra dentro
la Giunta PD che tace come se niente fosse successo. Quella sinistra che è
stata la madre di queste politiche è stata costretta alla porta. Mi sarei
aspettato, non dal Sindaco, ma per esempio da Rossano Ercolini che almeno alla
fine del suo condivisibile e positivo intervento, esprimesse un briciolo di
solidarietà e vicinanza a Ciacci e a quella sinistra, che grazie alle buone
pratiche realizzate aprì la strada alla strategia rifiuti zero, attraverso
l’adesione di Capannori, nel febbraio 2007, primo comune in Italia. Un scelta
che sicuramente ha costituito le premesse per rompere l’isolamento, uscire dal
minoritarismo e dare una dimensione nazionale ed internazionale, al movimento
rifiuti zero.
Eugenio Baronti Coordinatore Laboratorio
rifiuti Forum Ambiente nazionale SEL
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