Rifiuti. Sgherri:”strategia rifiuti zero necessaria e
possibile. Puntare ad un nuovo modello che faccia dell’ambiente la leva per lo
sviluppo. Obbiettivi possibili in tempi brevi, basta volerlo”
Firenze, 21 maggio. Un nuovo
piano regionale dei rifiuti che contribuisca a segnare una discontinuità col
passato, e quindi capace di pensare le questioni ambientali non come limiti
bensì come vera e propria leva per un nuovo modello di sviluppo. Questo
l’obbiettivo di fondo, che significa mettere in atto politiche e buone pratiche
capaci di ridurre sensibilmente la produzione dei rifiuti, aumentare
velocemente la raccolta differenziata, dare impulso al riciclo e riuso dei
materiali ecc, verso – aggiungiamo - quella strategia di “Rifiuti Zero” che
abbiamo sempre sostenuto, così come la omonima legge di iniziativa popolare per
la quale è partita la raccolta firme.
Se di discontinuità dovrà
trattarsi sono certamente apprezzabili le dichiarazioni degli ultimi giorni del
presidente Rossi e dell’assessore Bramerini sul cambio di paradigma e, nel
merito, in particolare sulla partita della riduzione della produzione dei
rifiuti, come riconfermato sabato scorso nel convegno a Capannori. Si è parlato
molto in questi giorni del “modello Capannori” (il primo a raggiungere e
superare di gran lunga la soglia del 65 % della raccolta differenziata e ridurre
sensibilmente la produzione dei rifiuti, seguito in Toscana da oltre venti
comuni fra cui fra i più virtuosi Montespertoli, Larciano, Lamporecchio). Tale
esperienza ci insegna molte cose: che questa strada è possibile ed è quella da
seguire se si vuol far bene all’ambiente, alla salute ma anche alla creazione di
posti di lavoro e raggiungere risultati a costi contenuti, tutto il contrario
della scelta basata su inceneritori e discariche. Strada inceneritorista che si
dimostra quindi inutile oltre che dannosa!
Se il modello è Capannori, la
risposta sul reale fabbisogno impiantistico è, infatti, scontata. Esso ci dice
che si possono raggiungere questi risultati in poco tempo, ciò che ne consegue è
che non possono essere quindi rimandati al 2020.
Mentre infatti apprezziamo la
volontà del presidente Rossi di un cambio di strategia non capiamo perché, nel
contempo, voler rimandare al 2020 il raggiungimento del 65 % di raccolta
differenziata., previsto dalla legge nazionale addirittura alla fine del 2012.
Rimandare quest’obbiettivo al 2020 significherebbe di fatto dimensionare le
soluzioni impiantistiche in maniera esagerata e quindi sbagliata; insomma
sarebbe un sì alla proliferazione di inceneritori e discariche.
Un importante compagine di
cittadini, associazioni ambientaliste, forze politiche, hanno lo scorso anno
presentato puntuali osservazioni al Piano Interprovinciale dei Rifiuti dell’ATO
Centro nelle quali veniva denunciata appunto la strumentalità di porre
obbiettivi alti di raccolta differenziata ma di dilatarli fortemente nel tempo.
E infatti proprio i nuovi piani interprovinciali dei rifiuti sono l’altro corno
del problema, già “vecchi” perché continuano a basarsi nella sostanza
sull’incremento o il potenziamento dell’impiantistica inceneritorista.
La dichiarata volontà di fare
della Toscana una regione europea d’avanguardia va declinata quindi ponendo il
massimo impegno per raggiungere in tempi ristrettissimi gli obbiettivi e non
rimandarli alle prossime legislature. Significa cambiare marcia su raccolta
differenziata, riciclo e sviluppo di nuove tecnologie e pratiche per
l’abbattimento della produzione dei rifiuti, ecc. Tutto questo vuol dire non
accettare, fra l’altro, il piano interprovinciale adottato nell’Ato Centro,
altrimenti da una buona volontà si passerebbe alla solita cattiva pratica.
La Capogruppo Monica
Sgherri
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