CITTADINI AREA
FIORENTINA COMITATI DEI CITTADINI -
FIRENZE
POTERE
DI VETO
O GOVERNO DEL TERRITORIO?
OSSERVAZIONI SULLA BOZZA DI RIFORMA DELLA LEGGE URBANISTICA
REGIONALE
La proposta di riforma della
Legge regionale 1/2005 sul governo del territorio recentemente presentata
dall’Assessore regionale Anna Marson intende riordinare le funzioni
attribuite in campo urbanistico alla Regione e agli altri Enti
locali, per invertire la tendenza, affermatasi anche in Toscana (da
Monticchiello in poi), a compromettere
il paesaggio e l’ambiente, particolarmente quello rurale, con fenomeni di
“sprawl” o con ecomostri.
Introducendo per la prima
volta il concetto di patrimonio territoriale
da conservare e gestire la Regione indica nel
risparmio di suolo la priorità assoluta e impone forti limitazioni alle
espansioni extraurbane. A tal fine si riprende certe prerogative che in passato erano
state delegate ai Comuni, ripristinando il proprio parere vincolante su
materie decisive.
Contro questa proposta si è
scagliata
recentemente l’ANCI (in particolare alcuni sindaci) che
ha accusato
la
Regione di voler ripristinare il centralismo
amministrativo e, ancor più grave, di non rispettare le modifiche apportate al
titolo V della Costituzione dalla L. n.3 del 18 ottobre 2001, legge che
avrebbe inteso inserire in Costituzione i principi del
federalismo.
Anche l’Assessore Meucci
ha tuonato “Così come è scritta, con il potere di veto sulla pianificazione
comunale, la legge 1 è incostituzionale”, basandosi su una falsa interpretazione
della legge già respinta dall’Ufficio legale della Regione. Su questo
tema ha fatto chiarezza anche il costituzionalista Gian Franco Cartei,
sul “Corriere Fiorentino” del
28 marzo scorso.
Ferma restando la competenza
esclusiva dello Stato in materia di tutela dell’ambiente, dell’ecosistema
e dei beni culturali, l’art. 118 della L.3/01 stabilisce che le funzioni
amministrative sono attribuite ai Comuni, salvo che siano attribuite alle
Province, alle Città metropolitane, alle Regioni e allo Stato, sulla base dei
principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza.
Una tale enunciazione non
appare chiara: gli enti locali e lo Stato sono posti sullo stesso piano e sono
intercambiabili o sono anche differenziati e pertanto riguardano ambiti
territoriali di diversa rilevanza?
Passando alla attuale
versione della L.R. 1/05, l’art. 53, relativo allo strumento del Piano
Strutturale, prevede che il P.S. contenga la ricognizione delle prescrizioni
del Piano territoriale di coordinamento territoriale provinciale e del
Piano di indirizzo territoriale regionale (comma 3, lettera b). Questa
formulazione ha fatto sì che si consolidasse la prassi secondo la quale era
sufficiente che il P.S. di ogni singolo comune contenesse nel testo normativo
una semplice formula rituale, senza alcun riferimento effettivo ai
contenuti del P.S. e della sua compatibilità col Piano regionale, perché poi il
sindaco potesse operare in completa autonomia.
Fra l’ambiguità dell’art.
118 della riforma del titolo V della Costituzione e l’ambiguità della
attuale versione della L.R. 1/05 si è consumato quel mito della
parificazione istituzionale degli enti locali, posti tutti sullo stesso
piano, che ha prodotto all’interno del territorio toscano le gestioni più
disparate dell’uso del suolo in allegra dissonanza dalle prescrizioni del
piano regionale.
Nella proposta della
Regione, gli artt. 17 bis, 23, 24 bis, 35, 26, 26 bis, 27 sono
quelli che maggiormente introducono importanti novità rispetto al
ruolo della Regione nei confronti dei Comuni che ne fanno parte, con
particolare riferimento agli strumenti della Conferenza Paritetica (che
questa volta diviene un effettivo strumento in mano alla Regione cui
spetta la decisione in caso di non omogeneità dei pareri) e del Tavolo
tecnico.
Queste novità, lungi dal
rappresentare una violazione dei principi costituzionali, ne costituiscono
invece un chiarimento ed una specificazione: non si tratta di
reintrodurre un principio di gerarchia fra gli enti né di rinunciare
all’indipendenza dei Comuni, ma di mettere in atto una urbanistica che non sia
schizofrenica (alla Regione i principi, ai Comuni i Piani operativi), nella
quale, secondo il criterio della co-pianificazione, ciascun ente si
assume le responsabilità che gli competono, secondo il proprio
livello.
Ci auguriamo pertanto che
il Consiglio Regionale accolga tale proposta, al contrario di quello che
fece nel 2011, allorquando il nostro Comitato, assieme ad
Italia Nostra e ad altri comitati toscani ed associazioni
ambientalistiche, presentò una proposta di modifica della L.R. 1/05
che rispondeva alle stesse esigenze ora affermate dagli uffici regionali: in
quell’occasione però quella proposta, che aveva ottenuto circa 7.000
firme, ben più delle 5.000 richieste, fu respinta dal Consiglio dopo solo
quattro minuti di discussione.
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