"Era un accordo al ribasso", ha spiegato Antonini, licenziato per aver sostenuto come consulente tecnico,
nell'incidente probatorio del processo sulla strage di Viareggio, uno
dei familiari delle 32 vittime e la Cgil e per le presunte frasi offensive pronunciate nei confronti di Mauro Moretti, amministratore di Fs, durante una manifestazione del Pd a Genova.
"l mio licenziamento - ha proseguito il ferroviere - veniva convertito in due sospensioni da 10 giorni
ciascuna; in cambio, dovevo ammettere di aver fatto cose che, in
realtà, non ho commesso. E rinunciare a qualsiasi futuro impegno di
consulenza nel processo per la strage. Non me la sono sentita".
Ha confessato di aver trascorso la notte
in bianco, Antonini, riflettendo su quella proposta che per alcuni versi
ricorda l'accordo offerto (e accettato) da Dante De Angelis,
altro ferroviere licenziato per aver criticato la sicurezza della
circolazione ferroviaria e reintegrato al suo posto di lavoro lo scorso
novembre.
“Non me la sono sentita di barattare la mia dignità per 20 mila euro
– ha dichiarato – non so se ho sbagliato ma questa è la mia decisione e
sono convinto di quello che ho fatto. Partirò in posizione di
svantaggio, al processo, perché ho rifiutato la conciliazione. Vedremo a
chi daranno ragione i fatti”.
Già fissata la prossima udienza,
in cui il processo entrerà nel vivo: l'11 marzo alle 10, al tribunale
di Lucca, sfileranno davanti al giudice Luigi Nannipieri testimoni di
Rfi, Fs e di Antonini. Poi si andrà a sentenza.
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