Situazione alle 17.40 del 28 Novembre 2012 |
Se si dice che, ancora oggi, tante cose per ridurre il rischio non sono state fatte (vedi art. sotto sull'Arno)........ com'è che anche l'Autorità di Bacino ha dato parere positivo per costruire quello schifo di INCENERITORE 7 volte più grande dello schifo che c'è adesso a Selvapiana???
Eppure, anche con Bilancino, la situazione dopo 1 giorno di pioggia (no bomba d'acqua!) è quella della foto !!
(idem alle altre piene degli anni precedenti).
(idem alle altre piene degli anni precedenti).
Anche se le NORME del PAI permettono ciò, la cosa NON quadra!
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«Graziati
dall’Arno solo per miracolo»
Checcucci:
il fiume non è mai stato messo in sicurezza
Sandro
Bennucci
FIRENZE
«ORA CREDO che il cielo, quello con la ‘c’ minuscola, abbia mandato segnali sufficienti per spingerci a mettere in sicurezza davvero Firenze e due terzi della Toscana».
Ha passato ore davanti ai computer, Gaia Checcucci, segretario dell’Autorità di bacino dell’Arno. Sussultando ogni volta che il diagramma schizzava in alto, facendo superare il livello di guardia ai minacciosi «fratellini» dell’Arno: Sieve, Ombrone, Pistoiese, Bisenzio, Elsa. Per non parlare delle aritmie che ha subìto ieri l’altro, alle impennate del Mugnone e dell’Ema, rigagnoli diventati gonfi e violenti.
Dottoressa Checcucci, l’ha fatta sussultare anche l’Arno, arrivato a tre centimetri dal livello di guardia agli Uffizi?
«No, perchè la piena è stata contenuta, così come non dovrebbero esserci problemi nelle prossime ore. Il fatto è che non possiamo più vivere col fiato sospeso. Negli ultimi 46 anni, l’Arno si è mantenuto tranquillo, ma a quanti miracoli abbiamo diritto?».
Per l’Arno, paradossalmente, le bombe d’acqua sono meno pericolose delle piogge estese: nel ’66 caddero, in media 220, millimetri sull’intero bacino e fu l’alluvione...«Il rischio è se il cielo, sempre con la ‘c’ minuscola, scarica la bomba d’acqua sul Pratomagno o sul Casentino. Sarebbero problemi anche senza piogge estese».
Come si fa a bloccare 200 milioni di metri cubi d’acqua a monte di Firenze?
«Intanto provando a tenerne 50 mila attraverso le casse d’espansione del Valdarno e l’innalzamento della diga di Levane».
Con il «pianino» da 200 milioni del suo predecessore, professor Menduni?
«Sì, quello che firmarono nel 2005 l’allora ministro Altero Matteoli e l’allora governatore, Claudio Martini. Ma è un piano ritoccato: servono 270-300 milioni».
Ci sono?«In parte sì, ma bisogna vincere resistenze locali e burocratiche. Mi pare che il governatore, Rossi, ora sia molto determinato».
Se ricapitasse un disastro come quello del ’66, quanto ci costerebbe, senza contare le perdite di vite umane?«Nel 1999, Raffaello Nardi, altro mio predecessore, parlò di 30 mila miliardi di vecchie, lire, cioè 15 miliardi di euro. Ma è una valutazione impossibile. Ricordi che nel bacino ci sono Firenze e Pisa, città-vetrina che custodiscono patrimoni d’arte e cultura».
Anche i «fratellini» dell’Arno le hanno provocato fibrillazioni...«Soprattutto il Mugnone, ma per via di lavori Tav non completati. Il resto della rete ha tenuto. In particolare hanno funzionato le casse d’espansione del Vingone, a Scandicci, e dell’Ema, a Capannuccia. Dove s’interviene si vede».
Che cosa farà oggi?
«Scriverò al Governo e alla Regione. Si deve sapere che il cielo, con la ‘c’ minuscola, può far paura».
sandro.bennucci@lanazione.net
Tratto da: La Nazione Edizione di Viareggio Giovedì 29 Novembre 2012
FIRENZE
«ORA CREDO che il cielo, quello con la ‘c’ minuscola, abbia mandato segnali sufficienti per spingerci a mettere in sicurezza davvero Firenze e due terzi della Toscana».
Ha passato ore davanti ai computer, Gaia Checcucci, segretario dell’Autorità di bacino dell’Arno. Sussultando ogni volta che il diagramma schizzava in alto, facendo superare il livello di guardia ai minacciosi «fratellini» dell’Arno: Sieve, Ombrone, Pistoiese, Bisenzio, Elsa. Per non parlare delle aritmie che ha subìto ieri l’altro, alle impennate del Mugnone e dell’Ema, rigagnoli diventati gonfi e violenti.
Dottoressa Checcucci, l’ha fatta sussultare anche l’Arno, arrivato a tre centimetri dal livello di guardia agli Uffizi?
«No, perchè la piena è stata contenuta, così come non dovrebbero esserci problemi nelle prossime ore. Il fatto è che non possiamo più vivere col fiato sospeso. Negli ultimi 46 anni, l’Arno si è mantenuto tranquillo, ma a quanti miracoli abbiamo diritto?».
Per l’Arno, paradossalmente, le bombe d’acqua sono meno pericolose delle piogge estese: nel ’66 caddero, in media 220, millimetri sull’intero bacino e fu l’alluvione...«Il rischio è se il cielo, sempre con la ‘c’ minuscola, scarica la bomba d’acqua sul Pratomagno o sul Casentino. Sarebbero problemi anche senza piogge estese».
Come si fa a bloccare 200 milioni di metri cubi d’acqua a monte di Firenze?
«Intanto provando a tenerne 50 mila attraverso le casse d’espansione del Valdarno e l’innalzamento della diga di Levane».
Con il «pianino» da 200 milioni del suo predecessore, professor Menduni?
«Sì, quello che firmarono nel 2005 l’allora ministro Altero Matteoli e l’allora governatore, Claudio Martini. Ma è un piano ritoccato: servono 270-300 milioni».
Ci sono?«In parte sì, ma bisogna vincere resistenze locali e burocratiche. Mi pare che il governatore, Rossi, ora sia molto determinato».
Se ricapitasse un disastro come quello del ’66, quanto ci costerebbe, senza contare le perdite di vite umane?«Nel 1999, Raffaello Nardi, altro mio predecessore, parlò di 30 mila miliardi di vecchie, lire, cioè 15 miliardi di euro. Ma è una valutazione impossibile. Ricordi che nel bacino ci sono Firenze e Pisa, città-vetrina che custodiscono patrimoni d’arte e cultura».
Anche i «fratellini» dell’Arno le hanno provocato fibrillazioni...«Soprattutto il Mugnone, ma per via di lavori Tav non completati. Il resto della rete ha tenuto. In particolare hanno funzionato le casse d’espansione del Vingone, a Scandicci, e dell’Ema, a Capannuccia. Dove s’interviene si vede».
Che cosa farà oggi?
«Scriverò al Governo e alla Regione. Si deve sapere che il cielo, con la ‘c’ minuscola, può far paura».
sandro.bennucci@lanazione.net
Tratto da: La Nazione Edizione di Viareggio Giovedì 29 Novembre 2012
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