In
Svezia il programma di trattamento e riciclo funziona così bene che gli
inceneritori rischiano di diventare anti-economici
Il
programma di trattamento e riciclo dei rifiuti in Svezia funziona talmente bene
che il paese, per evitare che i suoi inceneritori diventino antieconomici, deve
importare rifiuti dagli altri paesi europei. Lo ha spiegato Catarina
Ostlund, dirigente dell’Agenzia svedese di protezione ambientale, in
un’intervista a Public Radio International.
Secondo
i dati
pubblicati da Eurostat a marzo 2012, la Svezia nel 2010 ha prodotto 465 kg
di rifiuti urbani per ogni cittadino. Tra i rifiuti urbani sono compresi anche
quelli domestici, delle piccole imprese, delle istituzioni pubbliche e quelli
raccolti dai servizi comunali; non sono invece inclusi i rifiuti agricoli e
quelli industriali. Solo l’1 per cento dei rifiuti urbani svedesi finisce nelle
discariche, contro il 38 per cento della media europea (e contro il 51 per cento
dell’Italia). Il 36 per cento dei rifiuti viene riciclato, ossia recuperato per
ottenere altri prodotti, materiali o sostanze (la media UE è del 25 per cento).
Il 14 per cento (contro il 15 per cento della media in Europa) viene trasformato
in compost, trattato cioè biologicamente e riutilizzato per esempio come
fertilizzante.
Il
49 per cento dei rifiuti finisce invece negli inceneritori e viene sottoposto a
un trattamento termico: si tratta del dato più alto in Europa, dopo la Danimarca
con il 54 per cento, mentre la media europea è del 22. I rifiuti svedesi che
finiscono negli inceneritori generano energia
sufficiente a soddisfare il 20 per cento del fabbisogno di calore dell’intero
paese fornendo riscaldamento a 810mila famiglie. Inoltre viene fornita
elettricità a 250mila abitazioni.
Il
problema, se così si può chiamare, è che la capacità degli inceneritori del
paese è maggiore rispetto la quantità di rifiuti trattati (2 milioni di
tonnellate all’anno). Per evitare che l’attività diventi antieconomica la Svezia
ha da poco iniziato ad importare rifiuti dal resto d’Europa: 800mila tonnellate
l’anno, soprattutto dalla vicina Norvegia dove i prezzi ancora elevati
dell’incenerimento rendono il processo più redditizio in un altro paese
Si
tratta, secondo Catarina Ostlund, di una nuova prova del valore di mercato
sempre più importante dei rifiuti. «Valorizzare i rifiuti è una saggia
scommessa, proprio in un mondo in cui il prezzo dell’energia continua a salire e
potremmo trovarci di fronte a una carenza di carburante. Ed è importante anche
per la Svezia trovare il modo di ridurre la produzione di rifiuti e aumentare il
riciclaggio. Ma nel breve periodo, la valorizzazione dell’energia ricavata dai
rifiuti è una buona soluzione».
24 settembre 2012
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