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venerdì 10 agosto 2012

Il mito dell'impatto zero smentito dall'Istituto Superiore di Sanità




Dopo una gestazione durata più di nove mesi, il Comune di Verona ha deciso di dare alla luce la relazione introduttiva dell’Istituto Superiore di Sanità sulla valutazione della situazione ambientale dell’area attorno al costruendo impianto di incenerimento di Ca’ del Bue. In data 1° agosto 2012 il Comune di Verona ha finalmente reso pubblico la relazione sul suo sito Internet nove mesi, ripeto, dalla consegna ufficiale del documento da parte di I.S.S. in seguito alla convenzione fra i due enti che, ricordo agli smemorati, è costato alle magre casse comunali, cioè a tutti i veronesi, ben 120 mila euro.
Come tempismo e voglia di trasparenza da parte dell’amministrazione comunale non c’è che dire.
Dire che è inquietante la sensazione che si ha nella lettura del documento è usare un puro eufemismo.
Per esempio, a pag. 5 sta scritto che “la combustione di un chilogrammo di rifiuto in un siffatto impianto produrrà un grammo di elementi inquinanti di interesse igienico-sanitario, fra i quali ossidi di azoto, ammoniaca, diossine, arsenico, mercurio, cadmio, etc.”.
Se solamente un chilo di rifiuto bruciato produrrà un grammo di inquinante, figuriamoci cosa produrranno le 572 tonnellate di rifiuti che si prevede di bruciare ogni giorno nell’inceneritore: e tutto questo per 25 anni.
“Nell’intera area di raggio 5000 m. dall’impianto sono presenti insediamenti urbani con densità abitativa che li rende sensibili ai contaminanti aerodispersi” (pag.6). Che tradotto sarebbe come dire: in questa area ci sono uomini, donne, bambini che saranno contaminati dalle emissioni dell’inceneritore. E più avanti a pag. 8: “le industrie alimentari, gli allevamenti e i terreni coltivati sono le attività con più alta vulnerabilità ai microinquinanti emessi dall’impianto di incenerimento”.
E via inquietando.
Oramai il re è nudo. Dopo che per mesi il sindaco Tosi si era stracciato le vesti giurando e spergiurando che l’inceneritore di Ca’ del Bue sarebbe stato praticamente innocuo, ora anche l’Istituto Superiore di Sanità lo smentisce, e, per colmo d’ironia, in un documento che il sindaco stesso aveva commissionato al centro di ricerca allo scopo di tranquillizzare i veronesi a riguardo.
A questo punto è lecito domandarsi: davanti alle fosche previsioni di impatto sul nostro territorio e sulla vita della popolazione che simile progetto avrà, come possiamo noi, cittadini e cristiani, rimanere inermi, e come fa, mi domando, la Chiesa a non schierarsi?
Fino ad adesso i rappresentanti più autorevoli della Chiesa locale, interpellati a proposito, si sono sempre scherniti trincerandosi dietro al fatto che non era loro competenza entrare in merito a un discorso prettamente tecnico. Il progetto dell’inceneritore, come si evince invece dalla lettura del documento dell’Istituto Superiore di Sanità, è un progetto che avrà pesanti ricadute sulla salute e sul futuro di intere generazioni di veronesi.
E qui, a mio avviso, la Chiesa veronese non può più barcamenarsi con mezze misure: deve essere chiara nell’esprimere il proprio no al progetto insensato che stanno architettando sulla nostra pelle anche se questa presa di posizione dovesse disturbare il Grande Manovratore perché se.
Qualcuno un tempo ha detto “Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”(Gv 10,10), spero vivamente che questo messaggio di vita e di speranza riguardi anche la comunità veronese.

Gianni Giuliari

p.s. Anche a Parma la Chiesa tace. O meglio parla a vanvera, fornendo ai sostenitori dell'inceneritore alibi preziosi. E' il caso del Centro di Etica Ambientale dove convivono Iren, il Comune di Parma, La Diocesi. Un gioioso gingillo di distrazione di massa.

Lo studio: http://portale.comune.verona.it/nqcontent.cfm?a_id=30495

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

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