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CALENDARIO

mercoledì 29 luglio 2015

L’aroma tossico che danneggia il dna e il fegato

Nuova valutazione da parte dell'Efsa dell'aldeide perillica. Si tratta di aroma di origine naturale contenuto anche nella buccia di arancia, usata per aromatizzare prodotti da forno e bevande

L’aroma tossico che danneggia il dna e il fegato
Quell’aroma dolciastro di arancia fresca non è per niente salutare. La sostanza aromatizzante nota come “aldeide perillica” o “perillaldeide” (p-menta-1,8-diene-7-al), ha mostrato di essere genotossica e di procurare danni al DNA nel fegato. Lo evidenzia un nuovo studio condotto sugli animali e valutato dagli esperti scientifici dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa).  L’aldeide perillica, che è naturalmente presente nella buccia degli agrumi, è prodotta in quantità limitate e aggiunta ad alcuni prodotti alimentari da forno, dolci, prodotti a base di carne e bevande alcoliche e non alcoliche, per ottenere un odore pungente e agrumato e un sapore legnoso, speziato, di agrumi.
Nell’ambito del sistema dell’Unione europea per la valutazione degli aromatizzanti, l’aldeide perillica è un indicatore usato per valutare anche altre nove sostanze chimiche strutturalmente affini, note collettivamente come “aldeidi alicicliche”. Secondo gli esperti dell’Efsa esiste un potenziale problema di sicurezza anche per queste sostanze, salvo prova contraria.
Nel 2002, una prima valutazione aveva affermato che, agli attuali livelli di assunzione, l’aldeide perillica non poneva problemi di sicurezza. Nel 2008, la Commissione europea aveva chiesto all’Efsa di effettuare una nuova valutazione e nel 2012 l’industria degli aromatizzanti aveva presentato i primi dati.
L’anno successivo, l’Efsa aveva concluso che la sostanza era potenzialmente genotossica e aveva richiesto un ulteriore studio per determinare i potenziali effetti sul fegato e sullo stomaco.
Il nuovo studio, presentato nel 2014, è stato valutato dagli esperti dell’Efsa, secondo i quali l’aldeide perillica causa danni al DNA nel fegato.

di Dario Scacciavento

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