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martedì 24 febbraio 2015

Ritirata strategica: il Tav resta al palo

Nulla di fatto oggi a Parigi. Il TAV è un UFO!   Un progetto che non vale un CIPE

Un pugno di mosche. Ecco quanto si è trovato in mano il CIPE venerdì scorso, dopo decenni di studi e centinaia di milioni spesi. Il progetto dei francesi? Non pervenuto, semplicemente non l’hanno fatto. Quello della parte italiana? Non va bene, è da cambiare. Niente progetto complessivo dell’opera, niente costo certo: un capolavoro di geometrica inefficienza.
L’è tutto da rifare
Gino Bartali l’avrebbe detta così. Comunque la si voglia girare, grosso guaio al CIPE con tutti gli occhi addosso. I media sovraeccitati per una svolta che non arriva mai. L’Europa a corto di soldi, pronta a tagliare il contributo. E quei diavoli dei No Tav, Sindaci e Movimento, che hanno già certificato tutte le falle di una decisione che non può essere assunta (1).
Come evitare la figura barbina? I prestigiatori ministeriali si inventano l’inedita approvazione con respinta, degna di una commedia nonsense. Il CIPE approva, si, ma contestualmente rimanda indietro il progetto perché vuole sia cambiato. Cioè non approva. Un balletto ai limiti del ridicolo, che riguarda solo il piccolo 20% di opera in territorio italiano. Perché, parafrasando Lorenzo De Medici, dai francesi “non v’è certezza“.
Ripassate dal VIA … con tanti auguri
Come tradizione, le parole di Mario Virano disegnano la cifra della disfatta (2): “Una delle novità contenute nel progetto, sotto forma di prescrizione, è invece la richiesta al soggetto promotore di elaborare un approfondimento per avviare lo scavo del tunnel di base a partire da Chiomonte. Ovviamente lo studio, che sarà messo a punto, sarà poi sottoposto a valutazione di impatto ambientale“. Ovviamente.
Ergo. l’opposizione No Tav non molla, scavare da Susa è impossibile. Il Governo vuole partire da Chiomonte. Quindi s’ha da rifare il progetto, che pertanto non è definitivo. E ci tocca rifare la trafila della VIA. Come nel Monopoli: fate tre passi indietro con tanti auguri. Conclusione: dobbiamo aspettare i francesi, se ne riparla tra un paio di anni.
Il Settimo Protocollo
Quindi ennesimo nulla di fatto oggi a Parigi. La nutrita collana letteraria di Accordi e documenti accessori si arricchirà di un nuovo noioso capitolo. Il protocollo parlerà delle remunerative poltrone nel nuovo Promotore Pubblico, dei solenni impegni morali rispetto alla manifesta presenza mafiosa nei cantieri, delle languide speranze nel contributo europeo, bla bla bla … Tutto meno che di “avvio dei lavori“, costantemente bloccato dal mancato rispetto delle condizioni fissate nel 2001 da Italia e Francia (3): non c’è il progetto definitivo, non c’è la VIA completa, non c’è il costo dell’opera. E non c’è la galleria di Chiomonte: in 44 mesi di cantiere “lumaca” LTF ne ha scavato meno di un terzo.
Gianni Brera l’avrebbe descritta come l’antica arte di menare il torrone, una melina che pare stia stancando persino i giornali “amici” (4).
Vent’anni di commedia
Oggi a Parigi il menù prevede solo brodo allungato. Hollande e Renzi, in piena ritirata strategica, tenteranno di vendere all’Europa una Torino-Lione formato bonsai. Siamo anni luce distanti dalle faraoniche velleità di un tempo. La cifra è già sui giornali (5): 3 miliardi di euro, insufficienti anche solo per un quarto del tunnel di base, quotato 8,6 miliardi teorici, più di 12 reali (6). E niente è più inutile di un’opera inutile incompiuta.
Dal 1996 le cricche affaristiche italo-francesi pestano acqua nel mortaio della Torino-Lione. Dopo vent’anni, il tempo sufficiente per fare non uno ma ben due tunnel di base, si ripresentano nuovamente a mani vuote. La loro incapacità è imbarazzante. Quanto può durare ancora questa commedia?
(3) Accordo 29 gennaio 2001 (L. 228/2002), art. 5 “L’oggetto del presente titolo è la definizione delle condizioni secondo le quali saranno condotti nella prima fase, che inizia nel 2001, gli studi, le ricognizioni e i lavori preliminari della parte comune italo-francese della sezione internazionale. Essa si concluderà allorché la CIG avrà proposto ai due Governi un progetto di protocollo addizionale al presente Accordo per la realizzazione delle opere definitive della parte comune italo-francese del collegamento, in conformità alle disposizioni dell’art. 4. I suddetti lavori comportano, in particolare, l’esatta definizione del tracciato e delle procedure di valutazione ambientale applicabili nei due stati, lo scavo delle discenderie e delle gallerie di prospezione, i lavori annessi e l’insieme degli studi necessari alla definizione del progetto della parte comune italo-francese del collegamento.
(6) Contratto di programma 2012-2016 – Parte investimenti, sottoscritto in data 8 agosto 2014 tra la società Rete ferroviaria italiana (RFI) Spa e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/435382.pdf

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