La differenziata continua a crescere, Venezia sarà provincia a «discarica zero»
VENEZIA - Basta inceneritore, entro il
2013 l'impianto di Veritas a Fusina chiude i battenti. E non per manutenzioni o
ristrutturazioni per trasformare l'impianto in altro, semplicemente Venezia non
ha più la necessità di bruciare le proprie immondizie. La raccolta differenziata
continua a crescere, il combustibile da rifiuti (Cdr) non arriva alle 240 mila
tonnellate permesse ogni anno e dunque l'inceneritore non serve più. Il
beneficio per l'ambiente è notevole, solo in emissioni spariscono 50 mila
tonnellate di CO2 ogni anno.
«L'articolato sistema messo in campo per la gestione dei rifiuti ci consente di fare a meno di un impianto che la città in realtà non voleva», spiega l'assessore all'Ambiente Gianfranco Bettin. Nel 1992 la Regione Veneto ha deciso di aprire l'inceneritore di Fusina e all'epoca il consiglio comunale votò un documento contro la scelta di bruciare i rifiuti invece di recuperarli con la raccolta differenziata. Il braccio di ferro tra istituzioni non portò ad alcun risultato e nel 1998 l'impianto è entrato in funzione.
Da allora ha bruciato una media di 40 mila tonnellate di rifiuti l'anno che da fine anno verranno smaltiti in parte con la differenziata e in parte con la produzione di combustibile per la vicina centrale dell'Enel. Niente andrà quindi in discarica, Venezia può infatti fregiarsi del titolo - rarissimo in Italia dove il 54 per cento delle immondizie va proprio in discarica - di provincia a «discarica zero». «Questo risultato è frutto di una seria pianificazione che sta dando i suoi frutti - dice Andrea Razzini, ad di Veritas -, merito delle politiche avviate dall'amministrazione e dei cittadini che collaborano». Se i veneziani avessero smesso di differenziare, nel 2012 i costi dei rifiuti sarebbero saliti di 5 milioni di euro e, forse, Fusina rimarrebbe acceso come gli altri due inceneritori del Veneto a Padova e a Schio. Oggi invece di 500 mila tonnellate di immondizie prodotte nel 2012 nel veneziano, circa 250 mila sono prodotti destinati al riciclo e il resto al Cdr. Nel 2013 però le percentuali cambieranno con quasi 300 mila tonnellate di differenziata.
21 maggio 2013
«L'articolato sistema messo in campo per la gestione dei rifiuti ci consente di fare a meno di un impianto che la città in realtà non voleva», spiega l'assessore all'Ambiente Gianfranco Bettin. Nel 1992 la Regione Veneto ha deciso di aprire l'inceneritore di Fusina e all'epoca il consiglio comunale votò un documento contro la scelta di bruciare i rifiuti invece di recuperarli con la raccolta differenziata. Il braccio di ferro tra istituzioni non portò ad alcun risultato e nel 1998 l'impianto è entrato in funzione.
Da allora ha bruciato una media di 40 mila tonnellate di rifiuti l'anno che da fine anno verranno smaltiti in parte con la differenziata e in parte con la produzione di combustibile per la vicina centrale dell'Enel. Niente andrà quindi in discarica, Venezia può infatti fregiarsi del titolo - rarissimo in Italia dove il 54 per cento delle immondizie va proprio in discarica - di provincia a «discarica zero». «Questo risultato è frutto di una seria pianificazione che sta dando i suoi frutti - dice Andrea Razzini, ad di Veritas -, merito delle politiche avviate dall'amministrazione e dei cittadini che collaborano». Se i veneziani avessero smesso di differenziare, nel 2012 i costi dei rifiuti sarebbero saliti di 5 milioni di euro e, forse, Fusina rimarrebbe acceso come gli altri due inceneritori del Veneto a Padova e a Schio. Oggi invece di 500 mila tonnellate di immondizie prodotte nel 2012 nel veneziano, circa 250 mila sono prodotti destinati al riciclo e il resto al Cdr. Nel 2013 però le percentuali cambieranno con quasi 300 mila tonnellate di differenziata.
G.B.
21 maggio 2013
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