Lunedì 1 Febbraio 2016
Inchinati agli inceneritori, anche a costo della salute
Tre aspetti da conoscere
Chi
è Benedetto Terracini, classe 1931, già Professore Ordinario
all'Università di Torino, è un epidemiologo e biostatico, tra i primi
che notò l’epidemia di tumori da amianto in Italia, ed è anche tra i
protagonisti del processo Eternit in corso a Torino
CHE COSA SONO
Gli inceneritori o termodistruttori sono impianti di smaltimento di rifiuti che bruciandoli ne riducono il peso ed il volume.
COSA PRODUCONO
Le
sostanze chimiche emesse comprendono a seconda di cosa brucia: composti
organici del cloro, idrocarburi policiclici aromatici, composti
organici volatili, piombo, cadmio e mercurio, acido cloridrico, ossidi
di azoto, ossidi di zolfo ed ossidi di carbonio.
CARATTERISTICHE INQUINANTI
Molti
composti emessi sono persistenti, resistenti alla degradazione, si
accumulano nei tessuti degli animali viventi trasferendosi da un
organismo all'altro, in quanto sostanze che per inalazione, ingestione o
penetrazione cutanea possono comportare patologie acute o croniche.
Storie
di inceneritori, della paura dei vicini di casa di ammalarsi e di uno
scienziato di fama internazionale chiamato dalle autorità politiche a
certificare l'assenza di rischi per la salute dei lavoratori degli
impianti e dei residenti nei paraggi. Storie che si ripetono e in cui il
professor Benedetto Terracini assume puntualmente il ruolo del
guastafeste che ci dà da pensare. Anche oggi: "La mia preoccupazione, di
fronte al progetto di altri 8 inceneritori, è che si assicuri una
politica di prevenzione, aumentando la raccolta differenziata dei
rifiuti e utilizzando quegli impianti il minimo indispensabile. Non ne
conosciamo ancora gli effetti sulla salute".
EMILIA-ROMAGNA,
2011: il rapporto sull'impatto delle emissioni di sostanze provocate
dal funzionamento degli inceneritori della regione fa emergere un'accentuazione delle nascite prima del termine nelle partorienti che vivevano nelle zone più prossime.
L'attività di monitoraggio della salute rileva anche casi di linfomi intorno al solo impianto di Modena in misura superiore al territorio nazionale.
Per il resto tutto bene e i vertici della Regione si concentrarono subito su quel resto.
Fu
diffuso un comunicato che ridimensionava le criticità e non citava i
linfomi nell'annunciare la conferenza stampa cui, accanto ai vari
assessori, avrebbe dovuto prender parte il presidente del comitato
scientifico, cioè il professor Terracini. “Mi presentai in quella sala e
chiesi che venisse revocato il comunicato. Ne spiegai i motivi. Gli
assessori regionali di Sanità e Ambiente impallidirono e mi tolsero il
saluto”. Proseguì l'attività di biomonitoraggio? “Vennero programmati
nuovi accertamenti, ma non mi chiesero di occuparmene.
Potevo
capirlo: avevo compiuto 80 anni. "L'anno dopo Terracini viene invitato
dalla fu Provincia di Torino a far parte del comitato scientifico
incaricato di sovraintendere al programma di monitoraggio della salute
dei lavoratori del nuovo termovalorizzatore e dei residenti prossimi
all'impianto di incenerimento di rifiuti solidi urbani e speciali sino a
490 mila tonnellate l'anno. E pure questa volta Terracini finisce per
rompere le uova nel paniere. Il 2 ottobre 2015 il professore fa mettere a
verbale di una riunione del comitato una questione che altri tendono a
non voler prendere in considerazione: il ruolo di primo piano dei lavoratori della filiera dei subappalti.
Non si sa nemmeno quanti siano. Si sa che le imprese che li alternano
nell'impianto torinese di termovalorizzazione, aperto a settembre 2013,
sono un centinaio. Dichiara il professore Terracini: "La partecipazione
di tutti coloro che lavorano nell'impianto appare problematica a causa
della molteplicità degli appalti e subappalti operata da Trm
(Trattamento rifiuti metropolitani, la società che gestisce
l'inceneritore) e dal principale appaltatore, Iren Ambiente. I
dipendenti Trm sono solo una parte dei lavoratori che operano
sull'impianto e dai dati in possesso non sono loro a svolgere mansioni
che espongano in modo diretto e continuativo a sostanze tossiche. La
dottoressa Antonella Bena (coordinatrice del gruppo di lavoro sul
monitoraggio della salute di lavoratori e residenti) riferisce che non
hanno avuto alcun successo i ripetuti solleciti formali e informali al
gestore dell'impianto di disporre di informazioni chiare e puntuali
riguardo le numerose ditte in appalto e subappalto e dei nominativi dei
lavoratori".
SUBITO DOPO
il professore alza i toni: "Il comitato tecnico scientifico esprime
sconcerto di fronte a tale reticenza. L'obiettivo di produrre conoscenza
sui rischi esistenti all'interno dell'impianto è comunque legato alla
rappresentatività del campione oggetto di biomonitoraggio. Questo
dovrebbe includere non soltanto un gruppo selezionato (dipendenti Trm)
ma fornire un quadro completo e realistico degli addetti presenti in
impianto. Il Comitato tecnico scientifico sottolinea che, permanendo
tali difficoltà, non vi sono le condizioni per garantire il valore
scientifico dei risultati". Terracini si premura di precisare che
l'attività di verifica della salute dei più diretti interessati alle
emissioni dell'incenitore è finalizzata "a offrire informazioni utili a
eventuali interventi di prevenzione e tutela dei lavoratori". E ricorda
che la Città Metropolitana si impegna a sollecitare il gestore al
rispetto della prescrizione contenuta nella Valutazione di impatto
ambientale, dell'attività di studio e di analisi. Su www.dors.it/spott sono
pubblicati i report sulle analisi e vi si legge che nel corso del primo
step (settembre 2013) per verificare le condizioni generali del
campione si sottopose a prelievi di sangue e urine una dozzina di
dipendenti Trm. Nel secondo step (giugno-luglio 2014) sono saliti a
40-55 secondo le tipologia di analisi e la ricerca dell'assorbimento di
metalli piuttosto che di diossine o di idrocarburi policiclici
aromatici. Il rapporto di metà dicembre scorso sui primi risultati del
biomonitoraggio di circa 400 residenti in aree prossime all'impianto in
funzione e più lontani non segnala criticità e sarebbe, anzi,
rassicurante se non avesse il limite scientifico che inficia gli esiti
delle analisi condotte sul sangue e sulle urine del campione di
dipendenti Trm.
PER QUESTO MOTIVO
appaiono incomprensibili le recenti dichiarazioni del presidente della
società, l'ex sindacalista Bruno Torresin, alla Commissione Legalità del
Comune di Torino: “I subappaltatori hanno l'obbligo di dichiarare
soltanto il personale utilizzato per oltre 30 giorni lavorativi”
(continua tivi). Il manager ha chiaro che ciò che conta adesso ai fini
della prevenzione – come sostiene Terracini – è conoscere che cosa
assorbe nel tempo l'organismo umano di chi sia impegnato nelle attività
più esposte dell'impianto che comprendono molti servizi di manutenzione?
E che questi, attraverso il contratto di global service aggiudicato a
Iren Ambiente, vengono largamente affidati a personale della filiera dei
subappalti? E che l'accumulo di eventuali sostanze tossiche nel sangue
non cessa se i lavoratori vengono impiegati nelle stesse attività di
manutenzione un po' qui e un po' là? Evidentemente, per ora, non aiuta a
rendere meno invisibili questi lavoratori e il loro diritto alla salute
il fatto che a gestire l'inceneritore sia una società a capitale misto,
partecipata (per il 18%) dal Comune di Torino e controllata dal gruppo
Iren, di cui sempre il Comune di Torino è fra i principali azionisti.
FONTE: http://www.vasonlus.it/?p=26624
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