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venerdì 18 dicembre 2015

Rifiuti, arriva la tariffa: la Tari volta pagina, deciderà l'Authority

Il ministro dell'Ambiente Galletti: nuova strategia e aggregazioni contro i ritardi del Mezzogiorno
di LUCA PAGNI
MILANO. Dopo l'acqua, arriva anche la competenza sui rifiuti. L'Autorità - nata oramai vent'anni fa - per regolare le attività dell'energia elettrica e del gas dovrebbe, a breve, assumere un nuovo onere. Esattamente come è avvenuto nel 2013 per il settore idrico, l'Authority si vedrà assegnato l'incarico di provvedere al settore dello smaltimento rifiuti. In modo da guidare il passaggio dalla tassa attuale a una tariffa per il servizio reso ai cittadini. E per ridefinire la normativa, in modo che sia uniforme per tutto il territorio nazionale e per equipararla a tutti gli effetti a una attività "regolata", proprio come ora avviene per l'elettricità, il gas e l'acqua.

Per uno dei più problematici servizi pubblici, spesso a rischio di infiltrazione malavitosa e che per qualità media e risultati cambia molto da regione a regione, si prospetta una sorta di rivoluzione. L'annuncio è arrivato l'altro giorno a Bologna dal ministro per l'Ambiente Gian Luca Galletti. Il quale ha preso un impegno davanti alla platea di operatori che si sono ritrovati per un convegno organizzato dal gruppo Hera, leader del settore in Italia. "Opportunamente rafforzata - ha detto Galletti - l'Autorità per l'Energia dovrà arrivare a definire una tariffa, per avere certezza normativa e finanziaria, senza le quali ben si capiscono le difficoltà delle imprese a partecipare alle gare di appalto indette in certe Regioni".

Il riferimento è alla differenza di risultati tra Nord e Sud Italia. Veneto, Lombardia e Emilia, con medie attorno al 60-65 per cento di rifiuti riciclati, hanno già raggiunto gli obiettivi che l'Europa ha previsto per il 2020; mentre Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia restano sotto il 20 per cento.

La necessità del passaggio sotto la regolazione dell'Autorità viene richiesto da tempo dalle imprese, in particolare dalle utility pubbliche. Anche perché favorirebbe la creazione di campioni nazionali. Come ha spiegato al convegno il presidente del gruppo Hera Tomaso Tommasi. "Lo smaltimento dei rifiuti è un processo industriale che necessita di investimenti che difficilmente si possono trovare sul mercato senza una regolazione come si deve. In questo modo - ha argomentato il manager - le aziende saranno incentivate a partecipare alle gare che saranno indette nei prossimi anni, contribuendo così alla riduzione del numero degli operatori che in Italia è ancora eccessivo e con dimensioni ben al di sotto della media europea".

Su questo punto, i numeri li ha forniti una ricerca di Bain Company. A fronte di un fatturato complessivo del settore pari a 23 miliardi di euro all'anno, con 170 milioni di tonnellate trattate e 140mila persone impiegate, i costi di gestione del servizio sono in media del 15% superiori alla media europea. Una forbice che si spiega anche con l'eccessiva frammentazione (oltre 2mila società): i primi quattro operatori in Italia (Hera, Lgh, A2a e Iren) hanno una quota di mercato che non va oltre il 23 per cento, mentre i primi quattro operatori in Germania,
Regno Unito e Spagna detengono tra il 47 e il 43 per cento. Lo stesso vale per le quantità di rifiuti raccolti: il primo operatore francese è il gruppo Veolia, con 33 milioni di tonnellate annue, mentre in Italia i quattro leader di mercato si fermano a 6 milioni di tonnellate.

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