VALORIZZARE DIFENDERE SALVAGUARDARE LA VAL DI SIEVE

L' Associazione Valdisieve persegue le finalità di tutelare l'ambiente, il paesaggio, la salute, i beni culturali, il corretto assetto urbanistico, la qualità della vita e la preservazione dei luoghi da ogni forma d'inquinamento, nell'ambito territoriale dei comuni della Valdisieve e limitrofi.

EVENTI 2

  • LABORATORIO RIUSO E RIPARAZIONE A LONDA 

Le attività e aperture del Laboratorio di Riparazione e Riuso di Londa 
sono il mercoledì e il sabato pomeriggio.

CALENDARIO

venerdì 12 agosto 2016

SENTENZA TAR CHE STOPPA AMPLIAMENTO AEROPORTO PERETOLA: "UTILI PRECISAZIONI"

La letale combinazione di caldo ferragostano e di sconforto all’inopinata sconfitta di fronte al TAR della Toscana (ndr. Sentenza n. 1310/2016) partoriscono pensieri degni di cervelli oppressi da questi due fattori combinati ma funesti. E’ l’unica reazione possibile di fronte alla chiacchiere sconclusionate di chi vorrebbe che la vittoria dei comitati contro l’aeroporto davanti al TAR sia stata una vittoria di Pirro, perchè tanto il procedimento di VIA rimetterà a posto le cose (e il Ministero si affanna a dichiarare che il procedimento sarà concluso per il 10 settembre). Sarà anche una vittoria di Pirro, ma intano per Regione Toscana, Toscana Aeroporti e Enac a noi sembra una sconfitta di merda. Chi infatti fida nelle magiche e apotropaiche virtù della VIA o non conosce la normativa, o non ha letto la sentenza del TAR o parla a vanvera (o anche tutte e tre le cose). Rispieghiamolo.
La VIA è un procedimento obbligatorio che però per i suoi difetti intrinseci ha trovato il suo correttivo nella VAS (Valutazione Ambientale Strategica) che discende da una legge europea (Direttiva 2001/42/CE) recepita in Italia dal 2006. La VAS ha il compito di superare il limite che era proprio della VIA, che faceva riferimento ai soli impatti ambientali derivante da opere puntuali, dettagliatamente individuate in un progetto, e quindi non è idonea a far emergere tutte le implicazioni cumulate, secondarie e indirette, sull’ambiente. La VAS insomma ha il compito di valutare il sacrificio imposto all’ambiente rispetto all’utilità socio-economica di un progetto, in modo da evidenziare gli effetti complessivi sul territorio dovuti alla realizzazione di quel progetto. In altre parole, la VAS serve a valutare tutte le ripercussioni sull’ambiente di un progetto per permettere di valutare le diverse scelte e valutare le varie opzioni realizzative. Cosa che in sede di VIA non è possibile. Fin qui la norma.
Ora, la VAS, che è ovviamente il presupposto della VIA, era contenuta appunto nella Variante al PIT da noi impugnata. E dal momento che la VAS della Variante al PIT era proprio fatta con i piedi, come noi sostenevamo, il TAR l’ha fulminata. Non è che la VIA possa rimediare alle bischerate che c’erano nella VAS; la VAS è il documento che doveva precedere, per norma di legge, la VIA e che ora non c’è più. Evaporato. Disintegrato. Come minimo va rifatto.
Ora che la VAS facesse pena, non è che lo sapessimo solo noi; lo sapeva anche la Regione. E infatti il NURV, il Nucleo di Valutazione Regionale che è il titolare del parere obbligatorio ai sensi della disciplina della VAS, l’aveva ampiamente detto. Chi lo dice questo? Lo dice la sentenza del TAR a pagina 88: la Regione doveva, era questa la nostra tesi, o tenere conto, prima dell’approvazione della Variante al PIT, delle risultanze del parere espresso dal NURV, o comunque basare le proprie decisioni su una coerente valutazione strategica ambientale. Cosa che la Regione non ha fatto; e infatti il TAR sentenzia che “la censura è fondata” (p. 90). In altri termini, la conclusione che il nuovo aeroporto sia compatibile con il parco della Piana (che la Regione stessa ha dichiarato elemento ordinatore del PIT) la Regione la deve dimostrare; perchè nella propria VAS della variante al PIT ciò non risulta in maniera coerente.
Da che cosa risulta quest’incoerenza?
Ora, a meno di non pensare che i tecnici della Regione siano tutti imbecilli (ma ci risulta molto difficile credere a ciò), il disastro del PIT dipende da una cosa: dalla fretta. Si voleva chiudere in tutti i modi questa partita alla svelta. Per cui si sono usate tutte le forzature possibili, a cominciare dalla svendita del sistema aeroportuale toscano a un tizio argentino amico di Carrai. C’era l’idea, di cui abbiamo già parlato nei nostri blog, di sfruttare il G8 del 2017. Poi, la gatta frettolosa ha fatto i gattini ciechi e i problemi sono venuti a galla. A quel punto sono cominciati i lai; in Italia ci sono le pastoie burocratiche, i soliti comitati che dicono NO a tutto, non è possibile far nulla in questo paese, e una cazzata via l’altra. Perchè sono cazzate? Si tratta di normative che sono uguali in tutta Europa; la VAS non c’è mica solo da noi. E non c’è nessun obbligo di farla ad mentulam canis. Guardate che le stesse pastoie ci sono in Inghilterra, visto che è una normativa comunitaria. Perchè lì gli aeroporti li fanno e qui no? Sarà magari perchè lì non fanno i furbi, e a Londra fanno il City Airport che serve solo gli executive dei brokers della City (per i quali il tempo è veramente denaro) mentre gli aeroporti intercontinentali per i turisti li fanno a Gatwick? Ma qui la City non c’è. Quanto ai comitati che dicono solo NO, magari ci sarà un motivo anche per quello. O pensate che ci siano dei pazzi che si divertono a buttare via tempo e soldi solo per sabotare le gradi opere (e magari anche a rischiare anche qualche condanna penale)? Ma non è così, e la realtà che raccontano queste cose è un’altra: che la politica si incaponisce a fare opere che non hanno consenso alcuno, tranne quello di Carrai, o di Nodavia, oppure di Hera, ma di certo non tra i cittadini, fidando nel fatto che non pagherà dazio elettorale, tanto con le leggi attuali basta una minoranza per essere eletti.
E qui si inserisce la profezia di Biffoni e di Fossi che non vollero firmare con noi il ricorso al TAR (anche se ora si arrampicano come cimici sugli specchi per tentare di intestarsi la vittoria): il ricorso al TAR è la sconfitta della politica. Infatti è la sconfitta. Perde la politica che ha da tempo abdicato al tentativo di stendere programmi a cercare consenso alle idee, e che riduce tutto al mercanteggiamento tra schieramenti fintamente avversari; che preferisce discutere ai tavoli tecnici invece che nelle piazze; che crede (ma chissà se ci crede davvero) che l’istituzione in sé e per sé sia uno stato ontologicamente diverso, mentre altro non è che la rappresentanza dei cittadini che si fanno istituzione comune in una volontà politica che abbraccia tutti. Questi qui abbracciano altro che altri politici e affaristi amici, e i cittadini li vogliono vedere altro che quando c’è campagna elettorale.
E’ chiaro che questa politica qui esce sconfitta dalla battaglia davanti al TAR, nel suo tentativo di approvare a ogni costo, sia pure a pena di forzature di ogni tipo, qualcosa che non aveva consenso alcuno. I cittadini ovviamente non sono fessi; hanno reagito e hanno costruito un armamentario di ragioni solide che, al primo vaglio di un potere indipendente, hanno retto, mentre quelle della Regione si sono dissolte. 
La Regione esce colpita in modo mortale nella sua capacità di tradurre in atti amministrativi una ragione che sia comune e condivisa. I cittadini l’hanno battuta al suo stesso gioco. In un paese più civile, chi di dovere si sarebbe già dimesso. Ma non crediate con questo che Biffoni, Fossi e compagnia cantante ne escano meglio. Non rappresentano mica una politica diversa, questi qui. Sono i degni compari di quelli che si dovrebbero dimettere, con i quali si sono seduti ai tavoli tecnici. Anche se fanno finta di smarcarsi, condividono tutto ma proprio tutto; del resto, non fanno parte dello stesso partito?
Così è chiaro perché c’è tutto questo contenzioso, se si persegue una politica senza consenso, senza sincerità di pensiero ma fatta di parole che nascondono interessi spiccioli di bottega, è chiaro che c’è contenzioso. Che vi aspettavate? Magari il vento sta cambiando. A Sesto c'è chi se n’è accorto e ha fiutato il momento giusto per cambiare pelle e buttarsi sull’ambientalismo e sul coinvolgimento popolare.
Conclusione di tutta la vicenda: è inutile sperare nei pannicelli caldi della VIA. Come spiegato sopra, la VAS è la parte preliminare della VIA. Non ci può essere il DOPO senza il PRIMA. Intestardirsi su questa strada sarebbe l’ennesima forzatura e l’ennesima sconfitta della politica, ormai ridotta a sfrontata imposizione di potere in barba a tutte le norme di Dio e degli uomini. Il che non ci meraviglierebbe. Ma servirebbe a poco, perchè le leggi sono dalla nostra, e sappiate che troverete sulla vostra strada le nostre inesorabili persone. Ci sta che stavolta non saremo da soli. Il problema dei rapporti vissuti come pura imposizione del proprio potere è che, in questa dimensione ferina, gli altri animali fiutano subito l’animale ferito. E ci pare che dopo la sentenza del TAR, Rossi e compagnia stiano sanguinando abbondantemente. 
E comunque la resa dei conti tra costoro e i cittadini è appena cominciata.
Un’ultima notazione: la parte sopra riportata sulla funzione della VAS e sui rapporti tra VAS e VIA da dove credete che venga? Ma dalla sentenza del Tar, of course; provate a guardare da pagina 83 a 87. E così questa sentenza non ha a nulla a che vedere con il Master Plan al Ministero per la VIA, eh Nardella? Davvero. Ci sa che proibire, dopo una certa ora, la vendita di alcoolici nei minimarket del centro sia una misura molto, ma molto, insufficiente.

Mente Locale della Piana 



Alla sentenza ci si arriva anche dal sito del TAR TOSCANA ricercando la sentenza n. 1310/2016 (sezione prima): https://www.giustizia-amministrativa.it/cdsavvocati/faces/provvedimentiRic.jsp?_afrLoop=5107132011707634&_afrWindowMode=0&_adf.ctrl-state=wvwbkmlvi_94

Nessun commento:

Posta un commento