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lunedì 1 agosto 2016

Grechi (ex Arpat) replica a Fratoni: “Nessuna centralina per l’aria è posizionata nella piana”

Continua la storia delle centraline di monitoraggio dell'aria nella Piana Fiorentina che le MammeNoInceneritore stanno cercando di costruire e poi di posizionare attraverso un LORO progetto di autofinanziamento!

L'Assessore alla Regione Toscana Federica Fratoni aveva dichiarato che nella PIANA ce ne fossero ben 7!
Cosa SMENTITA da un ex dirigente di ARPAT.
Riportiamo l'articolo:
Egr. Assessore,
ho letto con interesse le Sue dichiarazioni del 15 luglio u.s. riportate nella pagina webhttp://tuttosesto.net/fratoni-ass-ambiente-regione-7-centraline-la-qualita-dellaria-nella-piana-fiorentina/ che, in qualche modo, intendono rispondere all’iniziativa del Comitato “Mamme no inceneritore” finalizzata alla realizzazione di una rete di monitoraggio della qualità dell’aria autofinanziata dai cittadini.
Ritengo che Lei abbia ben rappresentato la situazione attuale ma Le chiedo: se fosse un cittadino di Campi o di Sesto o di Peretola sarebbe rimasta soddisfatta?
Io penso di no, per i motivi che di seguito illustro.
Nessuna delle sette centraline ARPAT attive nell’agglomerato fiorentino è posizionata nella piana, intendendo il territorio comprendente i quartieri nordovest di Firenze e i comuni Campi, Sesto e Calenzano. Proprio in questa area sono previsti importanti interventi infrastrutturali di cui è innegabile l’impatto ambientale, specie sulla matrice atmosfera. E’ quindi evidente che, non solo non è noto lo stato della qualità dell’aria attuale nella zona specifica, ma non è possibile verificarne l’evoluzione a seguito dell’attivazione delle nuove sorgenti.
Si citano le stazioni dell’Università attraverso le quali si sono effettuati importanti studi di caratterizzazione del particolato. Devo dirLe che sono onorato di aver collaborato, una decina di anni fa, con i ricercatori dell’Università nella progettazione e nella realizzazione dello studio PATOS ma anche i più recenti studi non completano il quadro di conoscenza richiesto. In primo luogo perché riguardano unicamente il PM e non anche altri inquinanti di interesse come NO2, di cui anche Lei ne segnala la criticità, e se consideriamo la tipologia di emissioni connesse alle opere in progetto, dobbiamo prevedere il rilevamento, oltre a PM e NO2, anche di altri inquinanti quali metalli, IPA, idrocarburi. Peraltro, uno dei punti di misura dell’Università è ubicato in piena campagna (area ex Longinotti) per cui certamente non rappresenta un sito urbano e, conseguentemente, l’esposizione della popolazione. Proprio il 20 luglio u.s. il Prof. Udisti dell’Università di Firenze ha lanciato la proposta di posizionare n. 17 centraline di campionamento del PM, su cui fare l’analisi, in altrettanti siti della piana, chiedendo la collaborazione dei cittadini chiamati ad ospitarle (http://tuttosesto.net/amici-della-piana-collocare-rilevatori-polveri-sottili-17-punti-strategici-della-piana/). Le faccio osservare che questa idea riconosce, implicitamente, la necessità di svolgere indagini dove risiede la popolazione.
ARPAT e LaMMA hanno prodotto studi modellistici che, pur fra molte cautele, indicano che lo stato della qualità dell’aria della piana è rappresentato dalle misure effettuate nelle stazioni di Signa, Scandicci e Firenze-Bassi. In realtà, utilizzando i dati rilevati dalle stazioni di Campi, Sesto e Calenzano, che facevano parte della rete fiorentina fino alla dismissione avvenuta nel 2010, ho potuto evidenziare che questa rappresentatività non c’è né per PM10 né tantomeno per NO2 (si veda l’articolo allegato pubblicato sulla rivista Epidemiologia&Prevenzione (Epidemiol Prev 2016; 40 (2): 89-94 in http://www.epiprev.it/articolo_scientifico/epichangela-rappresentativit%C3%A0-spaziale-delle-stazioni-di-monitoraggio-della-qua ). Ma anche se ci fosse, sarebbe vera anche per altri inquinanti? Sarebbe vera anche nel futuro, una volta realizzati i progetti in itinere? A queste domande si può rispondere solo con il rilevamento analitico in loco, protratto tutto il tempo necessario per creare una sufficiente base dati in situazione di “ante operam” e di “post operam”. Questa è la maniera corretta per verificare le previsioni modellistiche di VIA sull’effettivo impatto, stante anche la complessità e la sovrapposizione di emissioni da varie sorgenti, non ultime quelle da traffico (con particolare riguardo ai diesel pesanti).
A proposito delle centraline dismesse, con particolare riguardo a quelle di Campi e di Sesto, giova ricordare che erano state attivate nei primi anni 2000, grazie alla sinergica collaborazione fra Regione, Provincia e Comuni, su suggerimento di ARPAT, proprio in virtù del già ventilato progetto Termovalorizzatore. Non è chiaro il motivo per cui si è decisa la soppressione. Probabilmente non si è tenuto in debito conto il motivo per cui erano state implementate, nonostante i progetti sull’area della Piana si siano moltiplicati.
Un ultimo aspetto che intendo segnalare riguarda il possibile equivoco circa l’applicazione della normativa europea in materia di qualità dell’aria e delle norme nazionali derivate. Questa normativa tende a uniformare la modalità di acquisizione, elaborazione e valutazione dei dati ai fini di un quadro conoscitivo a grande scala ma non esaurisce l’intero argomento. E’ sempre possibile che in zone relativamente ristrette e per quote di popolazione relativamente modeste (come nel caso della piana, ma si tratta pur sempre di 150.000 abitanti) sia necessario attivare il monitoraggio i cui esiti non necessariamente devono entrare nel data base europeo proprio per la loro particolarità. In questi casi, il monitoraggio può essere condotto con metodi e strumentazione anche non conformi alle disposizioni normative pur dovendo essere garantita la qualità da parte degli esecutori (Università o altri soggetti qualificati). Tanto per citare qualche esempio, è ciò che avviene per gli ambienti di lavoro e per studi indoor.
Non intendo in questa sede entrare in altre argomentazioni meno tecniche e più politiche e mi limito a concludere auspicando che l’iniziativa dei cittadini possa avere successo e possa trovare una utile integrazione con gli studi dell’Università, se verranno svolti in base a un progetto condiviso che risponda a richieste, tutto sommato, banali e ben giustificate.
Ben poco comprensibile sarebbe l’ostracismo delle Istituzioni e, in primis, della Regione per un progetto che non chiede finanziamento pubblico. In campo sanitario si fanno ponti d’oro ai cittadini che si pagano le prestazioni (niente IVA, detrazione fiscale).

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