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martedì 5 aprile 2016

Bonaccini, in Emilia Romagna spenti 5 inceneritori su 8

Nel corso della visita a Parma del 29 marzo il presidente dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini ha tracciato la sua visione futura del sistema di gestione dei rifiuti urbani della regione.


Alla luce della nuova legge regionale, che premia i comuni che riducono i rifiuti a smaltimento (vero goal della strategia rifiuti zero), è prevista la chiusura definitiva di 5 inceneritori sugli 8 attivi attualmente.
Solo 3 infatti saranno ancora operativi al 2018, anno in cui la raccolta differenziata sarà adottata in tutte le province e capoluoghi emiliano romagnoli, facendo calare drasticamente la necessità impiantistica di smaltimento.
Il progetto prende piede proprio da Parma, verificato che l'80% di raccolta differenziata è ormai un traguardo assolutamente alla portata di mano e che i calcoli presentati proprio dal Comune di Parma alla regione sono in effetti vicini alla realtà.
Purtroppo però il virtuosismo parmigiano non porterà alla chiusura dell'impianto di Ugozzolo, ma ispirerà la nuova visione verde di Bonaccini.
Parma sarà uno dei tre impianti accesi in regione e sarà a servizio delle province di Reggio Emilia e Piacenza, oltre che quella di Parma.
L'impianto di Bologna, il Frullo di Granarolo, servirà Modena, Bologna e Ferrara.
L'impianto di Forlì, via Grigioni, si occuperà anche dei rifiuti di Ravenna e Rimini.
Per Parma è una vera e propria doccia fredda, anche se il grande balzo in avanti della differenziata, unico capoluogo in Italia di queste dimensioni con la tariffazione puntuale e una percentuale di Rd oltre il 70%, ha ottenuto proprio in questi giorni la conferma del contributo di 700 mila euro, proprio grazie alla percentuale di indifferenziata prodotta e agli effetti della nuova legge regionale, proposta e scritta dalle associazioni ambientaliste della regione.
Mentre il traguardo di rifiuti zero si avvicina, per Parma si prospettano ancora tanti anni con il camino di Ugozzolo acceso.

Un destino che ha nomi e cognomi ma che oggi ha il sapore della beffa e l'odore dei miasmi che salgono dalla fossa dell'inceneritore, una intensa e fastidiosa puzza di marcio, come di pesce andato a male.

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