[28 gennaio 2016]
Ridurre
le emissioni di metano attraverso un innovativo sistema di
biofiltrazione naturale in grado di trattenere i gas responsabili
dell’effetto serra. E’ l’obiettivo del progetto Life RE Mida (LIFE14
CCM/IT/000464), presentato oggi a Firenze, che vede come partner il
Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Firenze DIEF
(capofila), la Regione Toscana, CSAI e Sienambiente. Per realizzare lo
studio della durata biennale, l’Unione europea ha stanziato attraverso
LIFE, lo strumento finanziario a sostegno della protezione della natura e
del clima per progetti di azione ambientale, un contributo di 513.368
euro (su un budget totale di 855,614 €).
Tale progetto nasce per approfondire le basi scientifiche relative all’ossidazione microbiologica degli inquinati al
fine di redigere linee guida a livello europeo sul trattamento del gas
con basso potere calorifico, nell’ambito della Direttiva sulle
discariche (1999/31/EC).
In particolare il progetto prevede la realizzazione, la gestione ed il
monitoraggio di un sistema di biofiltrazione dei gas di discarica
residuali a scala industriale con materiali filtranti biologicamente
attivi, che sarà realizzato presso la discarica di Podere il Pero nel
comune di Castiglion Fibocchi, gestita da CSAI Spa (nella quale i
conferimenti dei rifiuti sono terminati nel marzo 2014 e sono appena
concluse le opere di copertura definitiva) e presso il sito delle Fornaci nel
Comune di Monticiano (SI), gestito da Sienambiente (dove verranno
installati 7 biofiltri realizzati con il compost Terra di Siena prodotto
nei propri impianti. Alle Fornaci non è l’unico intervento di valenza
ambientale realizzato: terminata l’attività della discarica nel 2001 ed
effettuate le opere legate alla sua definitiva chiusura, nel 2012 è
stato realizzato anche un parco fotovoltaico gestito da Sinergia Green
Tech, una delle società di Sienambiente operanti nel campo delle
rinnovabili).
L’emissione
di gas climalteranti è uno dei principali problemi di impatto
ambientale per le discariche di rifiuti. Il biogas di discarica, che si
produce naturalmente dalla degradazione della matrice organica contenuta
nei rifiuti, infatti, è composto in larga parte da metano (CH4) ed
anidride carbonica (CO2). La normativa (europea e nazionale) impone ai
gestori delle discariche di evitare la dispersione del biogas in
atmosfera attraverso impianti di aspirazione e l’invio a combustione,
anche attraverso il recupero energetico in motori in cogenerazione per
la produzione di elettricità e/o calore per il teleriscaldamento.
Al
termine dell’attività di gestione delle discariche (o anche di alcuni
moduli) e nel termine di qualche anno dall’avvenuta chiusura, la
produzione di biogas diminuisce gradualmente. In generale, si rileva che
il potere calorifico del biogas di discarica in post-gestione
diminuisce nel tempo fino ad arrivare ad un contenuto di metano
inferiore al 22-25% , concentrazioni che fanno perdere al biogas le
caratteristiche di combustibile. Con la diminuzione del contenuto di
metano nel gas di discarica, a cui corrisponde un aumento del contenuto
di ossigeno, si determinano le condizioni per cui la combustione diviene non più praticabile.
Nel
D.Lsg. 36/2003 si prescrive come unica forma di trattamento del gas di
discarica la combustione, la Norma pertanto non fornisce indicazioni in
merito al problema del trattamento del gas di discarica a basso contenuto di metano.
In Europa, ma anche a livello globale, tale tematica è stata affrontata
da numerose ricerche tecnico scientifiche che, a partire dal 2006,
hanno studiato la biofiltrazione del metano in materiali porosi quale tecnologia alternativa per l’ossidazione del metano ad anidride carbonica (con riduzione di circa 21 volte l’impatto sull’effetto serra).
Questo processo si basa sull’utilizzo di flore batteriche di tipo
metanotrofico che naturalmente si sviluppano in mezzi porosi ricchi di
nutrienti, ad esempio il compost.
Per
CSAI Spa, in particolare, questo è il terzo progetto di ricerca
finanziato dal programma LIFE a partire dal 2006 in collaborazione con
l’Università di Firenze, a dimostrazione del continuo impegno nel
cercare di ridurre l’impatto ambientale dei propri impianti di
smaltimento, non solo in fase di coltivazione ma anche nella loro
gestione post mortem. I risultati del progetto infatti potranno essere utili in futuro anche per la più grande (e attiva) discarica di Podere Rota.
Il
progetto è stato presentato pubblicamente questo pomeriggio
all’Auditorium della Regione Toscana, in Via di Novoli a Firenze alla
presenza della Dott.ssa Renata Laura Caselli, Responsabile del Settore
Servizi Pubblici Locali Regione Toscana, del Prof. Ing. Ennio A.
Carnevale, dell’ Ing. Isabella Pecorini e dell’Ing. Donata Bacchi del
Dipartimento di Ingegneria Industriale Università di Firenze (DIEF),
oltre che dell’Arch. Luana Frassinetti di CSAI e l’Ing. Fabio Menghetti
di Sienambiente.
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