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lunedì 19 ottobre 2015

«Cara coopsette, quando rivedremo i nostri soldi?»

Resta per ora senza risposta la domanda rivolta più volte al presidente Davoli nell’assemblea di sabato scorso

CASTELNOVO SOTTO. «Quanto rivedremo i nostri soldi e in che percentuale?». Queste domande, quelle che stanno più a cuore e soci e pensionati che hanno investito in Coopsette (ndr. la cooperativa definita  ditta esemplare che avrebbe realizzato un'opera strategica come il sottoattraversamento TAV di Firenze, ora sull'orlo del fallimento, con alle spalle due inchieste della magistratura, costi alle stelle, lavori praticamente fermi, fallimenti e presenze pesanti di 'ndrine e cosche), sono state rivolte al presidente Fabrizio Davoli nell’affollata assemblea che si è svolta sabato nell’azienda di Castelnovo Sotto.
Lavoratori ed ex dipendenti, che hanno ancora 10 milioni di euro congelati nella cooperativa, hanno partecipato nella speranza di avere qualche indicazione sul futuro.
La risposta del numero uno della storica coop di Castelnovo Sotto, logica sotto molti punti di vista, ma deludente per chi era desideroso di essere rassicurato almeno un po’, è stata che di questo aspetto non si è parlato né in consiglio, né con chi si occupa della procedura concordataria, né con le banche, «Dunque non darò certo delle cifre adesso», ha detto il presidente.
Chi ha partecipato all’incontro parla di un clima di grande preoccupazione, ma non di tensione. Lo sconforto prevale sulla rabbia. «Nessuno ha alzato la voce - riferisce un socio che ha preso parte alla riunione -, anche se l’impressione è che la situazione per noi sia grigia. Piuttosto mi stupisce il silenzio delle istituzioni rispetto a questa situazione. Qui si parla del destino di centinaia di lavoratori, ma non sembra che fuori Reggio se ne siano ancora accorti».
Nella cooperativa di Castelnovo Sotto hanno investito i loro soldi tanti pensionati, ex dipendenti che vi hanno lasciato parte della liquidazione e lavoratori che via hanno messo i loro premi annuali.
«Parliamo di somme importanti - dice un socio lavoratore - si va dal prestito sociale, che può arrivare a oltre 60 mila euro, alle quote sociali, il cui valore nel corso del tempo può essersi incrementato in modo significativo».
I prestatori non hanno idea di quanto e se riusciranno a rivedere qualcosa, ma c’è una data all’orizzonte.
Intanto, il 25 ottobre sarà depositato il piano concordatario in tribunale e solo dopo quel passaggio di discuterà anche di questi aspetti.  Nell’incontro di sabato la dirigenza ha illustrato ai pensionati sovventori e ai soci quello che sta accadendo, le trattative in corso per salvare alcuni rami d’azienda, e gli scenari possibili. Non è stato detto, ma è chiaro a tutti che solo il rilancio della cooperativa potrebbe consentire di recuperare la totalità delle somme prestate, mentre il fallimento porterebbe alla perdita di tutto. Le altre soluzioni, comprese la nascita di Newco dove conferire rami d’azienda, comporterà per i prestatori dei sacrifici molto dolorosi, come avvenuto in altri casi analoghi.

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