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martedì 14 luglio 2015

Troppe bocciature sull’impatto ambientale: Enac e Save ritirano il progetto da 130 milioni che avrebbe raddoppiato i volidi Alessandro Zago

12 luglio 2015
L’Enac ha ritirato il progetto di ampliamento dell’aeroporto Canova di Treviso ideato da Save: addio al costosissimo master plan, 130 milioni di euro per 19 anni di lavori. Ha ritirato un progetto che avrebbe fatto colare una montagna di cemento su San Giuseppe, e che avrebbe portato lo scalo trevigiano dagli attuali 2 milioni e 300 mila passeggeri all’anno (così è previsto che chiuda il 2015) a ben 4 milioni e mezzo di passeggeri, raddoppiando quindi gli attuali voli (e triplicando gli spazi commerciali e direzionali), già troppi secondo il comitato che si batte contro l’ampliamento. E che oggi canta vittoria, dicendo: «Rimane così in piedi il divieto di superamento dei voli annui del 2007, pari a 16.300 voli». Mentre con il master plan alla fine sarebbero stati 23.500, ma la prima ipotesi parlava addirittura di 29 mila voli...
Ma incassa una vittoria personale anche la commissione tecnica di valutazione di impatto ambientale del ministero dell’Ambiente, la Ctvia, che per ben tre volte ha bocciato il master plan perché avrebbe creato appunto un aeroporto troppo rumoroso e troppo grande in un contesto già altamente urbanizzato: nel novembre 2013, nel marzo 2014 e nell’agosto del 2014. L’ente nazionale dell’aviazione civile, l’Enac, ha comunicato il clamoroso passo indietro allo stesso ministero dell’Ambiente lo scorso due luglio; che poi non è altro che il passo indietro appunto di Save, la società veneziana presieduta da Enrico Marchi, che è a capo dell’aeroporto di Venezia Marco Polo ma anche padrona del Canova, anche se è gestito dalla trevigiana AerTre: Marchi e Save hanno capito che anche le integrazioni al progetto del master plan apportate dopo le tre bocciature, più il successivo avvio da parte dell’Ispra - l’agenzia braccio operativo del ministero dell’Ambiente - di una valutazione del possibile danno ambientale del progetto, avrebbero portato solo a un altro parere negativo. Tanto valeva, quindi, ritirare il master plan, per rifarlo da zero. Significherà come minimo perdere altri due anni per un progetto che doveva partire nel 2011, e comunque produrre un nuovo master plan con volumi molto ridimensionati rispetto alle intenzioni. Sempre che questo inaspettato passo indietro non significhi altro: che Save e Marchi non vogliono più investire risorse sullo scalo di Treviso il quale, così com’è, è più che sufficiente per i voli low cost di Ryanair & Co. E che preferiscono piuttosto investire sempre più su Verona. Oppure: si farà un ampliamento di minima, legato soprattutto a parcheggi e viabilità, e poi magari Save metterà in vendita il Canova...
Save aveva comunque a che fare anche con la bocciatura della Regione legata alla tempistica, poiché i lavori dovevano partire nel 2011 per finire nel 2030 e così non è stato; ma anche con la nuova amministrazione comunale del sindaco Manildo, che lo scorso anno è stato chiaro: «Condivido la presa di posizione della commissione Via», disse Manildo, «Prima di dare il via al master plan del Canova ci sono altri interventi da fare, come il miglioramento dell’attuale viabilità e delle misure di sicurezza dello scalo. È comunque assurdo pensare che l’aeroporto di Treviso, in 19 anni, possa arrivare ai 29 mila voli all’anno previsti ad ampliamento completato. Sono troppi». E subito dopo Manildo nominò Maurizio Tira, ingegnere e docente universitario, consulente del Comune sull’aeroporto Canova per studiare e approfondire la questione della sostenibilità ambientale del Canova, al fine di redigere una serie di osservazioni al masterplan del nuovo Canova, da girare al ministero dell’Ambiente.
E pensare che nel 2013 l’ex ministro dell'Economia Grilli diede il via libera alla tanto attesa concessione quarantennale a Save per la gestione appunto dell’aeroporto di Treviso: sulla carta pareva sdoganare anche il master plan...

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