A
Sesto Fiorentino, un comune di 50.000 abitanti alle porte di Firenze,
sta andando in scena la crisi della post-democrazia italiana.
Nel
maggio del 2014 è stata eletta sindaco Sara Biagiotti, già
dimenticabile assessore al turismo del Comune di Firenze e componente
del più stretto cerchio magico di Matteo Renzi. Ad
un anno di distanza la maggioranza dei consiglieri comunali (compresi
otto del suo partito, il Pd) ha presentato una mozione di sfiducia: salvo ripensamenti e abiure, il sindaco cadrà e si andrà al commissariamento e alle elezioni.
I giornali fiorentini hanno parlato di un Renzi furente, e in effetti il Pd toscano ha subito minacciato scomuniche ed espulsioni: «Anche
perché la democrazia è fatta di regole e all’interno del nostro partito
comportamenti come questi sono espressamente sanzionati». Si fa
davvero fatica a comprendere: la procedura seguita dai consiglieri è
perfettamente regolare, e la legittimazione democratica di un sindaco
non è certo maggiore di quella dei consiglieri eletti con lui nelle
stesse urne. E usare le sanzioni di partito per coartare la libertà
degli eletti dal popolo è un riflesso condizionato che appartiene al
peggio del nostro passato. Un passato chr non passa: perché è sempre più
evidente che si scrive Partito della Nazione ma si legge Nazione del
Partito. E dunque il punto non è chi abbia ragione e chi abbia torto nel
merito, cioè chi stia facendo davvero l'interesse di tutti: il punto è
l'affermazione del principio di autorità e di quello di appartenenza.
Ma
la cosa veramente interessante di questa storia della provincia
italiana, nonché la ragione per cui occuparsene in un blog intitolato
all'articolo 9 della Costituzione, è il motivo per cui i consiglieri
sfiduciano la Biagiotti. Essi sostengono – a ragione – che la sindaco
stia imponendo due infrastrutture di rilevo regionale, ma dalle ricadute
pesantissime sull'ambiente e sulla salute dei cittadini di Sesto, e che
lo stia facendo non perché convinta della loro bontà, ma semplicemente
perché quella era la precisa missione con cui Renzi l'ha inviata a
Sesto. Un punto di vista peraltro confermato anche da parte renziana,
visto che il sindaco di Firenze Dario Nardella ha appena dichiarato:
«Sara non è sola. Ha tutte le istituzioni dalla sua parte - ha
sottolineato - vada avanti per un progetto di sviluppo per tutta l'area
metropolitana che porta occupazione e finalmente ci consente di uscire
da polemiche che vanno avanti da trent'anni e da trent'anni tengono
congelato il territorio».
Ebbene,
queste infrastrutture sono un inceneritore di rifiuti e l'ampliamento
dell'aeroporto di Firenze. Nel primo caso, i Medici per l’Ambiente,
sezione di Firenze, e Medicina Democratica di Firenze hanno chiesto di
«sospendere sine die, l'iter per la costruzione dell'inceneritore di
Case Passerini, nel Comune di Sesto Fiorentino perché siste una corposa
letteratura scientifica prodotta in oltre 40 anni, ribadita dallo studio
Moniter del 2007 e ripresa dalla Asl 10 Firenze, in relazione a
microinquinanti indicati come più pericolosi tra quelli prodotti dalla
combustione dei rifiuti, quali diossine, furani, idrocarburi policiclici
aromatici (IPA), metalli pesanti (cadmio, arsenico, berillio, nickel) e
polveri ultrafini. La popolazione che vive e/o lavora nei pressi degli
inceneritori, anche se di ultima generazione, è esposta ad una maggior
incidenza di tumori, ad alterazioni degli esiti riproduttivi umani
(maggior incidenza di aborti spontanei, di nati pretermine e di basso
peso),a contaminazione della catena alimentare. Dai camini vengono
emesse sostanze cancerogene che sono comunque pericolose anche se a
basse dosi, anche se entro i limiti di legge, anche per le future
generazioni, perché epigenotossiche, cioè trasmissibili da una
generazione all’altra. Gli inceneritori producono enormi quantità di
scorie, ceneri e fanghi contenenti sostanze cancerogene. Questi rischi
sono assolutamente ingiustificati in quanto esistono tecniche di
gestione dei rifiuti alternative alla combustione, già ampiamente
sperimentate e prive di effetti nocivi».
Il caso, annoso e complesso, dell'assurdo aeroporto di Firenze è invece perfettamente illustrato da questo articolo da Ilaria Agostini,
un'urbanista dell'Università di Bologna, attiva nel laboratorio
fiorentino di perUnaltracittà, un articolo riassunto nel seguente
cartello.
E l'inconsistenza della sguaiata risposta del regista dell'operazione aeroporto – Marco Carrai: l'alter ego di Renzi – dimostra in modo lampante la fondatezza degli argomenti della professoressa Agostini.
A
me pare che se, dopo un anno, la maggioranza dei consiglieri comunali
ritiene che la sindaco non sia in grado di garantire l'interesse
pubblico e il bene comune di Sesto Fiorentino in due casi così sensibili
e importanti, quella maggioranza non solo ha il diritto, ma soprattutto
ha il dovere, morale e politico, di sfiduciarla.
Perché la democrazia non è la partitocrazia. O, almeno, non ancora del tutto.
FONTE ARTICOLO: http://articolo9.blogautore.repubblica.it/2015/07/10/sesto-non-inquinare/
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