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lunedì 27 luglio 2015

AEROPORTO – I COMITATI SEGNANO UN GOL

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Come ormai saprete, con nota del 21 luglio 2015 Il Ministero si è espresso sul Masterplan dell’aeroporto di Firenze, quello con la pista di 2.400 metri, oggetto di procedura di AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale), sulla quale alcuni comuni e diversi gruppi di cittadini (tra cui il Coordinamento dei comitati no-aeroporto e quindi anche noi come membri del Coordinamento) hanno presentato osservazioni.
Saprete anche che Naldi e Carrai davano per scontata la concezione dell’Autorizzazione in pochi giorni o qualche settimana, minacciando di scomunica, di querela e di rogo in piazza chiunque si azzardasse, come la povera Ilaria Agostini, ad avanzare dubbi sulle carte di AdF. A quanto pare dovranno querelare e bruciare anche il Ministero dell’Ambiente, visto che la nota del 21 luglio richiede correzioni, approfondimenti e modifiche nel Masterplan. Anzi le modifiche sono così corpose che il Masterplan andrà interamente rifatto. Che cosa chiede il Ministero?
1. Che cosa chiede il Ministero
E’ chiaro che facciamo una sintesi, sennò ci tocca redigere un post di venti pagine. Partiamo dalle osservazioni che il Ministero ha fatto circa le conclusioni del Masterplan sull’inquinamento dell’aria dovuto al progettato nuovo aeroporto e alle osservazioni metereologiche. Secondo il Ministero, tutte le conclusioni raggiunte da AdF si basano su rilevazioni fatte nel solo 2010. Si tratta di un periodo di tempo troppo breve per raggiungere conclusioni certe: ci vuole un periodo almeno trentennale. Inoltre le rilevazioni che stanno dietro i dati di AdF sull’inquinamento atmosferico sono tarati su uno scenario medio; invece secondo il Ministero, per effettuare una valutazione seria occorre tener presente anche lo scenario peggiore, che non appare se il campione scelto è quello medio; cosa da fare assolutamente perché, come rileva il Ministero, la zona su cui insisterà quest’inquinamento dell’aeroporto è già “zona di risanamento per la qualità dell’aria”.
In campo idro-geologico, l’interferenza dell’autostrada A11 con il nuovo sistema di sicurezza idraulico (spostamento del Fosso reale, ecc.) previsto da AdF è stata sottovalutata, benchè sia un’interferenza che “per la tipologia di corpo idrico, non può ritenersi trascurabile”. Inoltre manca il progetto dell’intero sistema di gestione delle acque meteoriche per quanto riguarda l’aeroporto. Come si fa a valutare l’impatto dell’aeroporto sul sistema di sicurezza idraulico, se manca l’intero progetto? Di conseguenza manca anche la possibilità di valutare l’integrazione del sistema scolmatore delle acque meteoriche prodotte dall’aeroporto con il resto del sistema di sicurezza idraulica. E il Ministero, che ha invece l’incarico di valutare, queste cose le vuole, e osserva che “gli elementi forniti dal proponente sono decisamente poco approfonditi e ancor meno dettagliati”. Al che viene spontanea la domanda; ma se il Masterplan è privo di queste cose elementari, chi lo ha redatto? E in base a che? A Topolino?
Ci sono poi gli aspetti relativi all’avifauna, e qui per il Masterplan è una vera tragedia. Il Ministero vuole, perché di questi dati il Masterplan è privo e quindi invalutabile:
-una carta di vegetazione dell’area;
-la specifica dei metodi con cui il Masterplan è giunto alle sue valutazioni in questo campo (evidentemente i dati non convincono il Ministero, che vuole sapere come sono stati ottenuti).
-i dati sull’inquinamento acustico che il nuovo aeroporto provocherà nei siti protetti;
-le rotte dell’avifauna e della chirottero fauna per valutare l’impatto con le nuove rotte aeree;
-uno studio di incidenza ambientale “al fine di dimostrare la compatibilità del progetto con le finalità conservative dei singoli siti e del sistema ambientale di cui fanno parte”. Evidentemente le rassicurazioni dell’impatto minimo dell’aeroporto fornite da AdF non hanno minimamente convinto il Ministero. Questo anche perché gli habitat protetti vanno classificati secondo il Codice Corine (un sistema di classificazione degli habitat previsto dalla normativa europea) e non secondo la direttiva 92/43 CE, come invece ha fatto AdF. Quindi i dati forniti da AdF sull’impatto sugli habitat del nuovo aeroporto sono tutti sbagliati, o, come dice il Ministero, “non corrispondono alla reale quantificazione degli impatti”. Questa parte del Masterplan va tutta rifatta.
Si potrebbe andare molto oltre ma la finiamo qui. Ciò che il Ministero mette in discussione sono le metodologie con cui sono stati forniti i dati; sono le conclusioni raggiunte con quelle metodologie; sono una serie di errori commessi nella redazione del Masterplan. La conclusione è semplice, il Ministero non lo dice apertamente, ma con queste lacune, se si vuole fornire al Ministero quello che ha richiesto, il Masterplan è da rifare. Che cosa valevano, allora, le sparate di Naldi, che pretendeva che solo chi aveva in mano dati scientifici seri poteva criticare il progetto di AdF? Il Ministero ha esaminato i dati scientifici di AdF, e li ha bocciati. Non è certo Naldi che può fare l’esame alla scientificità dei dati altrui. Ma da dove arrivano allora i dati scientifici buoni, in base ai quali il Ministero ha bocciato quelli di AdF?
2. Chi osserva cosa
C’è subito stata la corsa, da parte delle mosche cocchiere, a intestarsi il merito del rinvio dell’esame del Masterplan a una sua nuova redazione e in questa veste si è subito segnalato il signor Fossi, che in un’intervista uscita sui soliti giornali amici (Repubblica, tanto per cambiare) si è subito intestato il merito della cosa; sono state le mirabolanti osservazioni presentate dal famoso tavolo, quello dei Guardiani della Galassia di qualche post fa, a salvare la situazione; se non c’era Fossi, l’aeroporto l’avevano bello che costruito. Avete visto se i tavoli servono? Oh, come servono! Come tutto ciò dimostra la saggezza e la preveggenza dei sindaci della Piana, che invece subiscono ritorsioni cattive dai loro nemici, annidati fin nei loro stessi partiti. O come sarà questa cosa? Che cittadini ingrati!
Ora ci dispiace risvegliare Fossi da queste fantasie infantili (infantili ma non innocenti), ma la realtà è diversa. E la può scoprire chiunque; basta recarsi sul sito del Ministero e aprire le osservazioni presentate dal comune di Campi e confrontarle con quelle presentate da noi (sono documenti pubblici). Prendiamo il campo relativo alla meteorologia e all’inquinamento atmosferico. Qui il Ministero mette radicalmente in dubbio la metodologia con cui AdF ha condotto i suoi dati; se il periodo di tempo è troppo stretto, e ci si limita al dato medio come base, è chiaro che i dati sono sottodimensionati. Di questo errore metodologico ci eravamo accorti anche noi; e infatti nell’allegato 1 (cioè la prima perizia tecnica che abbiamo commissionato di tasca nostra, perché il comune non ne ha fatte) alle nostre osservazioni si trova apertamente la contestazione di questo fatto: il periodo di osservazione utilizzate da AdF è troppo stretto. Ce ne siamo accorti noi (o meglio i nostri tecnici), ma il famoso tavolo del comune non se n’è accorto; e infatti tra le osservazioni del tavolo si trovano perle come quella alla osservazione 32: Inserire il contributivo emissivo dell’autostrada A11, o alla osservazione 33: integrare scenari tramvia. Ma osservazioni come queste non sono state minimamente tenute presenti dai tecnici del Ministero, che invece, come abbiamo fatto noi, hanno rilevato l’errore metodologico di fondo che invalidava tutti i dati; non è che inserendo la tramvia cambiava qualcosa. Qui il famoso tavolo che tanto Fossi vanta e canta si è fermato all’osservazione superficiale: eh la peppa, qui manca la tramvia. Ha visto la pagliuzza nell’occhio, ma la trave l’ha mancata. E l’ha presa in testa. Peraltro il fatto che la zona di inquinamento atmosferico sia già zona di risanamento per la qualità dell’aria c’è scritto esplicitamente nell’allegato 1 citato. Il Ministero ha ritenuto valida la nostra osservazione. Mica quelle del tavolo tecnico di Fossi, che di tutto ciò era garrulamente ignaro.
Mica è finita qui. Torniamo all’avifauna. Che mancassero i dati dell’inquinamento acustico nelle zone protette (che il Ministero ha richiesto esplicitamente) l’avevamo segnalato noi, o meglio il nostro tecnico che ha redatto la perizia allegato 3 alle nostre osservazioni. Il tavolo fossiano mica si era accorto di nulla. Che gli habitat fossero da classificare secondo il codice Corine, risulta dal nostro allegato 3 (dove infatti gli habitat sono classificati così), mica dalle osservazioni di Fossi, di cui peraltro dubitiamo che sappia che cosa sia il codice Corine o anche solo che esista. Insomma non la vogliamo mica fare tanto lunga, o sostenere che il Ministero ha fatto attenzione solo alle nostre osservazioni (in effetti ha tenuto conto anche di tante osservazioni presentate da altri enti, o associazioni di cittadini, o anche singoli cittadini, e noi siamo stati soltanto una tra queste forze). Però una cosa è sicura; non si riesce a trovare, carte alla mano, una, ma una sola, delle osservazioni fossiane che abbia anche soltanto alla lontana generato una delle richieste del Ministero. A stare alla storia raccontata dagli atti. Se invece ci si attiene alle uscite della stampa, è tutto un altro paio di maniche; ma questa è un’altra storia, e attiene piuttosto alla deontologia professionale di chi, prima di fare uscire interviste del genere, potrebbe almeno verificare sugli atti.
Ora, a parte il fatto che le osservazioni di Campi sono in parte rubacchiate dal nostro vecchio dossier aeroporto (l’abbiamo rivelato qualche post fa), dal nostro punto di vista il ruolo giocato dai sindaci della Piana in tutta questa vicenda è zero. Non hanno voluto fare ricorso al Tar con noi, tagliandosi fuori da tutta una serie di approfondimenti tecnici che noi invece abbiamo compiuto, hanno avuto paura a confrontarsi con noi (come è successo a Campi, dove il seminario di approfondimento non si sa che fine abbia fatto, vero signor Colzi?), si sono rintanati in un tavolo dove emergeva con chiarezza la volontà di lucrare qualche spicciolo di compensazione, tanto l’aeroporto volevasi colà dove si puote ciò che si vuole (e più non dimandare), hanno presentato osservazioni all’acqua di rose (e in parte rubacchiate da noi) di cui non pare che il Ministero abbia tento alcun conto; che cosa ci vuole per concludere che in questa partita hanno tenuto il conto dello zero e che se non ci fossero proprio stati, non se ne sarebbe accorto nessuno e le cose sarebbero andate comunque come sono andate. L’inutilità di questi sindaci è palmare. Sono larve incorporee per le quali non basterà certo un’intervista a un giornale amico (ammesso che qualcuno ci creda) a riacquistare sostanza.
Peraltro Fossi è in buona compagnia. Su Piana Notizie troviamo l’esilarante notizia (se qualcuno ama l’umorismo involontario, certo) secondo cui la lista SestoSiamoNoi avrebbe affermato che le integrazioni sulla VIA che il Ministero ha chiesto sull’aeroporto “rappresentano la prova del nove da quanto fatto anche da Sara Biagiotti in materia di aeroporto”. Più che la prova del nove sembra la prova del cazzo; la simpatica Biagiotti, ora, si spera, neo-coltivatrice diretta, non le ha neanche presentate le osservazioni al Ministero. Certo che se Sesto Sono Loro, ci pare che Sesto sia fottuta; ma questa è un’altra storia.
Più interessante invece la posizione di Fossi nella citata intervista, che ritorna sulla defenestrazione della Biagiotti a Sesto e mette in dubbio le motivazioni dei defenestratori: “Con quelle motivazioni, sfiduciati tutti i sindaci toscani”. Oooh, bravo Fossi, lo vedi che ogni tanto qualche cosa capisci? Siamo d’accordo sulla seconda parte. In effetti, con sindaci che, tra gli interessi di Carrai e vita e beni dei cittadini, cercano di tutelare i primi; con sindaci che, come Fossi dicono “La scelta della Regione [di svendere a Eurnekian a prezzo vile l’aeroporto di Pisa e di facilitargli la strada per realizzare un aeroporto intercontinentale nell’ex-parco della piana, n.d.t.] è stata chiara e, più che fermarsi a dire no, abbiamo scelta una via diversa“ [evidentemente quella di dire sì, come del resto abbiamo sempre sostenuto costui avesse fatto, e anche la Biagiotti, n.d.t.], ebbene il fatto di mandarli a casa sarebbe per noi un atto di legittima difesa. Magari bisognerebbe anche trovare dei consiglieri con il fegato di farlo.
3. Che succede ora?
AdF ha 45 giorni di tempo per presentare i documenti che il Ministero ha richiesto. O li presenta entro il termine temporale o chiede una proroga, visto che qui c’è da rifare per intero il Masterplan. Se chiede una proroga, quando saranno esaminati i nuovi documenti, ci saranno nuove osservazioni, e potete credere che non faremo sconti (mentre Fossi, puoi fare a meno di darti pena e presentare le tue carte che nessuno prende sul serio, né noi né il Ministero). Se non chiede proroghe e presenta i nuovi documenti, lo stesso. Se invece non presenta nulla, il Ministero valuterà sulla base degli atti che ha; ma questa ci sembra l’ipotesi più improbabile, data la gravità dei rilievi mossi dal Ministero. Qualcosa AdF deve fare. Quindi abbiamo guadagnato tempo. La fretta di aprire i cantieri, AdF se la deve ingoiare.
Una conseguenza tuttavia c’è già; in mancanza di autorizzazione, sarà impossibile far aprire i cantieri ad agosto, come voleva Carrai, quindi i 150 milioni dello Sblocca Italia sono belli che spariti, visto che dovevano essere versati con la clausola temporale di agosto. Un primo risultato è così ottenuto (ma è inutile ringraziare il tavolo fossiano); Eurnekian i nostri 150 milioni in tasca non se li mette. Una cosa è però chiara; chi diceva che tutto era già stato deciso e che era impossibile opporsi all’opera, è servito. E’ bastato un pugno di comitati (e magari l’Università di Firenze e qualche altro ente che aveva da rimetterci) per bloccare l’invincibile armata di Carrai e Naldi, che forse non è così invincibile. La partita invece è tutta da giocare. E’ invece inutile aspettarsi che lo giochino i sindaci suddetti. Con quest’incontro, loro, non c’entrano niente.

Un’ultima notazione; magari sarà sfuggito ai più, ma tra i rinvii a giudizio sulla questione dell’ILVA di Taranto, c’è anche quello di Ippazio Stefàno. E’ l’attuale sindaco di Taranto. Costui va sotto processo per omissione di atti di ufficio. L’accusa è di non avere tutelato la salute dei suoi concittadini dai veleni dell’Ilva, come invece sarebbe stato suo dovere fare. Stefàno ha un bel lagnarsi di non avere voluto lui l’ILVA, e che le scelte sono state nazionali e regionali. Il giudice non ha sentito seghe. Anche Stefàno avrebbe potuto dire “la scelta della Regione è stata chiara, e più che fermarsi a dire no, abbiamo scelto una via diversa”; però sotto processo ci va lo stesso. 
Meditate, sindaci inutili, meditate.

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