La
storia si ripete, e quanto sta accadendo oggi per il progetto del nuovo
aeroporto di Firenze è un film già visto. Si tratta del ‘remake’ di un
soggetto scritto a più mani, così apprezzato da essere riproposto in
ogni occasione utile. Ma quale è il soggetto del film? E’ la solita
grande opera infrastrutturale che ahimè, per volere di ‘fastidiose
leggi’ che lo Stato italiano (come d’altronde tutti gli Stati europei)
ha emanato in applicazione di direttive comunitarie, deve essere
sottoposta a un giudizio di compatibilità ambientale. Ma potrà mai ciò
accadere per le infrastrutture che il potere ritiene irrinunciabili per
lo sviluppo? Certo che no! Un sistema collaudatissimo ha prodotto un
complicato ma perfetto intreccio di relazioni e competenze che
garantisce alle opere di uscire vincitrici nella competizione con le
valutazioni, come uno slalomista tra i paletti. Il
problema è che le ‘non valutazioni’, perché di ciò si tratta, producono
spesso effetti devastanti. Ha fatto scuola in tal senso l’alta velocità
– nel sottoattraversamento appenninico – dove a seguito di ripetute
segnalazioni da parte dei tecnici in merito alla probabilità che la
realizzazione delle gallerie ferroviarie potesse intercettare
l’acquifero e alla necessità, perciò, di approfondire le conoscenze in
tal senso, la politica (tutta) ha, nel supremo interesse collettivo,
approvato l’opera dando mandato affinché – ed ecco le parole magiche –
“nelle successive fasi autorizzative” si verificasse la sussistenza di
tale criticità. Et voilà, con la semplice frase “nelle successive fasi
autorizzative” si è realizzata l’intuizione capace di sovvertire
l’applicazione delle regole poste a tutela dell’ambiente e della salute
pubblica. Perche è bene ricordare – a riguardo – che gli acquiferi del
Mugello sono stati effettivamente intercettati dalle gallerie, che
fiumi, torrenti e sorgenti si sono effettivamente seccati; e, udite
udite, la Regione Toscana si è costituita parte civile nel processo per
disastro ambientale; sì proprio quella Regione che anni prima, in
sodalizio con l’allora Ministro delle infrastrutture Matteoli, aveva
approvato il progetto TAV convenendo che soltanto “nelle successive fasi
autorizzative” si sarebbe dovuto verificare se avevano una base di
fondatezza le preoccupazioni ambientali poste da coloro che oggi è di
moda chiamare ‘gufi’.
Ma
torniamo alla procedura di VIA del nuovo aeroporto di Firenze in corso.
Questa sta seguendo lo stesso sistema collaudato di aggiramento delle
leggi e delle regole. Il primo passo è che il proponente presenti un
progetto preliminare/definitivo, operazione impossibile solo per gli
ingenui. Il significato autentico è che il progetto entra nella VIA come
‘preliminare’ e ne esce come ‘definitivo’. Come? Con un secondo passo:
la commissione VIA, invece di chiedere integrazioni e chiarimenti – atti
ufficiali che interromperebbero la procedura e che richiederebbero
risposte e approfondimenti altrettanto ufficiali – ‘contratta’ le
modifiche del progetto con il proponente; e, in effetti, per quanto
risulta, la Commissione Via non ha richiesto nessuna integrazione del
materiale del Master Plan aeroportuale per quanto lacunoso, né lo farà
la Regione, Toscana, né lo ha fatto il Comune di Firenze, ovviamente
sponsor del progetto, che ha trasformato le proprie osservazioni in
“prescrizioni realizzative”.
Le
“prescrizioni realizzative”, un’invenzione senza alcun fondamento
giuridico, spiegano il terzo fondamentale passo del “sistema”.
L’amministrazione – tanto per fare un esempio – invece di chiedere le
necessarie integrazioni degli studi e dei modelli di valutazione del
rischio idraulico, perché basati su dati non aggiornati, dirà che “nelle
successive fasi di realizzazione del progetto si dovrà approfondire
l’eventuale necessità di disporre di dati più aggiornati”. E così si
arriva al progetto esecutivo ‘non valutato’, con ritardi, interruzioni
non previste, proteste, costi triplicati da scaricare sui contribuenti; e
con il rischio di ripetere i disastri del Mugello.
Questo
sistema è stato seguito dalla Commissione VIA con l’intermediazione e
il patrocinio di ENAC nel corso degli anni per tutti i progetti
aeroportuali soggetti a studio di impatto ambientale. E, ovviamente,
nonostante l’allarme della pagina locale di Repubblica (colpo di scena!
Palazzo Vecchio fa le bucce all’aeroporto!) le “prescrizioni
realizzative” del Comune di Firenze sono state favorevolmente accolte
dal proponente Adf che ha annunciato di volere avviare i lavori entro
agosto, anticipando come favorevoli i pareri della Regione e degli altri
enti interessati; e sottintendendo che le valutazioni (serie) non sono
altro che un evitabile intralcio a decisioni già maturate.
Le
opache e tortuose vicende del nuovo aeroporto di Firenze non fanno
altro che ripetere un copione collaudato: aggiramento delle regole poste
a tutela della sicurezza e della salute delle popolazioni,
vanificazione dei processi partecipativi, decisioni prese dall’alto e
gestite dall’alto, pubblicità sui giornali al posto di analisi serie. Il
tutto con la complicità delle istituzioni e delle amministrazioni
pubbliche; nel silenzio della stampa che riporta solo entusiastiche
dichiarazioni a supporto del nuovo aeroporto. Non c’è da stupirsi che la
‘politica’ sia sempre più sentita come una collusione tra potenti,
estranea e contraria agli interessi dei cittadini.
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