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domenica 2 giugno 2013

«Ma in Lapponia fanno il bagno». Luca Mercalli: i cambiamenti climatici non si giudicano dal proprio giardino

ScreenHunter_01 Jun. 02 23.26di Annalisa D’Aprile 

ROMA «I cambiamenti climatici non si giudicano dal proprio giardino. Qui non parliamo del riscaldamento di Trezzano sul Naviglio, ma di riscaldamento glo-ba-le» scandisce il climatologo Luca Mercalli cercando di spiegare che la latitanza della bella stagione dall’Italia è una parte del problema, anche piuttosto micro, rispetto a un fenomeno che riguarda il pianeta. Il fenomeno è il cambiamento climatico e il punto, sostiene l’esperto, è che «194 Paesi nel 1992 hanno firmato un documento ufficiale pieno di protocolli con strumenti su quel che c’era da fare. Ecco, abbiamo perso vent’anni e siamo ancora qui a far chiacchiere». Ma il freddo di questi giorni quindi è una conseguenza del riscaldamento globale? «La risposta è “ni”. Non possiamo parlare di cambiamenti climatici basandoci solo sulla variabilità anomala del tempo che c’è in questo momento sull’Italia. Perché il cambiamento è del pianeta: qui abbiamo avuto una primavera moscia e l’estate non arriva, in Russia invece ci sono 30 gradi e in Lapponia fanno il bagno. Non si può dunque giudicare il cambiamento globale basandosi solo su come è stato il tempo in Italia negli ultimi tre mesi». Cosa sta succedendo al pianeta? «Che la sua temperatura sta aumentando, come quella dei mari, mentre i ghiacciai continuano a sciogliersi. Non ha mai fatto così caldo negli ultimi 5mila anni nel mondo. Stiamo vivendo i 20 anni più caldi degli ultimi 5mila. Su questo - a parte i petrolieri e Zichichi - ormai la comunità scientifica è unanime, e quelli che dissentono lo fanno per motivi politici o economici». Ma non se ne parla più molto... «E’ vero, la crisi economica ha oscurato tutto». Eppure l’allarme resta «Eccome, nei prossimi decenni vedremo fenomeni estremi sempre più spesso. La concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera terrestre è arrivata a 400 parti per milione, valori così non si rilevavano da tre milioni di anni. Parliamo di un periodo in cui l’uomo non esisteva ancora, la temperatura della terra era molto più calda e i mari erano trenta metri più alti. Ma è un allarme di cui non ci occupiamo, guardiamo solo lo spread». E guardando lo spread abbiamo perso di vista l’effetto serra «Sì, che è aggravato ogni giorno da tutto quello che continuiamo a usare: la macchina per spostarci, il gas per riscaldarci. Finché useremo petrolio, carbone e gas bruceremo energia fossile e aumenteremo il tasso di inquinamento. Non c’è un momento esatto in cui succederà qualcosa, come un malato di cuore: siamo già a rischio infarto». 

ILTIRRENO DOMENICA, 02 GIUGNO 2013
Pagina 7 - Viareggio
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