VALORIZZARE DIFENDERE SALVAGUARDARE LA VAL DI SIEVE

L' Associazione Valdisieve persegue le finalità di tutelare l'ambiente, il paesaggio, la salute, i beni culturali, il corretto assetto urbanistico, la qualità della vita e la preservazione dei luoghi da ogni forma d'inquinamento, nell'ambito territoriale dei comuni della Valdisieve e limitrofi.

EVENTI 2

  • LABORATORIO RIUSO E RIPARAZIONE A LONDA 

Le attività e aperture del Laboratorio di Riparazione e Riuso di Londa 
sono il mercoledì e il sabato pomeriggio.

CALENDARIO

mercoledì 2 marzo 2011

RIFIUTI PRESENTATO UN SISTEMA ALTERNATIVO DI SMALTIMENTO in Versilia

Vi giriamo alcuni articoli arrivati dal coordinamento versiliese.

La prima è importantissima perchè le amministrazioni hanno deciso di chiudere l'inceneritore di Falscaia. Grazie ad uno studio della scuola agraria del parco di monza, riuscono a chiudere il ciclo dei rifiuti senza l'inceneritore. A quanto pare se lo si vuole si può ottenere!

Qui c'è addirittura il Consorzio Ambiente Versilia (CAV) che ha richiesto un progetto alternativo.
A noi invece ci tocca AER!

CAV: presidente (Ettore Neri, Sindaco di Seravezza-centro sinistra-liste civiche),

del vicepresidente (Alessandro Santini, Vicesindaco di Camaiore-destra-AN)

e del consiglio di amministrazione, composto da

Umberto Buratti (Sindaco di Forte dei Marmi-centro sinistra- liste civiche),

Fabrizio Larini (Sindaco di Massarosa-centro sinistra- liste civiche),

Domenico Lombardi (Sindaco di Pietrasanta - centro sinistra- liste civiche) e

Anna Poletti -prob. sostituita- (Assessore all’Ambiente del Comune di Viareggio-destra).

Il totale degli abitanti che costituiscono il consorzio è: 165.450 ( al 2009 con i dati ripresi da ARRR ).


Il totale dei nostri 13 comuni serviti da AER spa e AER impianti srl è: 131.210.


SE LO FANNO LORO PERCHE' NON SI PUO' FARE NOI????

Buona lettura!

assovaldisieve
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Da: Co.As.Ver coordinamento versiliese < co.as.ver@gmail.com >

Oggetto: Articoli FINALMENTE IL PIANO ALTERNATIVO

RIFIUTI PRESENTATO UN SISTEMA ALTERNATIVO DI SMALTIMENTO

«Inceneritore da smantellare Potenzieremo la differenziata»

L’annuncio dell’assessore: «L’impianto sarà dismesso»

LA PROSPETTIVA è di quelle che fanno saltare sulla sedia, a partire dai comitati cittadini da anni in lotta contro il termovalorizzatore di Falascaia. Diciamolo brutalmente: tra due o tre anni l’inceneritore potrebbe essere definitivamente dismesso. Smantellato, cancellato, insieme ai suoi 20 anni di tribolata storia. In questi giorni è partito infatti un percorso indirizzato a quella soluzione. Percorso che ha la forma di un sistema alternativo di smaltimento dei rifiuti che il Consorzio ambiente Versilia ha presentato alla Provincia dopo aver incaricato la «Scuola agraria del parco di Monza» di elaborare un apposito studio. Il progetto è stato inoltrato proprio per essere inserito nel Piano interprovinciale dei rifiuti, in fase di gestazione e atteso, appunto, tra circa due-tre anni. Se Palazzo Ducale dovesse accoglierlo e renderlo parte integrante del piano, il sistema dei rifiuti avrà come unico impianto funzionante quello di Pioppogatto. L’obiettivo è di portare in discarica non più il 75% dei rifiuti prodotti in Versilia, come avviene ora, ma solo il 20%. Un risultato che per essere raggiunto dovrà andare a braccetto con due passaggi: potenziamento della differenziata e creazione, a Pioppogatto, di una filiera che porti a un prodotto vendibile sul mercato. A Pietrasanta la differenziata si attesta sul 52% e la convinzione dell’assessore all’ambiente Italo Viti, che è anche vice presidente del Cav, è di arrivare al 70% nel giro di un anno.

«E’ un risultato che possiamo ottenere ampliando la differenziata al resto del territorio comunale ma soprattutto dopo che la Provincia ci autorizzerà, speriamo, a potenziare l’impianto per la differenziata al Portone, come abbiamo chiesto a dicembre. A quel punto potrà farsi strada uno scenario senza più l’inceneritore di Falascaia, impianto che nei primi sei mesi del 2010 ha bruciato solo l’11% dei rifiuti che arrivano a Pioppogatto. E pensare che, a regola, al Pollino dovrebbe arrivarne il 37%, che è sempre una percentuale bassa. Il piano che abbiamo presentato come Cav e che sarà discusso mercoledì (domani, ndr) con il primo incontro in Provincia, non ha niente a che vedere con l’immaginario collettivo, cioè con frasi tipo ‘saremo come Napoli’, bensì con una proposta concreta e più conveniente, anche per Veolia».

PROPRIO con la ditta ci sarà a breve un incontro per discutere su tre argomenti a dir poco fondamentali: le tariffe per il 2011, i contenziosi in atto e capire come superare il contratto Daviddi, che scadrà nel 2019. «In gioco ci sono un contratto ancora aperto — prosegue — e gli investimenti: la soluzione dovrà quindi rappresentare un compromesso tra il piano tecnico e quello finanziario. La ditta finora si è detta interessata ad approfondire la questione, ma ciò che mi preoccupa sono le altre province dell’Ato: noi ci siamo dati la scadenza del 65% di differenziata nel 2012, loro nel 2020, di fatto incentivando gli impianti anziché la raccolta. Ora pensiamo all’obiettivo-cardine del sistema alternativo: ridurre il conferimento di rifiuti in discarica dal 75% al 20%. Non è un miraggio: basta creare una nuova filiera che consenta di produrre meno indifferenziato. Noi ci crediamo».

Daniele Masseglia

Pagina 11 - Attualità

DALLA PRIMA >> CAMBIARE CON CORAGGIO PER POTER DECIDERE
Regioni ed enti locali è ormai un dato acquisito da quando si è avviato il dibattito sul federalismo. Ma il conflitto all’interno della Toscana, fra i livelli di governo locale, come correttamente sottolinea il direttore Roberto Bernabò nel suo editoriale di domenica, sembra in questi mesi altrettanto forte, pur trattandosi di una regione storicamente “bene amministrata”, con una forte omogeneità politica al governo delle amministrazioni e una consolidata stabilità.


Qualcosa sembra non funzionare nella “architettura istituzionale” che ci siamo dati a livello territoriale, crisi aggravata dalla drastica riduzione delle risorse pubbliche disponibili.

Ma la “crisi politica” sembra centrale in questo conflitto, una crisi che ha a che fare con il tema dell’appropriata collocazione delle decisioni ai diversi livelli istituzionali. Facciamo alcuni esempi.

Sul sistema aeroportuale è in corso una discussione fra livello regionale e livello locale, discussione che coinvolge anche le scelte sugli impianti di smaltimento dei rifiuti. Così su acqua e rifiuti fra livello regionale ed enti locali, che sta ritardando la riforma dei servizi pubblici locali e delle autorità di regolazione, e sulle competenze nei trasporti locali.

Si tratta di tre argomenti cruciali per la crescita dell’economia toscana, per la qualità della vita dei cittadini, per le politiche ambientali

La mia opinione è che sia ormai entrato in crisi un modello decisionale, articolato negli scorsi anni su troppi livelli: Regione (una), Province (dieci), Comuni (287), cui si sono aggiunte Comunità Montane, Autorità di ambito e una sterile discussione sulle città metropolitane. Un’architettura basata su una distribuzione di competenze incerta, pletorica, con molte sovrapposizioni e il conseguente rischio dell’incapacità di decidere.

Il caso dei rifiuti è evidente: abbiamo da anni il Piano regionale, i Piani provinciali, i Piani interprovinciali, i Piani di Ambito, tutti i livelli hanno competenze, ma abbiamo fatto pochi impianti, e troppe gestioni. In questa situazione il modello del “decentramento delle competenze” definito con orgoglio dalla politica regionale da sempre, sembra ormai definitivamente in crisi.

Di fronte alle sfide del futuro il modello di governance deve essere riscritto, riducendo e qualificando i livelli decisionali secondo il principio di responsabilità. Dobbiamo approfondire e sistemare in un nuovo equilibrio i valori - il decentramento, la partecipazione, la democrazia - che hanno finora rappresentato la forza del modello toscano. L’alternativa è solo il dirigismo regionale? Forse no, anche se ormai la maggior parte delle grandi decisioni strategiche va assunta a livello almeno regionale e la chiave di lettura locale è spesso “conservatrice”.

Qualcosa non funziona anche nella altrettanto famosa e cara “concertazione istituzionale”. Anche in questo caso andrebbero abbandonate modalità spesso formali e rituali, per definire “tavoli” di discussione su singoli temi, basati sul pragmatismo e il rispetto di tempi rapidi per la decisione. Occorre molto coraggio: va riformato il sistema dei rapporti fra Stato e Regioni, ma anche - e questo è responsabilità del ceto politico toscano e del Pd in particolare, come dice correttamente Bernabò, - quello dei rapporti fra istituzioni territoriali.

Alfredo De Girolamo Presidente Confservizi Cispel Toscana





Pagina 10 - Economia



«No al decreto taglia-solare»



Imprese e ambientalisti: senza incentivi addio “rinnovabili”













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ROMA. Fermare il provvedimento sulle energie rinnovabili che dovrebbe finire sul tavolo del consiglio dei ministri. A chiederlo ieri in una conferenza stampa tenuta sul marciapiede di fronte al ministero dello Sviluppo Economico, le associazioni ambientaliste (tra cui Legambiente, Wwf Italia e Greenpeace) insieme con il mondo delle aziende e dei produttori (Assosolare, Aper, Asso energie future), che hanno denunciato «l’inesorabile blocco delle fonti rinnovabili» che sarebbe prodotto dall’entrata in vigore di queste norme.

Ma il governo non pare disposto a fare marcia indietro. Il ministro dello Sviluppo economico è deciso a fermare il meccanismo degli incentivi sulle energie rinnovabili. Mentre il titolare dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo afferma: «Nessuna marcia indietro sugli impegni Ue». E proprio sul fronte energia il premier Berlusconi rilancia il nucleare accusando «l’ecologismo di sinistra» se in Italia l’elettricità si paga il 48% in più rispetto alla Francia.

«Ormai è chiaro. Il governo Berlusconi ha deciso di cancellare il settore delle energie rinnovabili e del fotovoltaico per favorire gli affari delle lobbies del nucleare», dice il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli.

Il nodo principale del decreto legislativo (in attuazione di una direttiva comunitaria) riguarda il “tetto-limite” che verrebbe imposto dal provvedimento al solare fotovoltaico, che non permetterà più di percepire gli incentivi una volta che vengano raggiunti gli 8.000 megawatt totali di potenza. Una soglia - spiegano i manifestanti - alla quale saremo vicini già questa estate (le stime parlano di 7.000 megawatt a giugno 2011). Il risultato, secondo le associazioni e gli imprenditori del settore, sarebbe uno stop agli incentivi. C’è poi il capitolo occupazione: senza il piano incentivi, produttori e associazioni (che hanno scritto una lettera ai ministri Tremonti, Romani e Prestigiacomo), parlano di un «crollo per il fotovoltaico con oltre 120.000 posti lavoro a rischio».

Il testo del decreto. Gli incentivi al fotovoltaico verrebbero tagliati a decorrere dal 1/o gennaio 2014, o al raggiungimento del limite fissato in 8.000 Megawatt di potenza. Questa la principale norma contenuta nella proposta di decreto - 43 articoli suddivisi in nove titoli - che dovrebbe essere portato all’esame del prossimo consiglio dei ministri. La questione relativa agli incentivi viene trattata all’ articolo 23 (“Disposizioni transitorie e abrogazioni”) comma 11 lettera “d” che abroga «la trattabilità degli incentivi» a decorrere dal primo gennaio 2014 (norma contenuta all’art.7 del decreto legislativo n.387/03). Nel caso in cui - prosegue il testo del provvedimento - «l’obiettivo per il solare fotovoltaico» fissato a 8.000 megawatt per il 2020 venisse raggiunto prima è «sospesa l’assegnazione di incentivi per ulteriori produzioni da solare fotovoltaico».

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